Qual è il giusto prezzo per un extra vergine di qualità? È quanto mi chiedono spesso, e in ogni occasione di incontro pubblico, o nelle varie interviste i miei colleghi giornalisti. Non è facile rispondere, per svariate ragioni.
Intanto perché non esiste un prezzo giusto che valga come tale per tutti. Il prezzo di un extra vergine dipende da molti fattori. Vi sono infatti molteplici olivicolture. Gli oliveti a coltivazione super intensiva, strutturati in maniera più moderna e razionale, oltre a contribuire ad abbattere sensibilmente i costi di produzione danno luogo anche a extra vergini di qualità.
Poi vi sono olivicolture dall’alto valore paesaggistico, seppure un po’ desuete, in quanto espressione di olivi secolari, con costi di produzione elevati e qualità che richiedono grandi investimenti e prezzi finali del prodotto più elevati, ma che il consumatore non sempre è disposto ad accettare.
Infine, vi sono le olivicolture estreme, con oliveti collocati in alta quota, in aree montane o collinari, con evidenti limiti dovuti alla scarsa meccanizzazione delle operazioni colturali. Tutto ciò incide sui prezzi, quindi tutto è relativo. Non è facile individuare il giusto prezzo, valido per tutte le olivicolture.
Possono esserci, tuttavia, oli di qualità eccellente a prezzi accessibili e oli di altrettanta qualità a prezzi che non sono accessibili a tutti e che non tutti comprendono. Sicuramente il miglior consiglio è di evitare l’acquisto di oli in sottocosto. L’ultima proposta di un sottocosto è talmente spiazzante da risultare offensiva all’intelligenza di chi l’ha concepita: 1,99 euro la bottiglia da litro, in una catena laziale. Non è una scelta saggia. Ci si resta male. La Grande distribuzione organizzata non è da colpevolizzare in modo feroce, perché le va riconosciuto il merito di aver reso popolari gli extra vergini, seppure resta il demerito di averne sottratto valore declassando gli oli extra vergini di oliva a prodotto commodity.
Fin qui la situazione attuale, ma in prospettiva futura sta crescendo sempre più, soprattutto tra i millennials, e in generale tra i giovani adulti, la tendenza a considerare l’olio un bene di lusso. A tal riguardo abbiamo due considerazioni da fare.
La prima: da una parte c’è l’olio “democratico”, disponibile anche a chi ha un reddito basso, senza per questo rinunciare a un extra vergine di qualità.
La seconda considerazione da fare è che ora vi è un extra vergine di altissima qualità disponibile anche a prezzi più accessibili, in virtù di un’alta tecnologia in frantoio e di un elevato grado di meccanizzazione degli oliveti. E, infine, c’è anche un pubblico, di giovani, che cerca non più l’alta qualità ma l’eccellenza, disposto a spendere molto, consapevole del fatto che un olio eccellente ha un alto effetto condente e basta tra l’altro versarne poco per ottenere tutti i vantaggi che ne conseguono.
La differenza la fa la conoscenza. Chi conosce il prodotto olio ne apprezza le caratteristiche distintive e non bada a spese. Sarebbe giusto migliorare le attività di comunicazione e marketing, in modo da far percepire il valore degli oli eccellenti.
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