In Italia vi sono poche denominazioni di origine protetta riferite all’olio extra vergine di oliva che funzionano per davvero. Tra queste vi è senz’altro la Dop Garda, e poche altre, anzi pochissime, non più di cinque quelle che possono vantare un successo reale. Basti pensare che l’olio Dop Garda si piazza al nono posto per produzione di olio con origine certificata e al sesto posto per vendita. Se solo si prendessero in considerazione i numeri, si comprenderebbe bene il grande successo di questo areale produttivo rispetto ad altri territori ben più avvantaggiati per numero di olivi, superficie coltivata a olivo e quantità di olive e olio prodotti. Aderiscono al Consorzio dell’olio Dop Garda 464 soci (di cui 280 nell’area orientale, 124 nel Bresciano e 60 nel Trentino) . Gli ettari, in tutto, sono poco più di 657 e il totale delle piante appena 200.710. Eppure una così minuscola e marginale realtà produttiva supera di gran lunga per efficienza molte altre realtà che in fatto di certificazione Dop o Igp sono fallimentari. Tutto questo deve far riflettere.
Tralascio tuttavia questi aspetti legati a una leadership evidente, aspetti sui quali mi soffermerò in altre occasioni, per concentrarmi invece su una riflessione più di ordine pratico. Penso infatti a una recente tavola rotonda che si è svolta sabato 8 settembre a Cavaion Veronese, in occasione di Warda Garda, il festival dell’olio Dop Garda nel suo entroterra.
Ebbene, questo mio editoriale vuole essere un esplicito plauso al Consorzio dell’olio Dop Garda per il grande lavoro svolto, non solo per se stesso, ma per gli altri, per tutto il territorio. Nella citata tavola rotonda, dal titolo “L’Unione fa la forza: tutelare ambiente e turismo attraverso i prodotti certificati del Veneto”, Laura Turri, la presidente del Consorzio, ha fortemente voluto al suo fianco la presenza di altri consorzi di tutela. Non ha voluto camminare da sola, pensando agli oli dei consorziati, ma ha preferito pensare ai compagni di viaggio per affrontare con lucidità e determinazione il tema dell’unità delle realtà consortili in prospettiva di una visione comune. Perché promuovere “il” territorio, con i vari prodotti certificati che attestano la reale origine che riconduce con certezza al territorio di provenienza, senza condividere tale percorso con gli altri serve a ben poco.
Può sembrare una ovvietà, ma non lo è. L’Italia è il Paese dei campanili e tutti diffidano di tutto e di tutti, ma non si può andare avanti con l’egoismo. Occorre essere onesti quando si parla e si scrive di espressioni come “fare squadra”, non tutti alle parole fanno seguire i fatti. Ecco allora l’impegno del Consorzio dell’olio Dop Garda. Stare assieme, promuoversi a vicenda.
Quanti consorzi hanno mai pensato di coinvolgere le realtà di uno specifico territorio? Non c’è mai stata una azione sinergica e pienamente condivisa, mai è stata avanzata l’idea di fare qualcosa insieme. E quando si fa qualcosa è solo perché alcuni bandi di finanziamenti prevedono azioni comuni, ma, sostanzialmente ciascuno pensa a sé stesso. Ecco allora che questa scelta di coinvolgere più soggetti ha funzionato ed è stata molto apprezzata. Erano presenti i rappresentanti delle Dop aglio bianco polesano, formaggio Casatella Trevigiano, formaggio Monte Veronese, come pure del vino Doc Bardolino, delle Igp radicchio rosso di Treviso e del radicchio variegato di Castelfranco, oltre all’Igp riso Nano Vialone Veronese…
Ciascuno ha portato la testimonianza, e mi piacerebbe in uno dei prossimi articoli riportare le loro dichiarazioni. Resta il fatto che qualcosa di molto ovvio in Italia diventa una rarità. Fare squadra non può essere un vuoto slogan ma qualcosa di credibile e di tangibile.
Queste riflessioni, spiace dirlo, non possono essere considerate come una eccezione lodevole, ma dovrebbero essere condivise e portate avanti da tutti i consorzi, per muoversi all’unisono, coinvolgendosi a vicenda. Solo in questo modo si può vincere sui mercati e raggiungere il consumatore in maniera efficace, educandolo a un approccio diverso e migliore a vantaggio della qualità e delle peculiarità del territorio. Muoversi uniti, muoversi assieme, nel nome della Dop. Se alcune attestazioni di origine hanno avuto successo nonostante le difficoltà che tutti incontrano lungo il cammino, vuol dire che qualcosa di buono è stato fatto. Sono esempi da imitare. Coraggiosa la scelta del Consorzio dell’olio Dop Garda nel muoversi insieme con altri compagi di viaggio. Si può solo sperare che tali propositi divengano presto realtà, perché a guadagnarne è solo il territorio, e con esso i produttori e gli stessi consumatori.
Occorre solo scuotersi e cambiare rotta. Il buon esempio c’è, basta imitarlo.
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