Questo editoriale è stato publicato nel numero 9 del mensile Oliocentrico, pubblicazione che potete sfogliare cliccando QUI. Si mette in evidenza un mese di febbraio di energie positive. Purtroppo è seguito un periodo difficilissimo, epocale per il nostro Paese, per il dramma che segue le vicende della diffusione del contagio da coronavirus. Auguriamo a tutti di superare il prima possibile questa fase alquanto complessa e ardua.
Febbraio ha portato con sé il carico di tante energie positive. La soddisfazione è grande: si è conclusa con successo la nona edizione di Olio Officina Festival e ho subito una riflessione da fare. Questa volta, eccezionalmente – per via dell’anniversario dei 60 anni dall’introduzione della categoria merceologica olio extra vergine di oliva, e anche per via del decennale del progetto culturale di Olio Officina – abbiamo introdotto per la prima volta l’ingresso libero alla manifestazione, senza il biglietto di 15 euro giornaliero, come nel passato. C’era un solo vincolo, per motivi puramente logistici e organizzativi: il pagamento di 5 euro per ogni sessione di assaggio.
Il risultato è stato da un lato appagante, perché ormai Olio Officina Festival è un evento atteso di anno in anno; ma in qualche misura deludente dall’altro, perché nonostante la quota di 5 euro, e l’incremento delle sale dedicate all’assaggio, non c’è stato il sold out in tutte le sale. È andato tutto bene, ma non ci sono state le lunghe liste di attesa per gli assaggi cui ci eravamo abituati. La gente (uso questa espressione generica per includere tutti) non è disposta a spendere, nemmeno 5 euro, per assaggiare gli oli in purezza. Infatti le sale più gremite, con molte prenotazioni e una lunga lista d’attesa, erano perlopiù quelle in cui si assaggiava sì l’olio, ma in abbinamento ad altri alimenti. Tutto ciò mi fa riflettere se sia opportuno continuare a insistere, in ogni pubblica manifestazione, nel far degustare gli oli sempre gratis, quasi si dovesse convincere il pubblico ad accostarsi agli oli.
Non so se sia il giusto approccio, io credo che l’olio meriti maggiore considerazione e, così come avviene per i vini, ritengo si debba versare una ragionevole somma di danaro in cambio di un assaggio guidato, comparato e ragionato, anche perché si offre di fatto un servizio e si trasmette un sapere. Credo sia opportuna una riflessione al riguardo. Non bisogna mai far perdere valore a un prodotto e a un servizio qualificato.Vedremo cosa accadrà, con la decima edizione. Ioresto del parere che quando si offre un servizio, questo debba mantenere integro tutto il suo valore.
Occorre far percepire il valore, anche a costo di rimetterci e rischiare, nel caso. Altrimenti l’olio resterà sempre qualcosa di marginale, di periferico e inessenziale. Ora però preparatevi spiritualmente alla terza edizione del Forum Olio & Ristorazione, programmata per lunedì 25 maggio al Palazzo della Stelline. Tema portante: “il carrello degli oli”.
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