
E’ arte, solo arte. Non preoccupatevi. L’autore di questa perfomance è l’artista romano Benedetto Marcucci. L’opera, consistente in 54 grandi barattoli perfettamente chiusi e sigillati dalla ceralacca, è esposta da oggi fino al 16 gennaio 2011all’interno del Macro, il Museo di arte contemporanea di Roma. Poi, a partire da giugno, i 54 volumi dell’arcinota Enciclopedia Italiana Treccani voleranno verso gli Stati Uniti, per essere esposti presso l’Istituto italiano di cultura di New York.
Ora, la domanda è: ma che olio è stato scelto da Marcucci per accogliere la pregevole Enciclopedia? Un banalissimo olio da seme, o un olio extra vergine di oliva?
La questione non è secondaria, visto che ad una grande opera dell’intelletto che onora il nostro Paese si debba necessariamente prevedere un olio di grande qualità e alta valenza simbolica.
L’opera di Marcucci è stata presentata ieri dallo stesso artista, il direttore del museo Luca Massimo Barbero, e l’assessore alla cultura della Città di Roma Umberto Croppi. Il motivo di questa iniziativa è scaturito dallo stato di forte crisi che sta attraversando la Treccani, soprattutto in ragione della rivoluzionario presenza nel web di enciclopedia come Wikipedia, e da qui la necessità di conservare in qualche modo un solido patrimonio culturale qual è appunto la Treccani, per preservarlo.
Benedetto Marcucci, per quanti non lo conoscessero, è nato nel 1967 a Roma. A vent’anni ha conosciuto Mario Schifano diventandone l’assistente. Risale al 1992 l’esordio con una mostra personale al Salone del Libro di Torino, con la serie “Sottoli”. Nel 1993 ha allestito a Roma, per lo Studio Morbiducci, “Esprimersi con i piedi”. Nel 1999 alla Galleria nazionale d’arte moderna espone un’opera di una serie rimasta incompiuta: “Nuda famiglia”. Non è un’artista a tempo pieno, in qualità di giornalista professionista ha lavorato per “Liberal”, “Il Foglio”, “il Giornale”, “Vanity Fair”, ed è autore di trasmissioni televisive Rai. Già Capo ufficio stampa e portavoce del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, oggi è consigliere della Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
Ecco quanto si legge nel catalogo.
Scrive Umberto Croppi:
“Potremmo dedicare questa installazione, quest’opera, quest’evento a Salvatore Settis e a tutti quelli che considerano ogni forma d’uso, di contatto, di godimento, perfino ogni sguardo un affronto alla sacralità dell’oggetto. Non è un’azione esemplare, una provocazione intellettuale. Non è nemmeno un gesto d’artista, Marcucci non arriva a prendersi così sul serio, tanto che il suo lavoro principale continua ad essere un altro. Proprio per tutto questo la sua opera aspira a essere qualcosa di più: un’opera d’arte”.
Scrive Marco Ferrante:
“Per Benedetto Marcucci, nella teoria generale del libro sott’olio, il progetto della Treccani racchiude tutte le caratteristiche fondanti, ma in forma larga. E’ un’idea, ma diventa simbolica: ai tempi della digitalizzazione, niente più di una enciclopedia in volumi da’ la misura del feticismo culturale della modernità, dunque va sott’olio perché la si usa sempre meno. Inoltre, non è semplicemente un oggetto, ma un intero scaffale di oggetti. Ed è difficile stabilire – da questo punto di vista – il grado di parentela tra la Treccani sott’olio e il barattolo singolo, più estemporaneo, artigianale, e in un certo senso personale perché dedicato e perché domestico, come tutte le conserve del resto”.
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