Tra l’autunno e l’inverno è tempo di olivagione. Di che si tratta? E’ un neologismo che ho voluto coniare per indicare ciò che abitualmente viene fatto passare con la banalissima espressione di “raccolta delle olive”. Perché – mi sono chiesto – continuare a utilizzare queste tre generiche parole quando sarebbe più opportuno concentrare l’intera operazione in una sola e unica parola: o-l-i-v-a-g-i-o-n-e?
Non sarà di sicuro una grande invenzione linguistica, tuttavia mi sento in dovere di proporre puntualmente tale neologismo ad ogni campagna olearia, al posto della solita, desueta e abusata “raccolta delle olive”, fin troppo banale e generica.
Memorizzate perciò questa parola: olivagione. La cultura di un popolo la si nota anche da questi particolari. Noi italiani, che pur vantiamo solide radici in fatto di olivicoltura, non siamo riusciti a imporre, pur in tanti secoli di produzione olivicola, una espressione così centrale.
I francesi, per contro, nonostante che con l’olio abbiano poco a che fare, a parte l’area della Provenza e della Corsica, si ritrovano già da tempo nel vocabolario l’espressione olivaison!
E allora eccomi: io ho pensato a “olivagione”, che non è certo una grande soluzione linguistica, ma resta sicuramente la scelta più dignitosa, rispetto alla formula finora adottata.
Raccolta delle olive è qualcosa di indistinto che svilisce una consolidata tradizione olivicola. Lo so, è difficile abituarsi al termine “olivagione”, ma è necessario tuttavia acquisire piena familiarità: si tratta di un passaggio culturale che è necessario e opportuno intraprendere.
Perché ho scelto la parola “olivagione”? Ho pensato subito al termine “fienagione“, che pure è contemplato dal nostro vocabolario, proprio per indicare l’operazione di taglio e raccolta del fieno. Per questo, appunto, la scelta di “olivagione” è una strada che ritengo percorribile. Si tratta solo di abituarsi, e, credetemi, non è un semplice capriccio, il mio, ma la necessità di dare un senso a un lavoro antico.
Noi diciamo infatti “vendemmia”, e non più “raccolta delle uve”. Ricorriamo al termine “vendemmia” perché esiste una solida cultura enoica, evidentemente ben più radicata rispetto a quella oliandola.
Vendemmia è parola bellissima e suggestiva, deriva dal latino vin-dèmia, ovvero da vinum, vino, uva, e demia, da demere, e quindi prendere, togliere.
Quando un popolo si ritrova le parole giuste, vuol dire che ha acquisito un grado di civiltà superiore, non più soltanto su un piano linguistico in senso stretto, ma anche in quella dimensione più propriamente quotidiana che riguarda tutti, non solo gli addetti ai lavori.
E ora, a proposito di olivagione, ecco le previsioni della campagna olearia 2010-2011, tuttora in corso. Per ciò che concerne l’Italia, i numeri presentati nell’articolo pubblicato su “Teatro Naturale” sono storicamente quelli più vicini al vero, contrariamente a quanto viene invece diffuso come dato ufficiale, in genere gonfiato in eccesso (e potete benissimo immaginare il motivo)…
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.