Olivo Matto

La via di Magis per l’olio

Luigi Caricato

E’ inutile negarlo, il mondo dell’olio sta attraversando una crisi senza precedenti in Italia. Si tratta soprattutto di una crisi di identità, oltre che di valori. Il fatto che l’olio extra vergine di oliva sia ormai in caduta libera, e che le aziende, salvo quelle più strutturate, vivano una stagione nera, è innegabile, e ciò è dovuto in primo luogo a una assenza di strategie, principalmente, ma in particolare a una mancanza di progettualità e di condivisione di intenti tra i vari attori della filiera. Per questo, avendo vissuto sin dal suo nascere il progetto Magis per il vino, a opera di Bayer CropScience, ritengo che la stessa felice esperienza possa essere portata avanti anche con l’olio.

All’inizio se ne era parlato, ma io avevo dissuaso chi aveva concepito il progetto Magis: troppi i rischi, con un comparto olivicolo immaturo e poco autonomo, soggetto ai diktat delle associazioni di categoria, in primis di Unaprol, la grande madre che non fa crescere i propri figli pur di tenerli a sé e non dar loro la possibilità di concretizzare i propri sogni e le proprie aspettative, crescendo e realizzandosi. Allo stato attuale, però, nel clima di grande conflittualità e confusione che si vive ogni giorno, non intravedo un’altra soluzione possibile, se non quella di un progetto Magis anche per l’olio.

Per conoscere tale progetto, si può consultare il sito internet dedicato. Si tratta del primo e più avanzato progetto per la sostenibilità della produzione del vino in Italia. Non è un caso che la voce latina magis significhi “sempre meglio”. Magis – si legge in un documento programmatico – significa “agricoltura di precisione, che vuol dire fare solo quello che serve, solo dove e quando serve, registrando e controllando tutto”.

Ora, andando al di là dei contenuti specifici, caratterizzanti il progetto Magis, ciò che vorrei qui evidenziare, non è tanto il progetto in sé – con il protocollo predisposto con grande cura di particolari e seguito con la massima attenzione da un Comitato tecnico-scientifico che vede all’opera i migliori esponenti della ricerca pubblica nazionale – quanto invece lo spirito che muove tale progetto, l’animo con cui lo si affronta.

Così, mentre nel mondo dell’olio ci si ferma a qualche ingenua formula epidermica – in qualche modo anche fascinosa, per certi versi – come lo è per esempio l’idea di puntare su un presunto olio artigianale, in contrapposizione a un presunto olio industriale, con il progetto Magis evidenzia, più di ogni altro aspetto, il salto di qualità che le aziende vinicole aderenti stanno dimostrando di compiere in maniera matura, non con atteggiamenti superficiali e, consentitemi di dirlo, fanciulleschi.

Per ora, non resta che registrare il successo del progetto Magis. Il mondo dell’olio dovrebbe seguirne l’esempio. Serve un approccio autonomo, ispirato a una visione laica, sganciata da vincoli imposti dall’appartenenza a organizzazioni di categoria. Fin qui la speranza. Non so, tuttavia, se si avrà mai la possibilità di rendere concreta tale legittima aspirazione. Provare a diventare adulti, di certo non guasterebbe al mondo dell’olio. Penso sia giunto il tempo di abbandonare le logiche del familismo. Le madri che non intendono staccarsi dai propri figli non sono buone madri. I figli che sono sempre dietro le madri, intenti a cercare consolazione, non sono figli in grado di reggere in maniera autonoma le sorti del proprio futuro. Non è giunto forse il tempo di voltare pagina?

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