Olivo Matto

Il futuro? Panel test on line per assaggiatori d’olio

Luigi Caricato

Chi mi conosce lo sa, non amo riportare citazioni a caso, senza un senso logico, e soprattutto senza una contestualizzazione. Motivo per cui anche questa volta, nel momento in cui ho deciso di riprendere un pensiero non mio su Olio Officina, lo faccio mettendoci del mio, mescolando una mia considerazione ai pensieri altrui. E così, oggi, giornata festiva, mi sono affidato alla lettura di un vecchio ritaglio di giornale, cosa che mi accade di frequente. Ed ecco dunque a riportarvi una citazione di monsignor Gianfranco Ravasi, pubblicata sul quotidiano “Avvenire” del 28 marzo 2006. Citazione che l’autore della seguitissima rubrica “Mattutino” a sua volta aveva ripreso dal celeberrimo “New Yorker”. Citazione che è la seguente: “Se qualcuno vi dice: «Non è per soldi, ma per una questione di principio», state pur certi che è per i soldi”.

Ed ecco il passaggio completo:

Se qualcuno vi dice: «Non è per soldi, ma per una questione di principio», state pur certi che è per i soldi.

È una delle battute che avevo trovato qualche tempo fa sulla rivista americana New Yorker e il suo realismo cerca di dissolvere il velo di ipocrisia che avvolge tante dichiarazioni di principio. Ritorniamo, così, su una realtà, quella del denaro, nei cui confronti si fa tanto i distaccati o gli schizzinosi, mentre in verità costituisce sempre una specie di morsa che non molla mai né mente né cuore. Alla fine, se si lascia via libera a quella stretta, si diventa egoisti e ottusi, gretti e persino crudeli. A Martin Lutero si attribuisce questa affermazione: «La ricchezza è la cosa più effimera che Dio possa dare a un uomo. Per questo il buon Dio la concede in genere agli asini più grandi ai quali non intende dare altro».

Gianfranco Ravasi

Perché oggi, domenica, ho citato questo passaggio? C’è un motivo.

Riflettendo sui tanti presunti esperti di tematiche legate al comparto olio di oliva, ho notato come in tanti ormai, nel corso degli ultimi anni, si stiano occupando di una materia un tempo trascuratissima.

Sono i nuovi missionari dell’olio. Parlano di qualità associandola a stretto giro con il made in Italy, pur non conoscendo di fatto il prodotto con tutte le sue complessità e le poco comprensibili dinamiche dei mercati. Ne parlano – spesso presenziando in tivvù, visto il loro ruolo pubblico – con una tale enfasi da apparire perfino goffi, fino a diventare addirittura tracotanti depositari di antiche verità.

Con uno di codesti signori sono stato tempo fa a pranzo, occhi negli occhi – anzi no, aveva lo sguardo basso, rivolto al tavolo imbandito – e allora, senza nemmeno dirgli nulla di così imbarazzante, lui stesso, in via preventiva, ha avuto il coraggio per un attimo di guardarmi negli occhi, per dirmi: “Io non ci guadagno nulla, mi impegno solo per la nobile causa dell’olio di qualità”. L’olio rigorosamente made in Italy, s’intende.

Il messaggio mi era stato riferito con quel candore tipico delle puttane che si dicono vergini.

Allora, a distanza di qualche mese, pensando adesso, domenica 23 settembre, a quel pranzo in cui non si è detto nulla, ma proprio nulla di così importante da giustificare un incontro a distanza di oltre 600 Km, mi è risuonata nella testa questa frase chiarificatrice: “Se qualcuno vi dice: «Non è per soldi, ma per una questione di principio», state pur certi che è per i soldi”.

E’ così vera, questa constatazione, proprio quanto è vera l’esistenza di Dio. Lo giuro.

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