Olivo Matto

È possibile smentire le bufale spacciate per giornalismo?

Luigi Caricato

Quando accolsi l’invito della professoressa Maria Fiorenza Caboni a intervenire a un incontro che si svolse lo scorso 13 giugno all’università di Bologna, sul tema dell’informazione e della comunicazione scientifica, accettai molto volentieri, e anche con grande convinzione, consapevole del fatto che il tema era tra i più delicati quanto, nel contempo, tra i meno affrontati e tuttora irrisolti.

L’incontro, organizzato e voluto dal Sistal, la Società italiana di scienze e tecnologie alimentari, è stato per molti versi utile, anche perché ha aperto innanzitutto un varco su una questione di cui invece in tanti si sono limitati solo a parlarne in ambiti privati, magari lamentandosi, per quel che si legge o si sente in giro, ma mai affrontando in maniera risoluta e determinata il problema.

Il punto è che le troppe bufale ricorrenti portano a situazioni in certi casi addirittura drammatici, per le conseguenze che ne possono derivare. Si pensi ad esempio al caso dei vaccini, o ad altri temi non meno delicati come il controverso metodo Stamina, o, per spostarci nell’ambito dell’olivicoltura, al caso Xylella fastidiosa.

Non è una questione secondaria e marginale. Se infatti prestassimo la dovuta attenzione alle troppe, e purtroppo contraddittorie, notizie che spesso circolano trovando grande eco su giornali e tivù, oltre che nel grande e incontrollato magma di Internet, ci accorgeremmo subito dei tanti cortocircuiti scatenati dalle tante e troppe bufale ricorrenti, con grave danno per la verità scientifica.

L’avere argomentato intorno al ruolo delle società scientifiche e dei media, su ambiti molto complessi, è stato sicuramente un bene, nell’incontro bolognese del Sistal, ma il solo affrontare il tema non basta, sarebbe molto più opportuno agire e darsi da fare per riuscire in qualche modo a fronteggiare le anomalie di troppe comunicazioni scientificamente infondate, non sempre verificate nella loro esattezza e veridicità.

Purtroppo vince, sopra la verità scientifica, il sensazionalismo e la propaganda. La comunicazione viene utilizzata sempre più espressamente allo scopo di influenzare l’opinione pubblica e di condizionarla. E così i media, allo stato attuale, non sempre si rivelano all’altezza del compito, cedendo volentieri al sensazionalismo, pur di ottenere qualche lettore o telespettatore in più. Inoltre, altro aspetto preoccupante, è la mancanza di un gruppo di esperti che faccia da contraltare alla bufale mediatiche e garantisca nel contempo risposte autorevoli e immediate, in grado di intervenire in maniera rapida e incisiva, sulle varie questioni trattate con eccessiva superficialità sui media.

Ci vorrebbe una autorità scientifica, istituzionalmente riconosciuta, che vagli l’esattezza di quanto viene quotidianamente diffuso su ogni mezzo di comunicazione – non per censurare, per carità, non sia mai – ma in modo che sia sempre garantita, per lo meno su alcuni temi controversi e delicati, l’ultima parola a chi ha una specifica competenza e autorevolezza in materia, non a chicchessia, facendo così in modo che, su tematiche in cui è richiesto uno specifico sapere, non prevalga mai l’idea che tutti possano esprimere una libera opinione, anche perché, appunto, la scienza si fonda su dati certi, non su pareri soggettivi e magari anche parziali.

Non sarebbe di conseguenza nemmeno da escludere l’ipotesi di
una commissione che vagli ed esamini i contenuti di articoli e servizi pubblicati sui vari media, attraverso un voto, un po’ come avviene con le valutazioni critiche espresse in materia di spettacoli, letteratura, cinema, sport, economia, in modo tale che non si generino situazioni paradossali, come è per esempio capitato con il caso di Ilaria Capua, indebitamente accusata di reati gravi, e selvaggiamente aggredita da alcuni giornali e partiti politici, salvo poi far finta di nulla quando è stata universalmente riconosciuta la sua meritoria opera di scienziata e l’onorabilità.

Se sia infine realmente possibile in qualche modo smentire le tante bufale spacciate per giornalismo? Io ritengo proprio di sì, ma è sufficiente agire presto, concretamente e autorevolmente, prima che sia troppo tardi e che tutto diventi pura opinione, dove a vincere è chi grida di più o padroneggia meglio i media.

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