Olivo Matto

Se l’agricoltura deve morire, almeno muoia con il giusto necrologio!

Luigi Caricato

Se l’agricoltura deve morire, almeno muoia con il giusto necrologio!

Ci sono persone vere e persone che alla verità nemmeno aspirano. Tutti sappiamo come gira il mondo, ma c’è chi lo sa e agisce, e perfino si ribella, e c’è chi lo sa e fa finta di niente, troppo attento a curare il proprio particolare. Eppure questa Italia che va alla deriva ha bisogno di persone vere e coraggiose, sincere e propositive. Per questo oggi ho avuto piacere nello scambio intercorso tra me e la produttrice Alessandra Paolini, una donna speciale, che stimo moltissimo per la dedizione al lavoro, la lungimiranza e la capacità di guardare alla verità delle cose senza indugiare. E se tanti altri produttori fossero meno inclini a lamentarsi e più audaci nel ribellarsi? Leggete quanto scrive la Paolini, di un’agricoltura morente, se non già morta. Il suo grido di dolore è il nostro grido di dolore. Noi lo condividiamo qui, sul blog Olio Officina, perché alla verità non si può tacere, perpetuando l’inganno che si ripete sempre uguale, come una litania. “Siamo morti – scrive Alessandra Paolini – e vogliono truccarci e far credere che godiamo ottima salute! Che insulto! Perché offrire questa realtà edulcorata e falsa che inganna chi non sa nulla di agricoltura, e offende chi di agricoltura sta morendo? Perché non parlare delle tasse, dell’Imu, della pressione fiscale, della mancanza di mercato, della burocrazia, degli imbrogli degli enti pubblici preposti con complicità delle associazioni di categoria? Perché non raccontare delle aziende ferme, dell’Italia che sta perdendo definitivamente il suo comparto agricolo, perché? Perchè a questo dramma aggiungere anche l’insulto della menzogna?!”

Carissimo Luigi,

scusa lo sfogo, ma penso che tu, amichevolmente, lo possa accogliere e capire!

Ma come è possibile che il settore agricolo sta morendo dopo una lunga indignitosa agonia e “la Repubblica” e Coldiretti cantano alla sua rinascita?

Ma che rispetto c’è nei confronti di aziende che stanno chiudendo, che si trovano in liquidazione, che stanno fallendo, che si stanno riconvertendo (chi ha un minimo di credito con gli istituti bancari) in distese di biomassa (licenziando, quindi, sempre più manodopera) ed oggi si debbono subire la berlina di essere settore di rinascita alla crisi?

Ma come ci si può permettere di ingannare un impiegato di banca, perché questo è l’esempio fatto, dicendogli che fare il “contadino” è meglio, e di offendere un operaio agricolo a tempo derminato senza tutte le garanzie che un pur logorante lavoro fisso può dare, dicendo che la sua posizione è ambita!?

La posizione di chi piange al pensiero che il prossimo anno altre aziende estirperanno, altri ettari diventeranno incolti! E guarda gli esempi che portano! chi coltiva bambù, o cose del genere, certo, perché questo è il vero volto del settore agricolo! Oppure la farmacista che torna alla terra, e beata lei! Peccato che fra poco la sicurezza che la aveva assicurata con il precedente lavoro la vedrà ora perdersi nei meandri del buio agricolo! Siamo morti e vogliono truccarci e far credere che godiamo ottima salute! Che insulto! Perché offrire questa realtà edulcorata e falsa, che inganna chi non sa nulla di agricoltura e offende chi di agricoltura sta morendo? Perché non parlare delle tasse, dell’Imu, della pressione fiscale, della mancanza di mercato, della burocrazia, degli imbrogli degli enti pubblici preposti con complicità delle associazioni di categoria?

Perché non raccontare delle aziende ferme, dell’Italia che sta perdendo definitivamente il suo comparto agricolo, perché?

Perchè a questo dramma aggiungere l’insulto della menzogna?!

Perdonami, Luigi, ma il bolo è troppo forte per tenerlo solo per me!

Ho scritto il fiume di rabbia che non riesco a contenere, e perdonami le focosità verbali e le ricadute formali. Io sono esausta, Luigi, vivo ogni giorno di precarietà sottoposta alla perversa inquisizione che mi chiude, mi angoscia. Siamo nella morsa di un sistema che è al degrado morale, e fluttuiamo senza sapere dove ci trascinano le correnti, teniamo registri, di carico scarico, rifuti, antiparassitari, il Sian: dobbiamo iscriverci, sì no, forse, forse il prossimo anno. Il Sistri: è partito, si, no, c’è una proroga, un cambio, una clausola, stoppato, poi è partito, e, non lo so?

Le fatture a 30, 60, 90. Va scritto, no, va detto, sì, va detto e scritto? Il DVR, quante unità, come si calcolano, chi è il competente, il responsabile, chi mi aiuta, chi devo pagare per sapere, nessuno, qualcuno, cosa, il penale, il penale, il penale, su tutto, su quasi tutto, le sanzioni?

Qual è il corso, il corso per il mulettista, per l’antincendio? Per cosa, ma il muletto rientra? No, fino al 2015 no! E il trattore, sì. Quello sì? Il medico, le visite mediche, ogni quanto farle? Che cosa? Se viene un accertamento in azienda non bisogna fornire i libretti medici altrimenti passiamo i guai con la privacy, ma non li ha presi il medico i libretti? E per la proroga delle assunzioni? no, la normativa che prevede l’aumento è solo per il settore industriali, per questa volta siamo salvi!

Luigi, non son pazza, non ancora, ma forse a breve sì! Ecco, dove vuole finire l’impiegato insoddisfatto! Con tutto il rispetto della sua insoddisfazione, io intanto mi barcameno per farmi pagare le fatture, per farmi fare qualche ordine, perché a breve partono le pesche e la mia cooperativa mi lascerà con i frutti pendenti e i binz non consegnati la mattina per raccogliere! E fra poco i soldi che mi dovevano dalla Regione se ne vanno fra un consulente e un altro, e io ho passato la mia via crucis fra i poveri impiegati tanto annoiati da non poter protocollare le mie carte! Perdonami.

Hai letto il commento di Mauro all’articolo che ho riportato?

(MAURO MONACO: …non ce l’ho fatta a finirlo di leggere l’articolo! la giornalista che trae conclusioni dal comunicato Coldiretti la farei venire, a turno, per uno stage lavorativo nelle nostre aziende… I nuovi giovani “contadini” saranno forse quelli che hanno usufruito del contribbuto per il primo insediamento??)

Ecco quando l’ho letto ho sentito la vicinanza di un fratello di sventura offeso. Sì, offeso come lo sono io!

Ma perché offenderci dopo averci uccisi? Perché?

Perché questi romanzetti rosa? Perché, Luigi, la telenovelas del contadino che almeno ha da mangiare!? Ah, beato lui, vuol dire che almeno è riuscito a pagare tasse e consulenti, altrimenti la terra gliela espropiano! E certo non avrà pagato con i cavoli che ha prodotto, anche se ho letto che una delle idee geniali era il mercatino del baratto: io ti do una pesca, tu mi fai una causa contro l’Anas. Che ne pensi, Luigi, carino carino, no? Molto bohemien, e poi tutti intorno al fuoco a raccontare le storielle che abbiamo letto sul quotidiano “la Repubblica”!

Grazie a te, Luigi, e scusa se ti ho travolto, un po’ come quando si alza la cornetta e si urla la rabbia a un amico, al solo che può capire e non semplicemente per le tue radici, per la tua competenza, per la tua intelligenza, ma perché prima di tutto ciò si capisce con il cuore, quello che impone alla nostra coscienza di non tollerare l’oltraggio e l’obbrobrio della menzogna!

Se l’agricoltura deve morire, almeno muoia con il giusto necrologio!

Un abbraccio. Con la stima di sempre,

Alessandra

Che aggiungere altro oltre a quanto già si è letto? Nulla se non un grande grazie ad Alessandra per aver espresso un pensiero che non lascia adito a dubbi, e che è una lucida rappresentazione di ciò che stiamo vivendo.

Un grande grazie per le dolenti parole, che condivido in pieno, lettera dopo lettera, parola dopo parola.

Io già immagino i contadini puri, quelli senza studi, senza le spalle protette di chi ha studiato e ha la conoscenza dalla sua parte, con la capacità di fronteggiare in qualche modo la burocrazia.

Stanno uccidendo l’agricoltura, è vero, come stanno cercando di umiliare i pochi che ancora resistono. La tua lucida lettura della realtà non contribuirà a cambiare nulla, ma solleverà gli animi di chi si sente solo, una magra consolzione, forse, ma restutuisce la dignità di chi ancora vive e opera in agricoltura. In fondo, dobbiamo ammetterlo, molti accettano supinamente la realtà. La colpa è anche degli imprenditori e degli agricoltori che non denunciano, che non urlano la propria rabbia, la propria indignazione. Resisteremo, resisteremo.

Il vero volto dell’agricoltura non è quello di chi ubbidisce ai soliti noti che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura.

Luigi Caricato

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia