Olivo Matto

I tre millimetri che salvarono l’olio extra vergine di oliva italiano

Luigi Caricato

I tre millimetri che salvarono l’olio extra vergine di oliva italiano

Ora sì che possiamo dormire con grande tranquillità. La neo ministro Nunzia De Girolamo ha diramato un comunicato stampa per comunicare la propria soddisfazione. Con il via libera della Commissione europea, ogni problema legato all’origine degli oli è risolto. C’è da gioire. Non dico al punto da organizzare in ogni angolo del Paese tanti coreografici caroselli. Io già li immagino i contadini lungo le strade sui trattori e le api car con le bandierine a esultare. Questo forse no, ma chi ha voluto con forza una maggiore trasparenza sta senza dubbio conoscendo momenti di incontenibile euforia. La gioia, immagino, sia tanta. La titolare del dicastero agricolo sostiene che con la nuova regolamentazione “sarà finalmente possibile verificare con maggiore facilità le caratteristiche dell’olio e la sua origine”. Le informazioni contenute in etichetta sono la chiave di svolta per il rilancio degli oli extra vergini di oliva Sembrerebbe dunque un grande successo per il comparto oleario. “I consumatori – aggiunge la De Girolamo – potranno comprendere in modo più semplice la provenienza e sapere se si tratta di olio italiano o proveniente da altri Paesi”. Il nodo della questione è tutto qui: italianità vera, vera, garantita, oppure, per converso, produzione estera”. Tutto il resto è poca cosa. Secondo tale logica, tutte le problematiche che attraversano il settore sono implicitamente secondarie. Infatti, la De Girolamo insiste: “A differenza di quanto previsto finora, le informazioni contenute in etichetta dovranno essere riportate utilizzando caratteri di dimensioni adeguate, da inserire tutte nello stesso campo visivo. Le dimensioni di tali caratteri, pari a tre millimetri per le confezioni più diffuse in commercio, sono superiori di circa tre volte rispetto a quanto già previsto dalla normativa europea sulle informazioni alimentari. Ciò – aggiunge il Ministro – permetterà di avere un’informazione più corretta per i nostri consumatori, che meritano di sapere quello che mangiano e quello che acquistano”. Bene, lascio a voi le considerazioni del caso.

Il regolamento entrerà in vigore dal primo gennaio 2014. Gli oli “immessi in libera pratica prima di questa data potranno essere commercializzati fino all’esaurimento delle scorte”. Nel comunicato stampa si legge la seguente espressione, per l’esattezza: “oli legalmente fabbricati ed etichettati”. Sarà che io presto molta attenzione all’aspetto linguistico, ma quel “fabbricati” mi sembra davvero fuori luogo, perfino sgradevole, quasi a significare che gli oli si possano per certi versi “fabbricare”, come a dire che dietro a una bottiglia, nel senso più estensivo del termine, si possa a volte nascondere astuzia o frode. Insomma, il linguaggio va usato con la massima prudenza.

L’espressione “oli legalmente fabbricati” l’avrà sicuramente concepita un burocrate, non certo la giovane Ministro. Ciò che mi sorprende, semmai, è che tutte le energie intellettuali si stiano concentrando sull’indicazioni riportate in etichetta. Nessuno che parli di una educazione del consumatore, nessuno che si concentri sulla formazione professionale degli operatori. Certo, un’altra novità riguarda le bottiglie destinate alla ristorazione.

Introducendo infine l’uso obbligatorio di un sistema di chiusura allo scopo di impedire la disastrosa pratica del rabbocco, può anche apparire un modo rapido ed efficace di risolvere un antico problema, ma fino a quando si insisterà nell’individuare soluzioni epidermiche, creando continue leggi e tanta burocrazia, si giungerà a un nulla di fatto.

Manca ancora un sano approccio educativo. Per anni non si è fatto nulla al riguardo. Possiamo anche credere che l’abbondanza di legislazione possa dare buoni risultati, ma i problemi reali, quando non si affrontano sul piano ontologico scendendo nelle dinamiche dei comportamenti umani, saranno destinati a restare insoluti.

Esultino pure i burocrati, io vado per la mia strada. Continuerò nella mia opera incessante di educazione rispettosa del consumatore, senza mai forzare la mano.

Il consumo consapevole non lo si può imporre per legge.

Creare nuove complicazioni a carico dei produttori, significa soltanto metterli in ginocchio

Luigi Caricato

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