Extra vergine o vergine extra?
Cerchiamo di porre grande attenzione al significato delle parole. Siamo proprio sicuri, per esempio, che la disposizione (prima o dopo) di alcune parole (che pur utilizziamo correntemente) sia da ritenersi corretta? Il legislatore, in questi casi, ha sempre ragione? Se detta legge sì, ma…
EXTRA VERGINE oppure VERGINE EXTRA? L’espressione “olio extra vergine di oliva” è sbagliata. Il prefisso extra infatti non deve essere riferito a vergine, che significa “estratto con mezzi puramente meccanici”.
Per un olio (come per una persona) si può dire soltanto se è vergine o non lo è. Non si può dire che è “un po’ vergine” o “molto vergine” o “extra vergine”.
Dunque il modo corretto per indicare il nostro prodotto avrebbe dovuto essere, nell’ordine:
– prima di tutto “olio di oliva”,
– poi “vergine”, cioè estratto con mezzi puramente meccanici,
– e infine “di categoria extra” cioè rispondente a requisiti analitici particolarmente stringenti
cioè, abbreviando, “olio di oliva vergine extra”.
Il legislatore ha tenuto ferma la prima parola “olio” e poi ha scritto tutto alla rovescia. Poiché è la legge che impone la regola, dovremo rassegnarci a chiamarlo “olio extra vergine di oliva” accettando di alimentare qualche equivoco sul concetto di verginità!
L’illustrazione di apertura è di Angelo Ruta ed è tratta dal volumetto Il racconto dell’olio, di cui è autore Luigi Caricato, ed edito nel maggio 2002 a cura della Comunità Europea per VII Campagna di Promozione del Consumo di Olio di Oliva
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