La lebbra delle olive
L’olivo, come tutte le piante, necessita di continue attenzioni. Non è un albero che può essere lasciato a se stesso. Per questo tutte le ricerche e le indagini su alcune specifiche patologie risultano molto utili e preziose. Per soddisfare la curiosità dei lettori più esperti della materia olivicola, riportiamo una relazione dettagliata relativa all’area della Pedemontana Veneta
ANNATA AGRARIA 2015 / 2016
NOTE FITOPATOLOGICHE SULLA COLTURA DELL’OLIVO NELLA PEDEMONTANA VENETA
“LEBBRA DELLE OLIVE”
Colletotrichum gloeosporioides
Con cenni su:
“OCCHIO DI PAVONE”, Spilocaea oleagina
“TIGNOLA DELL’ OLIVO” Prais oleae
“MOSCA OLEARIA” Bactrocera oleae
“CASCOLA AL VERDE DELLE OLIVE”
Uno studio di Giovanni Alberton in collaborazione con Andrea Capuzzo e Teresa Franceschet
La presente relazione è il sunto dell’attività in campagna eseguita nell’annata agraria 2015/216 da parte dei 3 Tecnici in copertina, con le osservazioni, diagnosi, cure proposte e relativi risultati.
I rilievi raccolti e riportati sono relativi a circa 70 oliveti, per 33000 piante corrispondenti a 100 ettari circa, selezionando le aziende dove è stata possibile una raccolta dei dati, affidabile e completa, tralasciando le situazioni dubbie e parziali.
Il lavoro non ha velleità scientifiche, mancando degli elementi caratteristici della sperimentazione.
Per la confrontabilità dei dati si sono dovute necessariamente riunire in gruppi omogenei, le svariate situazioni riscontrate in campagna, ad esempio “produzione superiore alla media”, un parametro riscontrato da un 10% fino al 100% di incremento.
Nell’area di competenza, l’annata olivicola era iniziata sotto i migliori auspici, un inverno mite, primavera non troppo precoce, abbondantissima mignolatura e fioritura, poi dal 10 maggio al 20 giugno, si sono riscontrati 32 giorni con eventi piovosi su 42, con una temperatura media di 11,65°, (dati Arpav Stazione di Crespano del Grappa), praticamente tutto l’opposto del clima mediterraneo che l’olivo predilige.
L’allegagione è stata generalmente abbondante. Allo stadio di grano di pepe, è iniziata negli oliveti meno trattati, una cascola più o meno marcata, inizialmente indicata come fisiologica a causa dell’alta percentuale di allegagione. Il proseguire del fenomeno è stato attribuito ad occhio di pavone in forma latente e quindi si è intervenuti con Dodina, con risultati parziali, al raggiungimento delle dimensioni delle drupe dei 4 mm, si è potuta attribuire indubbiamente la cascola alla lebbra dell’olivo.
Da quel momento si sono consigliati interventi con ossicloruro tetraramico, in associazione a rame gluconato e fosfito di potassio con risultati molto incoraggianti. Negli oliveti trattati, si è potuto osservare l’arresto della infezione sulle olive sane, su tutte le varietà ad eccezione del Leccino dove oltre ad una precocità di infezioni si è verificato un rallentamento del fenomeno più o meno marcato, ma non il totale arresto. I risultati sono stati comunque direttamente proporzionali alla tempestività di azione.
SCHEDA FITOPATOLOGICA DELLA LEBBRA DELL’OLIVO integrata dalle osservazioni di campo
Sinonimi: Antracnosi
Nome scientifico: Colletotrichum gloeosporioides (PENZ&SACC. 1884) (sin. Gloeosporium olivarum)
Le condizioni climatiche, piogge ed umidità persistente che determinano un tempo di bagnatura fogliare costante, favoriscono la germinazione delle spore del fungo che hanno svernato per lo più nelle olive rimaste per terra dalla stagione precedente. Come primo sintomo si possono osservare degli ingiallimenti fogliari più o meno evidenti e conseguente caduta delle foglie, lo stesso risulta di difficile interpretazione poiché praticamente uguale alle prime fasi di occhio di pavone e al naturale ricambio fogliare. Ciò potrebbe indurre a ritenere che l’infezione sia spesso presente ma che risulti particolarmente pericolosa nelle annate in cui si verificano periodi di persistente bagnatura fogliare.
L’infezione su frutto si palesa per lo più con disseccamento inizialmente apicale che arriva presto ad interessare tutta la drupa, ma si sono osservati spesso, inizi di infezione da chiazze disposte anche sul resto dell’epicarpo. In tutti i casi il disseccamento arriva in breve tempo ad interessare tutta la drupa e raggiunto il picciolo sopraggiunge la cascola. L’ infezione può manifestarsi da subito dopo l’allegagione sino ad inoleazione avvenuta.
La lotta esprime la maggiore efficacia con trattamenti preventivi ed in misura minore con trattamenti curativi molto tempestivi.
Tra i principi attivi si sono rivelati efficaci l’ossicloruro tetraramico, in associazione con gluconato di rame integrando il trattamento con fosfito di potassio. In olivi ornamentali si è rivelata molto valida l’associazione di fosetil alluminio e ossicloruro tetraramico. Trattamenti con sola Dodina, pur risultando molto efficaci per Occhio di Pavone non hanno sortito effetti soddisfacenti nel controllo della lebbra, mentre appaiono utili trattamenti con mancozeb ma la ridotta casistica di applicazioni non ne consente una prescrizione certa.
Alcune piante ornamentali già infettate, trattate sperimentalmente con associazione di Boscalid e Pyraclostrobin non hanno evidenziato arresto della malattia.
Circa le differenze di suscettibilità varietale si è riscontrata una marcata sensibilità del Leccino, una buona tolleranza di Frantoio, Moraiolo e Pendolino ed una marcata resistenza di Grignan e Cipressino.
SUNTO DELLE OSSERVAZIONI E DELLE CASISTICHE RISCONTRATE IN CAMPO
“OCCHIO DI PAVONE”, Spilocaea oleagina
La malattia si è manifestata in forma meno grave di altre annate ed è stata efficacemente controllata mediante i trattamenti per la lebbra. In olivi giovani al fine di evitare l’azione limitante del rame sulla vegetazione, si sono rivelati ugualmente efficaci Dodina o Mancozeb.
“TIGNOLA DELL’ OLIVO”, Prais oleae
Si è consigliato il primo trattamento all’inizio di giugno, al raggiungimento delle soglie di cattura sulle trappole per il monitoraggio. Il principio attivo consigliato è stato il Fosmet, l’infestazione è stata generalmente controllata, infatti ad agosto non si sono riscontrati fori di uscita della larva.
“MOSCA OLEARIA”, Bactrocera oleae
L’utilizzo del Fosmet nel trattamento per la Tignola, ha consentito un generale abbattimento dei soggetti provenienti dalle forme svernanti prima della fasi di accoppiamento e ovideposizione, consentendo di mantenere molto bassa la popolazione almeno sino fine agosto, come confermato dalle poche catture sulle trappole di monitoraggio.
Negli oliveti con catture significative si è proseguito con un trattamento di imidacloprid e uno di dimetoato, per poi passare a piretroidi in taluni casi anche dopo la metà di settembre.
Nella conduzione biologica, è stato consigliato un calendario con apertura di piretro naturale in aggiunta a spinosad con attrattivo, intervallato da ulteriori applicazioni di piretro.
Nel complesso gli oliveti in convenzionale correttamente trattati non hanno evidenziato drupe colpite oltre lo 0,5 1% del totale.
“CASCOLA AL VERDE DELLE OLIVE”
Un fenomeno nuovo (almeno nelle dimensioni) è stata la cascola di olive verdi, senza riscontro dei sintomi tipici della lebbra già esposti. La casistica ha riguardato circa una decina di oliveti.
Il fenomeno si è verificato dalla fase di oliva di 7/8 mm, fino quasi al periodo di raccolta. Le uniche anomalie riscontrabili erano un leggero ingiallimento della drupa e più marcatamente del picciolo.
Si è comunque osservato che la maggiore incidenza si è avuta in oliveti trattati in ritardo per la lebbra, non concimati oppure concimati con eccesso di azoto rispetto a fosforo e potassio.
Si ritiene opportuno all’eventuale ripetersi del fenomeno, effettuare sia una raccolta di dati colturali che accurate indagini microbiologiche e nutrizionali.
Crespano del Grappa 20/12/2016
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