Olivo Matto

Io sono qui

Luigi Caricato

Avete mai fatto caso a questa frase che ricorre spesso nei luoghi pubblici, davanti a una piantina generale in cui si indicano tutte le sale di un palazzo? Viene collocata salvificamente per lo più in musei, o in altre strutture culturali. Come pure negli alberghi. Serve per orientarci. E’ in qualche modo rassicurante. Fa sentire la certezza di essere tranquilli, di non temere, perché c’è sempre una via d’uscita, con l’indicazione giusta. Eppure alle volte ci dimentichiamo, vivendo una vita di corsa, senza stare molto a riflettere, sorvolando per disattenzione.

Ecco, leggendo la rassicurante espressione “Io sono qui”, penso anche ai tanti errori cui abitualmente incappiamo, troppo sicuri a volte di noi stessi, quando invece sarebbe il caso di fermarsi e riflettere. L’adagio “Io sono qui” è anche la chiave di lettura per una nuova visione della propria vita. Avere la certezza di una rassicurazione, l’essere pronti ad accertarsi della propria collocazione nel mondo, è già un primo passo per acquisire il controllo della situazione e di se stessi.

Io, per esempio, credo che l’Italia si sia mossa in tutti questi anni senza considerare la forza che deriva da questo adagio: “Io sono qui”, e c’è un altrove, anzi: tanti altrove, con le indicazioni da seguire, gli sbocchi, le tante vie d’uscita che mai sono state considerate. Si è agito per consuetudine, sbagliando. Invece, avere la consapevolezza che la nostra vita non sia il frutto dell’abitudine ci fa scoprire forse più fragili, ma ci da’ nel contempo la forza di dirigerci nel posto sicuro, il più adatto a noi e al momento.

L’adagio “Io sono qui” non è poi così noioso come le “istruzioni per l’uso” che tutti non leggono. Basta solo uno sguardo sulla mappa, per sentirsi sicuri di dove si è e dove si voglia andare.

Oggi è così, mi è venuta spontaneamente questa riflessione. Forse appare anche troppo fumosa, ma io, in quel “Io sono qui”, mi ci ritrovo totalmente. Ogni volta che vedo l’indicazione, anche se conosco molto bene il luogo in cui mi muovo, mi accerto sempre della collocazione. Anche perché abbiamo tutti bisogno di confermare le stesse certezze che ci appaiono acquisite. Il più delle volte, invece, non ci fermiamo nemmeno a riflettere e diamo tutto per scontato, quando al contrario occorre ribadire costantemente la nostra collocazione: “Io sono qui”, infatti, e ne sono fiero.

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