Olivo Matto

La grave offesa della Lega Nord all’olivicoltura

Luigi Caricato

Nessun danaro pubblico all’olivicoltura lombarda. I soldi dei cittadini troppe volte sono spesi male, anche perché i politici gestiscono in alcuni casi in maniera discutibile le risorse destinate ai vari settori dell’economia. Non tutti, però. Ci sono anche molti esempi positivi, di politici lungimiranti, capaci di guardare al futuro e di essere anche equi nella distribuzione delle risorse.

La notizia lascia però stupefatti: la Regione Lombardia, intesa come pubblica istituzione, nella persona del suo assessore all’agricoltura, il leghista Giovanni Fava detto Gianni, abbandona di fatto al proprio destino una delle olivicolture più esemplari e prestigiose d’Italia, sicuramente quella che vanta un successo commerciale senza pari, con prezzi del prodotto sfuso che si attestano su quotazioni impossibili altrove, figuriamoci i prezzi del prodotto confezionato.

Eppure, nonostante il grande successo riscontrato sui mercati dagli oli lombardi, proprio quel partito politico che si contraddistingue per lo slogan “Prima il Nord”, la Lega Nord, guidata da quel Salvini che urla il senso di appartenenza alla comunità locale, si rivela inspiegabilmente, odiosamente, grossolanamente superficiale nel considerare quel grande patrimonio di coltivazioni e di persone che da secoli hanno reso celebre l’olio lombardo.

Avevamo avuto modo di dare conto della notizia, pubblicando (QUI) la nota diffusa dal Consorzio dell’olio Dop Garda, contenente le amare dichiarazioni del suo presidente Andrea Bertazzi.
Chi sa di agricoltura conosce, o ha sentito comunque parlare, di Psr, ovvero del Programma di sviluppo rurale. Si tratta di una importante quanto significativa fonte di danaro pubblico, utile quanto necessaria per sostenere e coinvolgere le varie attività agricole territoriali.

Tutte le aziende agricole contano infatti sulla disponibilità di tali risorse, anche perché hanno un urgente bisogno di dare una svolta al proprio lavoro, investendo in innovazioni. Eppure, quando la politica è frutto di improvvisazione, o di mala gestione, alcune volte tali importanti risorse non vanno nemmeno a frutto. Si presentaono all’appello anche situazioni paradossali, come quando per esempio si è costretti a restituire buona parte delle risorse all’Unione europea, perché incapaci di utilizzarle e gestirle correttamente. Ora, per quanto concerne la Regione Lombardia, appare strano, quanto certamente insolito, soprattutto per una regione ricca ed efficiente, sapere che l’assessore del ramo abbia di fatto deciso indebitamente di escludere una categoria di agricoltori, quella di chi coltiva gli olivi, dal Psr, sottraendo così futuro e ogni speranza nel credere in una olivicoltura fiorente.

Ciò che più stupisce, di questa brutta pagina scritta da Fava, è che senza un valido motivo liquida il lavoro di tanta brava gente in maniera autenticamente grossolana, solo facendo due conti. Il comparto olivicolo a livello regionale – precisa l’assessore Fava, in una lettera rivolta al presidente del Consozio di tutela dell’olio Dop Garda – rappresenta solo lo 0,2% della plv regionale e lo 0,2% del comparto oleicolo nazionale.

Per infierire ulteriormente, Fava sostiene che la superficie coltivata a olivi è limitata e, per giunta, l’olio ha un ambito di produzione e commercializzazione che si concentra soprattutto a livello locale e regionale. In sostanza, agli olivicoltori lombardi Fava dice: non contate nulla, continuate pure a fare da soli. “Prima il Nord”, lo slogan, è solo carta straccia, utile per prendere in giro tutti quegli ingenui elettori che ci cascano, così come hanno sempre brillantemente fatto, ormai da troppo tempo, da Bossi in avanti.

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