L’editoriale che vi apprestate a leggere, dal titolo “L’origine del mondo”, è il medesimo collocato in apertura al numero 12 di OOF International Magazine, a firma del direttore Luigi Caricato (QUI). Lo riportiamo anche qui, sul nostro portale web, invitandovi a leggere l’intero numero della rivista cartacea edita da Olio Officina, che tra l’altro, oper chi lo desidera, è sfogliabile anche digitalmente (QUI). L’invito, altresì, è ad abbonarvi alla sudetta rivista, perché è impensabile che chi abbia in qualche modo a che fare con una materia prima di grande valore com el’olio extra vergine di olova non sia abbonato alla rivista e non possieda l’intera collezione.
Quando tutto ebbe inizio, nacque la civiltà. L’olivo, attraverso il mito di Atena, ne è il simbolo più significativo ed eloquente. Nella contesa tra lei e Poseidone, vince la figlia di Zeus proprio per aver scelto l’olivo quale dono più utile, segno evidente di concretezza. L’olivo è cosa diversa dall’olivastro. Illuminante, al riguardo, il libro del compianto Vincenzo Consolo: L’olivo e l’olivastro, appunto; un romanzo che invito a leggere.
Nell’olivastro emerge la natura selvatica, nell’olivo la natura domesticata dal tocco umano. L’olivo, per Consolo, è il segno della civiltà e della cultura, l’olivastro rappresenta invece lo smarrimento e la perdita di sé e della dimensione dell’umano in una sorte in cui dominano, ingovernabili, la condizione bestiale e la natura incontrollata e sovrana.
Il mito di Atena ci conduce verso quel passaggio fondamentale che è l’acquisizione della civiltà, coincide con i modi attraverso i quali si va manifestando la vita materiale, sociale e spirituale di una comunità di persone. Tutto parte da qui. Per questo, con il numero 12 di OOF International Magazine, interamente dedicato a una visione del mondo al femminile, ho subito pensato che per ritrovare il senso della nostra civiltà si debba necessariamente tornare alle origini – quindi, all’olivo – che è anche un modo per ritrovare noi stessi, per rinascere, o per ristabilirsi da un trauma. E l’evento nefasto che abbiamo vissuto tutti nel corso del 2020 – e tutt’oggi ancora stiamo vivendo – senza alcuna distinzione di popolo e nazione, ci consegna a quella dimensione di precarietà in cerca di certezze. E l’olivoèuna certezza. Con l’ingresso in scena del coronavirus noi tutti siamo stati dominati dalla natura, e tutto ciò segna un ritorno al selvatico e all’imponderabile. Si sente pertanto l’urgenza e la necessità di trovare consolazione nell’olivo, non solo sul piano strettamente simbolico. Tuttavia, anche se non tutti ne sono al corrente, la stessa pianta dell’olivo ha subito anch’essa un trauma devastante. Nel Salento, in Puglia, la Xylella fastidiosaha decimato interi oliveti. C’è un vastissimo cimitero di olivi che sta inquietando gli animi mentre una solida economia fondata sulla produzione dell’olio sta cedendo senza più rialzarsi. Si è consumato in questi ultimi anni un danno enorme e ormai irrimediabile colpevolmente sottovalutato dalla società e dalle Istituzioni, lasciando gli agricoltori da soli. La Xylella inquieta gli olivicoltori di tutto il mondo, perché il batterio non è stato individuata solo in Puglia e si sta progressivamente diffondendo. Si ha paura, una grande e inquietante paura. Ecco allora un concerto che ristabilisce l’ordine delle cose. La pianista Beatrice Rana, quasi a sortire una sorta di rito propiziatorio, suona un pianoforte in legno d’olivo proprio collocandosi tra gli alberi di olivo disseccati dalla Xylella. Un atto simbolico, un segno di speranza, un gesto consolatorio e beneaugurante. La musica può salvare il mondo, anche se può apparire una magra consolazione rispetto all’inconsolabile destino, ma c’è sempre il sentimento della speranza, verso il quale anche in maniera inconsapevole noi tutti aspiriamo. Così, quei suoni tra gli ulivi sono e rappresentano il segno della ripartenza.
Quando ho pensato al tema portante della decima edizione di Olio Officina Festival – L’olivo rinasce / Olive Reborn– ho pensato proprio a tutto ciò. E ora, quell’ansia che prima attraversava gli olivicoltori con la Xylella, oggi riguarda noi tutti, per via del virus che ci sta inchiodando a una dura e drammatica realtà che non avevamo in alcun modo previsto. Ecco allora l’olivo, e l’attenzione per questa pianta così cara agli dèi. Sofocle nella tragedia dell’Edipo a Colono riferisce dell’invincibilità dell’olivo: “Nessuno può distruggerlo, né giovane né vecchi. Lo guardano l’occhio di Zeus Morios e Atena dagli occhi verdeazzurri splendenti”. Sì, proprio come gli occhi verdeazzurri di Atea, è verdeazzurro l’albero dell’olivo con le sue foglie, un albero ritenuto thelyed hemeros, ovvero femminile e domestico, armonioso e non più selvatico. L’olivo è dunque tutto ciò, ed è per questo che abbiamo scelto di farlo comparire sullo sfondo nella copertina di questo numero, assieme con la pianista Beatrice Rana in primo piano, proprio perché quella scena è stata per tutti la celebrazione di una messa laica, con un richiamo indiretto ad Atena, che con il suo dono dell’olivo ha fatto segnare la nascita della polis, di una città forte e longeva, centro propulsore di vita civile e politica, nonché luogo eletto e privilegiato di cultura.
Certo, qualcuno si chiederà pure come mai, in una rivista che ha al centro dei suoi contenuti l’olio, e più in generale i condimenti, ci sia stato questo andare a ritroso, fino a giungere alla pianta che ha generato le olive, dalle quali è poi scaturito quello che noi oggi conosciamo essere l’olio extra vergine di oliva. Questa nostra scelta non è casuale, ma segna un percorso, anche interiore, che è stato voluto proprio per richiamare il senso profondo delle origini, affinché tutto torni – almeno con il pensiero – al principio di tutto, a ciò che in seguito ha dato luogo all’olio. È anche un modo per non dimenticare, o trascurare, o sminuire, il valore intrinseco che la pianta dell’olivo ha in sé, con il suo atto generativo.
Nel momento in cui apprezziamo l’olio in cucina e a tavola, mentre ci nutriamo e godiamo della bontà dei suoi profumi e sapori, ci dobbiamo nel contempo impegnare a non dimenticare mai ciò da cui tutto discende: l’olivo.
Una immagine che a me è rimasta sempre impressa, sin da ragazzino, è quella del dipinto di Gustave Courbet, “L’origine del mondo”, perché lì ho trovato l’essenza di tutto. E l’olivo, per molti versi, è proprio l’origine del mondo. Quando perciò acquistiamo un olio, pensiamo anche a tutto quel che ho scritto in merito all’olivo e al suo inestimabile valore. Prendiamo cura di noi stessi acquistando l’olio che ci ha consegnato alla civiltà.
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