Terra Nuda

L’assalto dell’Inps nelle olivete

Tanti sacrifici quotidiani e in cambio gli organi dello Stato puniscono le persone di buona volontà. Una pesante sanzione mette alle corde un olivicoltore che produce oli di qualità nelle Marche, reo di farsi aiutare nelle operazioni di raccolta dalla madre. L’amarezza è comprensibile. E’ un valido motivo per abbandonare tutto e tagliare perfino le piante

Olio Officina

L’assalto dell’Inps nelle olivete

Elisabetta Stella lavora presso Italcook, l’Istituto superiore di gastronomia di Jesi, nelle Marche. Come spesso accade c’è sempre un amico olivicoltore che ciascuno di noi conosce, e così Elisabetta raccoglie l’amarezza e l’indignazione dell’amico olivicoltore e racconta una storia, pubblicandola in una nota su facebook, una vera e propria denuncia, un atto di pubblica indignazione per quanto accaduto. Sia ben chiaro, le regole sono le regole, mai contravvenirle. Se l’Inps esercita il proprio ruolo, nulla di strano, ma una osservazione va fatta: esiste il buon senso, come sempre.

In un tempo in cui la corruzione dilaga, coinvolgendo le stesse istituzioni in varia misura, è decisamente sproprozionata una sanzione così pesante per chi, pur di lasciare spazio a un sogno, è costretto a pagarne le conseguenze.

“Io credo – scrive Elisabetta Stella – che la famiglia sia uno dei gruppi sociali di mutuo soccorso che ancora ha piccole possibilità di reggere agli attacchi…”, del mondo esterno, aggiungo io.

La nota pubblicata questo pomeriggio su facebook è intrisa di rabbia verso le Istituzioni. Ciascuno interpreti la nota come meglio crede. Gli uomini delle Istituzioni saranno pure inflessibili, ma c’è sempre più necessità oggi di usare il buon senso, e un po’ di saggia tolleranza, ma forse per alcuni appare ben più semplice essere inflessibili. Ciò che si deve constatare, è che non esiste più il sentimento di compassione, senza per questo rinunciare al rispetto delle regole.

Buon giorno carissimi,

questa mattina ho ricevuto una notizia allarmante da un amico produttore di olio, l’INPS sta facendo controlli in oliveto, al mio amico carissimo persona integerrima che vi assicuro si muove sempre alla luce del sole, che è costretto a fare il doppio lavoro per tirare avanti la famiglia e portare avanti una cosa in cui crede, hanno fatto una multa, per la mamma che in pensione gli da’ una mano in azienda, di ben 2.500,00 € annui conteggiati dal 2009 anno che segna la data della sua pensione ad oggi.

Magari a voi sembra poco ma che per chi come lui fa dei sacrifici quotidiani, calzo sul fatto che sia una persona che crede in tutto ciò che cerchiamo di comunicare sulla qualità e l’olio, lui stesso un grande comunicatore di qualità, ve lo garantisco, una cosa del genere lo ha così penalizzato al punto che stamani al telefono mi ha detto che questo potrebbe essere il motivo per fargli abbandonare tutto, ha parlato di segare l’oliveto e abbandonare la produzione.

Come è successo in Trentino per un azienda che in questi giorni ha visto farsi una multa fuori luogo, perché familiari e amici erano li a raccogliere l’uva con loro, lo stesso sta accadendo nel comparto dell’olio qui da noi nelle Marche, ma credo anche altrove in italia.

Ora io credo che la famiglia sia uno dei gruppi sociali di mutuo soccorso che ancora ha piccole possibilità di reggere agli attacchi che ci vengono fatti quotidianamente (omissis)…

(…) tutti i giorni sentiamo di condannati corrotti che ancora alzano le loro bandiere, da ogni corrente politica nessuno escluso, non amo la politica non l’ho mai amata ma ora siamo al limite della sopportazione, ma la famiglia gli affetti sono tra le cose che per chi lavora onestamente hanno più valore, almeno questo va tutelato.

(omissis)

Non è più lecito tollerare queste cose, questi attacchi al massacro verso gli inermi, spero che il mio amico riesca a sopportare tutto ciò, e che non chiuda la piccola azienda che tanto ama.

(omissis)

Per quello che posso vi auguro una buona domenica.

Un abbraccio forte a tutti.

Elisabetta

La nota integrale su facebook: QUI.

NON FINISCE QUI, AGGIORNAMENTO di lunedi 14 ottobre

Riceviamo via posta elettronica da un olivicoltore (che preferisce legittimamente non apparire con nome e cognome, e nemmeno con riferimenti geografici) una testimonianza che va letta con grande attenzione, proprio per il ragionamente che viene esposto e che ci impone sempre più di riflettere su temi che le stesse associazioni di categoria non affrontano, forse perché non hanno a cuore i propri associati.

Sottoscrivo integralmente quando scitto da Elisabetta a proposito dell’assalto dell’Inps agli olivicoltori, ma assicuro i lettori che le cose stanno (lo dico per esperienza diretta) anche peggio. Tutti sanno che il settore dell’olivicoltura “domestica” o marginale (per reddito, ma magari non per estensione degli appezzamenti o per numero di piante) è in coma profondo. E che chi tira avanti lo fa solo sotto la pressione di un ricatto morale esercitato su se stesso, per il dispiacere di abbandonare una cosa economicamente insensata.

Per prevenire le eccezioni dei soliti moralisti e male informati che sostengono che l’olivicoltura è un’attività economica e che quindi deve sottostare alle regole del lavoro e dell’economia (cosa ovvia), faccio presente che la realtà è molto più articolata e sfumata della teoria.

L’abbandono di un’oliveta perché non più economicamente conveniente non mi pare già di per sé una bella cosa, sia essa oggetto di hobby, sia essa gestita imprenditorialmente. E in ogni caso non vedo perché, a causa dell’ipocrita miopia dell’Inps e dello stato, io agricoltore debba essere costretto ad abbandonare una coltura che potrebbe essere redditizia, con beneficio per tutti senza sfruttare nessuno: mi basterebbe essere messo in condizione di farlo in base a norme realistiche e non teoriche. Ciononostante, invece, l’Inps, a cui piace “vincere facile”, tartassa i produttori con incursioni terroristiche e multe milionarie per infrazioni dettate dal bisogno, per non dire dala necessità. E chiude tutti e due gli occhi sulle cose che quello stato di bisogno generano. Così si fa apparire l’olivicoltore come un negriero senza cuore che sfrutta la gente. Mentre in olivicoltura i raccoglitori non solo non sono affatto sfruttati e spesso sono in pieno accordo con la controparte, ma talvolta sono loro gli sfruttatori e i ricattatori.

Come? Semplice. Innanzitutto la parte più forte sono i raccoglitori, che non solo impongono le loro condizioni economiche (in termini di percentuale in olio sulle olive raccolte o di compenso orario) all’olivicoltore, ma spesso decidono loro se, quando, come e fino a quando lavorare. In tal modo l’agricoltore non ha il minimo potere né controllo di alcun tipo con persone che, però, secondo l’Inps sono suoi dipendenti camuffati. Morale: l’azienda non conta nulla, è ostaggio. Ma quando arriva l’Inps l’olivicoltore passa per sfruttatore e paga le multe, mentre loro passano per vittime. E non finisce qui.

I pensionati sono i primi che, un po’ per mentalità e un po’ perché temono di essere tassati o perdere il vitalizio, rifiutano di essere assicurati. Non c’è verso. Quindi, se l’azienda insiste per assicurarli (voucher o compartecipazione), loro si rifiutano di lavorare, prendendo l’olivicoltore per la gola. Gli extracomunitari sono anche peggio. Con buona pace dei luoghi comuni, sono organizzatissimi. Conosco a menadito sia le norme sul lavoro, trucchi e furberie inclusi, sia la geografia dell’olivicoltura locale e del relativo fabbisogno di manodopera. Insomma hanno capito tutto, anche troppo.

La stragrande maggioranza di loro vive e lavora presso grandi aziende come finto avventizio, facendo però attenzione a non superare il massimo delle giornate ammesse per non perdere il corposo sussidio statale. Nel tempo “libero”, cioè nelle giornate eccecenti il minimo per restare avventizi, lavorano alacremente presso terzi. Al nero, si capisce. E, dal loro punto di vista, non possono fare diversamente.

Succede allora che, coordinati da un capo, si organizzano in squadre per aiutare gli olivicoltori nella raccolta, come fossero una cooperativa: solo che pretendono (e quasi sempre ottengono, per le ragioni dette e spesso con metodi spicci) di lavorare in nero e alle loro condizioni. Prendere o lasciare. Naturalmente tu hai necessità e, messo alle strette, o non raccogli o accetti. Poi però arriva l’”eroica” l’Inps e tu passi al cospetto dell’opinione pubblica per negriero di poveri immigrati, pagando sanzioni che ti mettono suil lastrico e ti convincono, come hanno convinto me, a mandare tutto a quel paese.

Che lo stato, quei begli olivi che fanno tanto paesaggio e cartolina, che allietano i turisti, che servono da vanto iconografico per il belpaese, d’ora in avanti, se li curi da solo. Io di fare il giardiniere conto terzi, gratis visto che al massimo faccio pari, e oltretutto accollandomi il rischio, per non dire la certezza (con relativa ansia), di pagare ogni anno multe milionarie per far lavorare e guadagnare il prossimo, non ne ho più voglia né interesse.

La foto è di Elisabetta Stella.

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