Olivo Matto

L’olio dei briganti ha personalità e modi gentili

Luigi Caricato

L’olio dei briganti ha personalità e modi gentili

Quest’oggi il mio pensiero va alla giornalista Carmen Pascu. Tempo addietro mi ha fatto dono di un sorprendete olio extra vergine di oliva, un monovarietale campano, da olive Ortice in purezza. Un figlio degli ulivi che albergano intorno alle colline beneventane, frutto delle pazienti cure di Giuseppina D’Occhio, titolare dell’azienda agricola, produttrice anche di vini. L’azienda si chiama Terra di Briganti e già mi affascina il nome, evocando un passato che non si può dimenticare né tacere. L’olio è giallo dai riflessi verdolini, un fruttato medio leggero, erbaceo, con richiami riconducibili alla mela. Nulla a che fare con il terribile passato in cui bisognava difendersi e difendere la propria terra dall’avidità di chi per ferirti ti liquida con l’appellativo di “brigante”. Quest’oggi rendo dunque l’onore ai briganti del sud, che più che briganti sono stati in realtà vittime di abusi e violenze inaudite.

IL SAGGIO ASSAGGIO

L’olio presenta un profilo sensoriale accondiscendente, senza per nulla essere ruffiano. Si apre morbido e suadente, con lievi note amare e piccanti, con sentori erbacei che si avvertono all’olfatto ma che si ripresentano anche nelle note retro-olfattive. Presti maggiore attenzione e scorgi il carciofo e la mandorla, come pure un sentore di pomodoro.

Ha personalità, pur nella sua delicatezza quest’olio. Io l’ho utilizzato su verdure gratinate, ma anche su carni bianche ai ferri, senza rinunciare a un impiego con piatti di mare, per esempio per dare vitalità a una granseola olio e limone. Volete provarci?

L’OMAGGIO AI BRIGANTI

Chiudo con un omaggio ai valorosi briganti che difesero la propria dignità, la sfera dei propri affetti e la libertà che fu loro negata da interessi economici biasimevoli e indegni. Si percepisce forse che sono dalla parte dei briganti? In una mia precedente vita sarò stato di sicuro un brigante. Sì, un brigante dai modi gentili, ben educato e tendenzialmente vocato al martirio piuttosto che a sottrarre vita ad altri.

La libertà? La libertà non è cambiare padrone – sosteneva molto argutamente il gran capo dei briganti Carmine Crocco.

E intorno a noi il timore e la complicità di un popolo. Quel popolo che disprezzato da regi funzionari ed infidi piemontesi sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto, anche la dignità di uomini. E chi poteva vendicarli se non noi, accomunati dallo stesso destino? Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. Calpestati, come l’erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo. Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana ed astratta. È dire senza timore, È MIO, e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall’anima. È vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato, e così sempre sarà.

Carmine Crocco

Testo tratto da: Carmine Crocco, La mia vita da brigante, Adda, Bari 2005

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