Olivo Matto

Dacci oggi il nostro olio quotidiano

Luigi Caricato

E’ con questo slogan, riecheggiante il celebre verso del “Padre Nostro”, dacci oggi il nostro pane quotidiano, che ho deciso di lanciare la terza edizione di Olio Officina Food Festival, grande happening in programma dal 23 al 25 gennaio a Milano. Io sono pronto. Il tema portante è l’anima sociale dell’olio, e non poteva essere diversamente.

Credo che di questi tempi così incerti ci si debba sentire sempre più vicini e uniti, in un sano spirito di condivisione e fratellanza, per aprirsi di conseguenza a un atteggiamento di piena accoglienza dell’altro, senza alcuna riserva. E’ uno spirito che suona perfino inconsueto e anacronistico, proprio in un periodo storico dominato e afflitto da insensati egoismi e da continue contrapposizioni.

In un contesto di grande crisi di valori quale è quello attuale, non intravedo altra soluzione che cercare l’empatia, la vicinanza affettiva, la solidarietà. Non sono parole vuote, a pensarci, se si ha solo il minimo senso di rispetto verso se stessi e verso chi ci è prossimo. A Milano, l’elemento della socialità sarà posto al centro dell’attenzione proprio per dare spazio, importanza e centralità a momenti di riflessione che facciano perno espressamente intorno a un simbolo sacro e di condivisione per eccellenza, quale è appunto l’olio da olive.

Anni fa, quando collaborai nel 2002 ai lavori della settima campagna per la promozione del consumo di olio di oliva, attività voluta dalla Comunità europea, lo slogan era “l’olio che unisce”, e in effetti non può essere diversamente, considerando che l’olio è materia grassa che lega alla perfezione con le varie materie prime alimentari con le quali entra in contatto, a crudo come in cottura. Eppure, tale evidenza non la si ritrova nella sfera della quotidianità. L’olio si trasforma in elemento di discordia, se solo pensiamo alla irrisolte conflittualità in cui versa il comparto olio di oliva.

Non solo: l’olio si isola e lo si rende ostile, quando si intende imporre ad ogni costo un confine nazionale entro il quale relegarlo. C’è per esempio una forzatura evidente, nel non accettare di buon grado la provenienza estera di un olio, relegando l’olio degli altri a prodotto di scarsa qualità, perfino scadente. Non è così, l’olio deve essere l’olio universale, democratico, condiviso, accolto senza resistenze di bandiere nazionalistiche o di appartenenza ideologica, ma forse, questo, è un pensiero difficile da far intendere a chi vive la propria esperienza come la sola possibile.

L’olio, per come lo intendo io, è l’olio di tutti e per tutti. Non è un caso che la cartolina simbolo con la quale viene lanciata la terza edizione sia idealmente rappresentata da una mano che prende e che da’, una mano accogliente e aperta, in cui il protagonista resta sempre e comunque chi lavora la terra, da dove tutto inizia e ha fine.

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