Si conosce così poco l’olio extra vergine di oliva che si arriva al punto di demonizzare – per paura che gli extra vergini perdano visibilità e attenzione – gli oli da olive che non siano extra vergini. In molti ignorano ciò che nei libri di “industrie agrarie” ancora oggi compare quando si presentano le varie categorie merceologiche degli oli da olive presenti sul mercato al dettaglio. Tale paura coinvolge anche quelli che sembrano essere addetti ai lavori, o titolari di aziende agricole, o addirittura persone che si sono o diplomate in un istituto tecnico agrario, o perfino laureate in agraria. Cosa sta succedendo? Perché questa mancanza di cultura. In fondo sappiamo bene che chi conosce e padroneggia la materia non può certo avvertire la minaccia della presenza degli oli diversi dall’olio extra vergine di oliva. Se lo stesso legislatore impone che in etichetta compaia la scritta “olio di categoria superiore” vorrà dire che non c’è da allarmarsi. O no? Siete curiosi di leggere un messaggio, offensivo e intimidatorio, che mi è giunto in privato sul mio profilo facebook? Leggetelo, allora.
Gent.mo sig. Caricato, si ricorda di me? Tempo fa abbiamo discusso riguardo gli oli monovarietali, la vendita diretta ecc. e io le rimproveravo più di qualcosa. Vedo che col tempo le cose peggiorano. Ma è mai stato in un sansificio? Penso proprio di no. La sansa, rifiuto speciale, trattato come tale e lavorato con solventi chimici dovrebbe essere usato come carburante o altro ma non come alimento. Quindi se le piace lo mangi lei ma faccia a meno di promuoverlo, anzi cerchi di promuovere gli oli extravergini di oliva italiani. Cordialmente
C. R.
Ecco cosa ho risposto io, lapidario, al signor C. R., persona con alle spalle studi presso un istituto tecnico agrario pugliese:
Lei è molto gentile a mandarmi in un sansificio. E’ una lacuna che va effettivamente colmata.
Così, dal momento che non c’è più nulla su cui discutere, avendo perso già inutilmente del tempo qualche mese fa con questo signore, in un dialogo in forma scritta sul profilo facebook di una incolpevole giornalista che aveva postato qualcosa intorno all’olio.
Posso solo dire che la mancanza di cultura contagia proprio coloro che sembrano possedere alcune conoscenze del prodotto e della materia. Il fatto è che quando le persone si irrigidiscono, radicalizzano il proprio pensiero, e non riescono ad aprire la loro mente alla complessità. Ragionano in maniera elementare e binaria: o questo o quello. Non capiscono che la realtà è molteplice.
Questo signore mi ha fatto a suo tempo la predica per difendere i monovarietali, ma lo ha fatto attaccando gli oli che non sono monovarietali.
Questo signore mi ha fatto a suo tempo la predica per difendere la vendita diretta, ma lo ha fatto attaccando le altre tipologie di vendita.
Quando non si è in grado di formulare un pensiero complesso, si tende sempre ad andare contro qualcosa. Mi piacciono gli oli denocciolati? Allora demonizzo gli oli prodotti con la molitura dell’intera oliva. Mi piacciono gli oli monovarietali? Allora demonizzo i blend. Mi piace la vendita diretta in azienda? Allora demonizzo la vendita effettuata presso negozi che non siano riconducibili a una vendita diretta. Il meccanismo è questo, ed è un chiaro sintomo di un vuoto culturale, ma soprattutto di un lacerante vuoto di pensiero.
Per il resto, inutile evidenziare il fatto che la sansa non è assolutamente da considerarsi un rifiuto speciale. Che lo dica un addetto ai lavori come il signor C. R. fa riflettere molto sullo stato di preparazione di chi crede di conoscere la materia.
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