Olivo Matto

Cosa si muove nel mondo dell’olio d’oliva e cosa invece resta fermo

Luigi Caricato

Cosa si muove nel mondo dell’olio d’oliva e cosa invece resta fermo

Opera d’arte a Olio Officina Food Festival. In una foto di Simone Maviglia

Ilaria Mancino, salentina di Gallipoli, vive per lo più a Bologna. E’ una musicista, oltre che una studiosa di musica, ma è anche una giornalista. Sono tante le interviste sull’olio che le ho rilasciato, per i più disparati giornali. Cercando nel mio pc, ho rinvenuto una di queste, ma non sono più riuscito a risalire né alla data né al giornale sul quale è apparsa l’intervista. A distanza di tempo, rimango fermo sulle risposte date. Valide e attuali ancora oggi, purtroppo. Leggendo, capirete il perché del purtroppo. E così vi riporto, giusto per condividerle con voi sul mio blog, le mie risposte a due domande tra le diverse cui ho risposto. La prima: cosa si muove nel mondo degli oli di oliva. La seconda: cosa resta fermo nel comparto degli oli di oliva. Ecco le mie risposte.

Cosa si muove nel mondo dell’olio d’oliva

E’ un mondo in continuo movimento, caratterizzato da grande dinamicità e da una serie di spinte propulsive senza precedenti nella storia.

Si sta lavorando sul prolungamento temporale della qualità, in modo che la shelf-life sia sempre più estesa.

Si lavora sugli antiossidanti contenuti in natura nell’olio ricavato dalle olive, studiando appositi blend che permettano di avere l’olio quasi perfetto.

Si sta lavorando anche sul profilo nutrizionale, in modo che l’olio sia impeccabile anche da un punto di vista salutistico.

Tutto ciò, tuttavia, sta avvenendo solo presso alcune realtà, le più sensibili, quelle che hanno voglia di investire.

La Spagna è sempre in pole position. Eppure, nonostante tale continuo movimento generale, l’Italia appare ed è, a tutti gli effetti, ferma, immobile, come colpita da uno stato di inerzia senza ritorno.

Si sta vivendo una condizione di incertezza, senza sbocchi. Eppure abbiamo raggiunto, negli ultimi vent’anni, livelli di qualità un tempo impensabili.

Abbiamo personalità di spicco, nel mondo della ricerca e delle libere professioni collegate all’olivicoltura e all’elaiotecnica, che ci invidiano all’estero, ma abbiamo pure produttori in grado di scommettere sul futuro, con extra vergini che sono d’eccellenza, e non soltanto a parole, ma nel concreto a partire da una serie di analisi incrociate.

Manca, da noi, un’azione di coordinamento. Manca la presenza delle Istituzioni ed è anche latitante, in verità, lo stesso associazionismo di categoria, non sempre all’altezza.

Il periodo storico che stiamo attraversando è delicatissimo. Siamo in una fase di transizione in cui si decideranno le sorti future di tutto ciò che ruota intorno al mondo degli oli di oliva.

Non possiamo perdere il treno della storia.

C’è un’unica soluzione, per uscire dallo stato d’impasse: lasciare piena libertà e sostegno all’iniziativa privata. Le risorse, meglio destinarle direttamente alle aziende più virtuose, piuttosto che a coloro che le rappresentano.

Cosa, invece, resta fermo nel mondo degli oli di oliva?

Resta fermo e immobile l’associazionismo. Fermo e diviso, senza progettualità, ma capace di creare piuttosto eterne divisioni e conflittualità.

Nononostante ciò, il mondo delle associazioni di categoria rappresenta tuttora l’unica realtà con la vocazione ad attingere danaro pubblico senza però mai dare, come controparte, risultati degni di considerazione.

Il grande male italiano consiste nell’appoggio incondizionato, da parte della politica, ai tanti carrozzzoni mangiasoldi, che risultano buoni solo per fini elettorali, quale bacino d’utenza per voti. Bisognerebbe invece azzerare l’attuale associazionismo in carica – non tutto per la verità – e lasciar partire una nuova forma, più democratica e aperta, di associazionismo. Un missione praticamente impossibile. Quindi dimenticatevi un’Italia dell’olio pronta al risorgimento e alla restaurazione. Moriremo democristiani.

Luigi Caricato

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