Leggere, leggere, leggere. Da parte mia non verrà mai meno l’invito. Perché non si può accettare l’idea che si possa trascurare la lettura. Ciascuno dei lavoratori della terra dovrà cercare d’ora in avanti di individuare, acquistare e leggere i libri che esprimono un percorso, un tracciato da seguire, un itinerario ideale
Il proprio tracciato, il proprio percorso, il proprio itinerario lo si trova in parte anche nei libri, ma quanti libri ci sono che parlino realmente agli agricoltori? Sarebbe utile che il lettori rispondano a questa domanda.
L’invito a leggere dovrà essere un refrain fisso, costante. Occorre leggere, leggere, senza mai stancarsi. Ma non libri semplicemente utili, funzionali alla propria attività professionale. No, sarebbe troppo comodo. La lettura non può essere finalizzata al solo conseguimento di un risultato.
Il libro che apparentemente non soddisfa un nostro bisogno primario, è quello che va individuato. Decidere di acquistare un libro inerente alla propria sfera professionale lo si da’ come qualcosa di scontato, di ovvio. Anche se in verità non è sempre così.
Quanti, tra gli “addetti ai lavori”, scendono in campo senza nemmeno concepire uno spazio per la formazione, puntando all’acquisizione di un sapere per il tramite di un libro? Sono tanti, forse troppi, quelli che rinunciano perfino alla lettura di un utile manuale. Ma perché – mi chiedo – una tale disaffezione per l’oggetto libro? Perché fa tanta paura immergersi nelle pagine di un testo?
E’ la fatica della lettura forse che frena? E’ l’incapacità di accedere a un linguaggio diverso da quello parlato? E’ solo pigrizia? Quando poi si va oltre, verso quei libri “inutili”, il fenomeno della disaffezione diventa ancora più evidente.
Leggere un romanzo? E perché mai? Un libro di poesie? Oddio, no! Mi chiedo allora il perché il mondo rurale tema di confrontarsi con l’oggetto libro. Perfino le nuove generazioni, purtroppo.
Perché, dunque, un agricoltore, un tecnico, fuggono dalla lettura “inutile”? Eppure esistono scrittori che hanno affrontato temi ineranti la ruralità. Ferdinando Camon, per esempio. E’ un narratore che ha scritto una serie di romanzi e che la critica li ha classificati “contadini”. Quanti hanno letto i suoi libri?
Uno degli ultimi lavori editoriali di Camon è stato pubblicato da Garzanti e ha per titolo La cavallina, la ragazza e il diavolo, ed è un’intensa storia ambientata in una campagna che si confronta con la modernità.
Mi chiedo il perché il mondo rurale continui a ignorare i “propri” libri. Perché il mondo rurale fugge intimorito, se non addirittura strafottente, il mondo dei cosiddetti libri “inutili”?
Forse è giunto il momento di dimostrare il coraggio di abbracciare l’inutile. Occorre ridestarsi!
Acquistando una gran quantità di libri “inutili”, si dà un senso anche alla propria professione. E’ necessario leggere, senza perdere l’opportunità di elevarsi culturalmente.
Il mondo rurale on può vivere senza riferimenti. I riferimenti ci sono. E’ il mondo rurale, purtroppo, che li rifiuta.
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