Facebook ogni tanto mi rievoca i ricordi proponendomi di condividere vecchie foto. Oggi ne ho trovata una che riporto di seguito, fatta, dalla parte del pubblico, dal titolare del Frantoio Oleario Gervasi. Così, a rivedere quella foto, che ho prontamente condiviso, mi rammento un periodo nero per l’Italia dell’olivo e dell’olio. Ora vi dico io qual era il contesto della foto. Ero nell’aula magna del Liceo Scientifico Marie Curie di Monopoli, il giorno 7 novembre 2012, impegnato a moderare un convegno in difesa degli olivicoltori e frantoiani lasciati soli e abbandonati dalle loro organizzazioni di riferimento (a parte alcune eccezioni, per fortuna). Ero lì per vicinanza affettiva. Si sentivano minacciati in quanto produttori d’olio coltivatori di alberi secolari, quindi con oli buoni o accettabili ma non eccellenti – poiché, va chiarito, è una vera sfida mantenere in essere un olivo secolare e nel contempo ottenere oli di gran pregio. Questi produttori figli di un dio minore venivano accusati di non fare un olio di qualità da chi invece, facendo i gradassi con la storia degli alchilesteri (un parametro di qualità), li disdegnava e perfino li ridicolizzava. Sono stati mesi difficili con battaglie dure, senza esclusione di colpi. Anche se le bastonate erano provenienti solo da una parte malata del comparto, quella facente capo ad alcune organizzazioni di categoria. C’era dunque una parte malata che si muoveva contro una parte sana e autentica. Il ridicolo, in tutta questa faccenda, è che ora non si parla più di alchilesteri – è questione passata in ombra. Tuttavia, da un lato si pretende ancora oggi che gli alberi secolari non si espiantino (come è giusto che sia quando ha ancora un senso e una logica mantenerli produttivi); dall’altro, e con vergognosa arroganza, si pretende che i coltivatori di questi alberi ottengano oli extra vergini impeccabili, eccellenti, con parametri ineguagliabilmente perfetti, dimenticando però che dagli alberi secolari oltre a una quota minoritaria di olio extra vergine di oliva, si ottiene per lo più olio vergine di oliva, oltre a olio di oliva vergine lampante. Insomma, le persone perbene sanno che non si può chiedere di mantenere l’albero secolare e insieme pretendere che questi produttori producano solo oli eccellenti. A pensarci, che brutta gente circola ancora in giro in Italia. Che brutti ricordi, all’epoca. Tutto iniziò nel 2011. Io subì una dura scomunica da parte del gruppo di potere che ancora imperversa in Italia. Subì un isolamento totale solo per aver difeso quegli olivicoltori veri e autentici, paladini del paesaggio e di una civiltà rurale fondata ancora sul rispetto – civiltà che è ormai scomparsa, oggi, per via dell’arroganza di chi detiene il controllo dell’agricoltura in Italia, mantenendo continuamente sotto scacco il Paese. È stata proprio una brutta pagina, per la storia olivicola italiana, e ancora, occorre ammetterlo, non si è voluto voltare pagina. Tutto resta come sempre, immutato.
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