Saperi

Alice Munro, la scrittrice dall’anima rurale

Il Premio Nobel 2013 per la letteratura è stato assegnato all’autrice di racconti forse tra le più apprezzate al mondo. Bravissima nella forma narrativa breve, è la prima canadese a vincere l’ambìto premio. La sua famiglia di origine è stata di agricoltori e allevatori. Lei stessa ha lavorato in campagna

Olio Officina

Alice Munro, la scrittrice dall’anima rurale

E’ un’autrice di racconti. In Italia la narrativa breve non viene molto apprezzata, ma è proprio il caso di leggere, soprattutto ora, i suoi libri. C’è da ricredersi su questo antico pregiudizio tutto italiano, e non solo. I racconti, se scritti bene ed efficaci, sono alta letteratura. L’accademia svedese le ha riconosciuto proprio questo merito. E la Munro effettivamente è un’assoluta maestra della forma breve. Lei è contenta, come è ben prevedibile che lo sia chi riceve una notizia simile. E’ contenta perché attraverso questo importante riconoscimento l’attenzione sarà ora rivolta anche agli scrittori canadesi.

E’ nata a Wingham il 10 luglio 1931 in una famiglia di agricoltori, lei stessa lavorò in campagna, raccogliendo tabacco. Una vita interamente dedicata alla scritura, tanti libri pubblicati, tra cui i seguenti, tradotti in Italia: QUI.

Paradossalmente, proprio nel luglio scorso ha dato il suo addio alla scrittura. Su facebook in tanti hanno saluto con gioia l’assegnazione del Nobel. Riporto quanto hanno scritto gli scittori Andrea Carraro e Simona Vinci.

“Io sono molto felice del premio Nobel alla Munro”, ha scritto Andrea Carraro. “Per diversi motivi. Primo perché è molto brava e ha uno stile personalissimo e una concezione del tempo narrativo che trovo modernissima e affascinante (come spiega assai bene Stefano Iucci in un suo post). Poi perché è una donna e di questi tempi premiare una donna in qualunque campo mi pare un segnale significativo e importante. Ancora: perché scrive short-story: un genere che adoro e che è ingiustamente sottostimato da noi a livello editoriale e non solo, oppressi come siamo dalla dittatura della forma-romanzo (che oltretutto per tradizione ci appartiene molto poco)”.

“I racconti di Alice Munro mi hanno sempre fatto lo stesso effetto di quelli di Raymond Carver”, ha sostenuto la scrittrice Simona Vinci. “Cominciavo a leggere, mi veniva l’ansia e poi mi deprimevo, allora chiudevo il libro e pensavo: li leggerò quando sarò più vecchia e riuscirò a comprendere gli angoli ammuffiti e impolverati della vita, quelli scomodi, quelli senza via d’uscita, quelli dove giacciono le briciole, i frammenti di vetro esploso e gli insetti mummificati, ma anche le cose preziose e gli incanti che abbiamo perso per strada. Adesso sono più vecchia, quegli angoli comincio a conoscerli bene, dunque festeggerò il Nobel alla letteratura di Alice Munro ricominciando daccapo con i suoi bellissimi racconti”.

La Mondadori le ha dedicato un “Meridiano”, dal titolo Racconti, mentre La danza delle ombre felici, sua raccolta di racconti con cui ha esordito, è nelle librerie italiane, fresco di stampa nella collana dei Supercoralli Einaudi, nella traduzione di Susanna Basso.

Foto tratta da Internet

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