Saperi

È accaduto qualcosa. Mi ha chiesto: posso entrare?

Narrazioni. Non è facile dare suono alla parola, in certe occasioni. Abbiamo percorso quelle strade fra acqua e terra, sotto un sole cocente che stenta ad abbandonare il piacere di seccare tutto il verde che incontra per arrivare in un posto preciso in cui si sarebbe rivelato quell’incognito che sentivamo dentro di noi ma che rifiutavamo di accettare

Massimo Cocchi

È accaduto qualcosa. Mi ha chiesto: posso entrare?

Oggi, 25 agosto 2021, sono uscito con la donna che amo. Essere con una donna speciale dentro e accorgersi di questo non è cosa facile, perché tutto farebbe pensare che non lo sia, il suo scondizionato atteggiamento verso la vita, il suo ricoprire quel corpo sinuoso, a volte, nel modo più stravagante e non conformista, il suo pensare off line, eppure se lo sai percepire è una donna che diventa straordinaria perché coniuga ilsuo anticonformismo alla devozione, la sua stravaganza alla carità, il suo essere “diversa” alla pietas.

È donna che nasce in terra di confine, in quel pugno di terra bastarda che soprattutto da noi intreccial’appartenenza all’orgoglio di essere, che nasce laddove terra e acqua si susseguono con un ritmo incalzante, laddove sabbia e acqua salata sono sempre presenti a ricordarti che sono gente di valle, laddove le lacrime assomigliano all’acqua di sale che si confonde con la terra.

È accaduto qualcosa, oggi, che mi ha fatto percepire la sua diversità che vorrebbe nascondere in sentimenti che non siano rivelabili e comprensibili.

Abbiamo percorso quelle strade fra acqua e terra, sotto un sole cocente che stenta ad abbandonare il piacere di seccare tutto il verde che incontra per arrivare in un posto preciso in cui si sarebbe rivelato quell’incognito che sentivamo dentro di noi ma che rifiutavamo di accettare.

Abbiamo varcato la soglia di una chiesa di modesto arredo ma che si affida all’onestà di chi entra e abbiamo comprato candele benedette che potresti tranquillamente prendere senza pagarle e ci siamo impegnati a fare di conto per lasciare il giusto obolo, poi siamo usciti girando qua e là per giungere al momento in cui, ineluttabilmente, qualcuno avrebbe espresso una sentenza, non opinabile come quelle che ci commina, molte volte, la giustizia.

La sentenza delle immagini che da lì a poco avrebbero percorso un corpo rivelandone quei segreti che non vorresti mai sapere ma che, comunque, in cuor tuo già immaginavi anche se, nell’egoismo della mente, cercavi di rifiutare.

Mi stava vicino, con il calore del suo corpo attraverso l’abbraccio alla vita, lei con la quale non c’era storia, lei che solo il caso mi aveva affiancata.

Mi ha chiesto: posso entrare?

Penso che volesse, ad un tempo, avere contezza del fatto che non le avrei raccontato bugie e, nello stesso tempo, testimoniare un sentimento che sgorgava limpido come acqua di fonte chiara e fresca in quel magma di caldo, sole, acqua salata e terra di sabbia.

Abbiamo pazientemente aspettato in quel corridoio delle illusioni che arrivasse il momento, quel momento è arrivato come la sentenza letta in quelle immagini, siamo usciti in silenzio, non è facile dare suono alla parola in certe occasioni, tuttavia, ci siamo incamminati e, a un certo punto mi ha detto: “guarda che bel vestito per la Carlotta”, bene ho risposto entriamo e compriamolo”

Era certamente il suo modo per riavviare il dialogo dopo l’interruzione di un greve silenzio e lì sta il riscatto dell’apparire nella sostanza di quanto ti sta dentro, lì ti accorgi della fragilità che fa da confine fra uomo e donna, quando questa ribadisce la sua centralità biologica rispetto al creato, quando l’essere mamma è ciò che fa la differenza.

Non credo che questo particolare stato d’essere apparterrà mai all’uomo, e, a quel punto, mi ha detto: “la tua forza vincente deve essere nell’espressione del positivo”.

In tutto il tempo trascorso assieme, non ci siamo abbracciati stretti, stretti, come al solito, quasi a pensare di non volerlo fare per il timore che non potesse ripetersi, lo rifaremo e sarà bellissimo.

“Del doman non v’è certezza, scriveva Lorenzo de’ Medici nella triviale interpretazione del godimento del presente, ma, forse, non aveva completamente ragione, perché io so che domani avrò certezza di ritrovarmela al fianco, qualunque cosa accada, nel piacere e nella felicità dell’anima.

In apertura, foto di Olio Officina

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