In fondo è la verità. Ogni italiano che ha a che fare con l’agricoltura è un coldirettiano, anche se non ne ha la tessera. E’ coldirettiano nell’essenza più profonda – e, forse (purtroppo, ahinoi) moriremo tutti coldirettiani. Magari non sarete d’accordo, ma, credetemi, è questa, vi piaccia o meno, la nuda e cruda verità.
L’Italia del disastro attuale è figlia legittima dell’Italia della Democrazia cristiana e delle scelte insensate di allora, pur se giustificate sempre in ragione del delicato momento storico che si viveva in quegli anni. Un puro alibi per giustificare la nostra coscienza impegnata a coltivare l’illusione degli ideali. La verità la conosciamo tutti. Siamo tutti democristiani, e di conseguenza coldirettiani, anche perché fa intimamente parte del nostro vissuto essere (senza necessariamente dichiararsi) democristiani.
Anche il PCI, sotto sotto – e non mi sembra di affermare una eresia, e nel caso qualcuno fosse di parere diverso me ne dispiaccio profondamente – era, più nei fatti che nelle intenzioni, una Democrazia cristiana al rovescio. Se ci pensate bene, è proprio così. Tranne le eccezioni, rare, di chi ha creduto fortemente nei valori – o del cattolicesimo, o del comunismo – la gran parte dei militanti (o elettori) aveva ben altri obiettivi, non certo il coltivare il bene comune. Altrimenti non vi è alcuna giustificazione razionale al fatto di ritrovarci oggi a vivere in un Paese che langue e si trova in uno stato comatoso.
Vi ricordate quando qualcuno (credo, quasi senza incertezza, Indro Montanelli) scrisse a suo tempo “moriremo tutti democristiani”? In effetti, la DC non c’è più, ma restiamo degli inguaribili democristiani fino al midollo. Anche coloro che sembrano, o si dichiarano distanti, sono intimamente democristiani, quindi coldirettiani sin nel profondo delle viscere.
Essere di Coldiretti è come sentirsi al sicuro, quasi fosse una grande madre che pensa a tutto, fino a rimboccarci le coperte prima di andare a dormire. Non tutti gradiranno, questa mia considerazione, ma siamo noi, noi italiani che ci riteniamo (ma solo a parole) liberi, a essere in realtà figli sempre della stessa mamma: la DC.
Non si offendano coloro che si illudono di collocarsi ideologicamente altrove, e comunque da tutt’altra parte. Non è così. Sono i comportamenti che ciascun agricoltore assume, anche involontariamente, a esprimere una adesione cieca, e a volte inconsapevole, alla Coldiretti. Ciò che conta, è garantirsi il pane quotidiano, avere la sicurezza a portata di mano, la pappa pronta, la tranquillità, le energie per andare avanti.
Per questo ci lamentiamo fino all’inverosimile, prendendo a volte anche le distanze – sempre a parole, mai nei fatti – anche se poi, quando alla fine si tratta di decidere per la propria libertà, a vincere è sempre la nostra vera natura: la pancia.
Il miracolo di Coldiretti, e di conseguenza della vecchia e mai defunta DC, sta nell’aver fatto breccia direttamente nel tessuto più intimo degli italiani. Non cambieremo mai, cambieranno i nomi e le circostanze, e magari prima o poi scomparirà anche la Coldiretti, come è scomparsa dalla scena pubblica la DC, ma si resterà sempre radicati nel grembo della stessa grande madre, la quale sarà per tutti e sempre la stessa madre.
Tranne i pochi che dicono e diranno “no, no e no”, i restanti, la gran parte, non si muoverà nemmeno di una virgola.
Io tuttavia no, non morirò democristiano, figuriamoci coldirettiano.
La libertà, l’indipendenza prima di tutto. Anche a costo di essere annientato. Perché, in fondo, un uomo che non è libero è solo un corpo vivente che è morto dentro.
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.