Olivo Matto

La ricchezza del territorio ci spinge a essere coscienti di ciò che si ha

Luigi Caricato

La ricchezza del territorio ci spinge a essere coscienti di ciò che si ha

Ne avevo già parlato e scritto, ma ora torno volentieri a occuparmi dell’associazione EuVite, dopo esser stato in missione nei luoghi della produzione in Calabria. Ne vale la pena. Per chi non è del Sud, come me, può sembrare una inziativa lodevole tra le tante, ma aver pensato e concepito EuVite in Calabria assume tutt’altro significato. La regione è splendida, ma ha grossi limiti, non solo strutturali. Non è un caso che il presidente dell’associazione, il vignaiolo e olivicoltore Nicodemo Librandi, abbia sostenuto senza nessuna esitazione che la strada da fare è impegnativa ma promettente. Occorre grande coraggio, nel crederci, e io l’ho visto questo coraggio, l’ho percepito molto chiaramente: “Abbiamo tante potenzialità inespresse”, ha sostenuto Librandi, “ma abbiamo anche altre potenzialità che sono state espresse al meglio. Occorre farne tesoro”. Da qui la grande sfida, nell’aver proposto un confronto tra vini calabresi e vini d’altri luoghi, anche esteri, la grande Francia. Ci vorrebbe una esperienza analoga a quella di EuVite anche per l’olio. E infatti sarà così, visto che i vignaioli che ne fanno parte sono anch’essi produttori d’olio, non mancheranno di impegnarsi anche per irscattare gli extra vergini calabresi: “Vogliamo allargare il numero di altri associati, ed estenderli anche ad altri prodotti dell’agroalimentare.

Ciò che sorprende è una amara ammissione: “Abbiamo fatto tanti investimenti, sia in vigna sia in cantina, ma ancora non viene percepito l’impegno profuso nella ricerca, una ricerca peraltro avanzata, in cui sono stati coinvolti i migliori studiosi che il mondo accademico potesse offrire”.

L’ammissione si fa ancor più dolente quando Nicodemo Librandi afferma che la Calabria non sia presente nelle liste dei vini nei ristoranti, “perché siamo una regione che non viene percepita come regione vinicola”. Paradossalmente tale considerazione potrebbe essere fatta anche per l’olio, nonostante la vcalabria sia di fatto la seconda, e talcolta in certe annate la prima regione produttrice in Italia. C’è proprio la necessità di voltare pagina. Non debbono essere solo i brand di alcune aziende a imporsi all’attenzione generale, come è accaduto finora, ma tutta la calabria deve poter emergere.

Interviene anche un’altro personaggio di punta della Calabria vitivinicola e olearia, Statti: “noi vogliamo investire le risorse non soltanto per avere una ricaduta per le aziende, ma anche per gli stessi cittadini calabresi. Ci sono tutte le premesse per raggiungere degli obiettivi così importanti. Gli sforzi compiuti sono stati notevoli”, ha detto. “Non possiamo starcene tranquilli, in attesa di qualcosa di nuoco. E’ necessario cercare il mercato dove c’è il mercato”.

Sarà la volta buona? Io credo proprio di sì.

“La ricchezza del nostro territorio ci spinge a essere coscienti di cio che abbiamo”, conclude Nicodemo Librandi. E aggiunge: “Io sono calabrese, mi piace vivere nella mia terra e ci resto male se non si valorizza il mio territorio”. Ha ragione da vendere Librandi, nel sostenere le sue ragioni più profonde, a testimonianza che quanto ha realizzato dagli anni Settanta ad oggi, è frutto di una sapiente tenacia e di una grande professionalità che premia glisforzi compiuti.

Io – e voi mi conoscete quando credo e mi impegno in cause così nobili – sosterrò, per quanto mi sarà possibile, tale associazione, nel portare avanti una progettualità così fascinosa quanto rischiosa, così seducente quanto insidiosa.

Sono convinto che la volontà faccia tutto il resto, anche quando il territorio sembrerebbe (o potrebbe) remare contro. Impegniamoci tutti, consumatori compresi, perchè sono soprattutto loro a non dover tradire l’impegno di chi ha coraggio di dare testimonianza.

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