L’Italia sembra essere un Paese tutto intriso d’olio di oliva. Si coltivano olivi ovunque, anche nelle aree più fredde e a condizioni climatiche estreme. Esiste perciò un forte radicamento tra il popolo e i suoi olivi, contrassegnato da secoli di storia e da grandi successi commerciali. Tant’è che nello stemma della Repubblica Italiana compare non a caso proprio un ramoscello d’olivo, che è un segno di forza e, insieme, di equilibrio. Non tutti, d’altra parte, possono vantare una simile costanza di attenzioni verso un alimento che è simbolo indiscusso di una dieta sana e salutare. L’olio ricavato dalle olive è ormai considerato da tutti un functional food, un grasso unico e versatile, buono per ogni preparazione alimentare. Molti, di conseguenza, mi chiedono dove sia il punto di forza e di maggior fascino dell’olio italiano.
Ritengo che sia tutto da riporre nella consolidata tradizione che si è andata delineando nell’arco di almeno due millenni, con un ruolo sempre da protagonista. Non c’è soltanto l’alta qualità delle produzioni a rendere l’Italia prestigiosa agli occhi del mondo. Vi è anche la capacità di riuscire a trasmettere un sapere e un’esperienza che non ci si inventa dall’oggi al domani. Il primato dell’olio italiano risiede anche nella capacità di intuire e soddisfare le tendenze di gusto dei consumatori contemporanei, il che non è un merito da sottovalutare. Perché tutto cambia, cambia il nostro modo di vestire negli anni, e cambia pure la percezione al gusto degli alimenti.
L’olio di ieri non è più l’olio di oggi, pur essendo ottenuto dalla medesima materia prima: le olive. Cambia il modo di coltivare, cambia la tecnologia, e tutto ciò contribuisce a raggiungere nuovi passi in avanti verso una qualità sempre perfettibile. Tutti vogliono sentirsi protagonisti assoluti, soprattutto sul fronte commericale, ma l’Italia continua a confermarsi nel suo antico e consolidato ruolo di Paese dell’olio per eccellenza.
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