Quale è il senso di veder appesi nel centro di un padiglione vegan file di imitazioni di salumi classici fatti con miscugli vegetali?

Giuseppe Capano

Visitando il SANA alla fiera di Bologna non potevo certo mancare di percorrere gli spazi che ospitavano nello specifico tutto il mondo vegan fatto di persone, associazioni, aziende, progetti e molte iniziative di vario genere. Un intero padiglione a rappresentare uno spaccato della società che cerca di portare avanti un preciso modo di interpretare la vita a partire dal suo rispetto in ogni forma.

Ci sono molte anime probabilmente in questo spaccato, motivazioni intime e personali, esigenze di salute e sentimenti etici forti e profondi. Da parte mia mi fermo semplicemente a riflettere sul fronte alimentare e delle applicazioni in cucina dove in realtà non c’è alcuna difficoltà o contraddizione nel preparare ricette senza prodotti di origine animale per il semplice fatto che la nostra cucina regionale questo lo ha fatto e lo fa da sempre.

Esistono infatti migliaia di piatti buonissimi che sono nati già con queste caratteristiche per le più svariate ragioni, spesso la povertà delle poche materie prime a disposizione, la spontaneità di abbinamento, la semplicità delle combinazioni, la conservabilità maggiore. Ma anche la gioia organolettica di voler consumare vegetali mescolati a vegetali veicolando il tutto con il condimento migliore in assoluto, l’olio delle olive, le erbe aromatiche sparse in ogni angolo, le spezie arrivate da lontane e fatte proprie come se li fossero sempre state.

Se le cose stanno in questi termini allora quale è il senso di veder appesi nel centro di questo padiglione file di imitazioni di salumi classici fatti con miscugli vegetali a simulare in tutto e per tutto salami, coppe, bresaole arrivando a copiare nelle apparenze anche quella sorta di muffa spesso presente nei salami a base di carne?

Giuseppe Capano commentando sul blog “Gusto & Salute in cucina” una sua visita al Sana di Bologna

Giuseppe Capano