Saperi

Bellezza, segreti e riflessi. La città eterna con gli occhi di Andrea Camprincoli

Zampilli romani. Passeggiata letteraria tra le fontane della capitale è una boccata d’aria fresca, capace di rivelare l’invisibile, quanto certo, legame tra l’opera e l’ambiente circostante: molti celebri racconti racchiudono in sé passi scaturiti dal gioco di luci e forme di alcune fontane di Roma. I luoghi descritti si caricano di poesia, facendo sognare il lettore e riportandolo con la mente a libri e momenti intramontabili

Marco Lanterna

Bellezza, segreti e riflessi. La città eterna con gli occhi di Andrea Camprincoli

È sempre più raro imbattersi in bei libri dedicati ad aspetti nascosti delle città.

È una letteratura che sta scomparendo, stretta dallo sbrigativo efficientismo delle guide e dall’occhio semidivino della Rete che quasi rende superfluo immaginare.

Eppure quanti nostri scrittori offrono il loro meglio in una misura civica, di memoria cittadina per dir così (si pensi a Cesare Angelini o a Pietro Paolo Trompeo o ancora al primo D’Annunzio bizantino e romanista).

Ben venga quindi questo volume appena composto da Andrea Camprincoli: Zampilli romani. Passeggiata letteraria tra le fontane della capitale (edizioni Ponte Sisto).

Lei è una brava giornalista culturale e, a quanto pare, anche un’indagatrice amorosa di Roma – la sua città – e delle sue sterminate bellezze.

“Se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana” confessa il Piccolo Principe di Saint-Exupéry.

La Camprincoli l’ha preso a modello e con le oltre duemila fontane di Roma (Roma regina aquarum dicevano gli antichi) ha messo assieme un volume davvero sontuoso, unico nel suo genere, di vera scoperta.

Scrittori, filosofi, artisti – tra cui Nietzsche, Dickens, Gogol, Rilke – vengono colti nelle loro inaspettate fascinazioni acquoree; dove cioè attraverso la loro parola si confrontano in una gara di virtuosismo coi giochi capricciosi e imprevedibili delle acque romane.

Leggendo capiamo meglio anche il genio di Leonardo da Vinci, perché stesse assorto per ore a osservare i gorghi rapinosi nel tentativo di penetrare il mistero dell’acqua: questa “non forma” capace di tutte le forme che da Talete sino alla scienza viene posta all’origine della vita.

Ma il volume, col suo ricco inusuale florilegio, ci rivela qualcosa di più: il legame tanto invisibile quanto certo tra l’opera e l’ambiente (quello che Taine definiva milieu, secondo lui una delle coordinate d’ogni possibile creazione artistica).

L’autrice infatti ci mostra – col garbo di chi sussurra senza mai discettare – come alcuni passi di opere celeberrime scaturiscano dal gioco di luci e forme di alcune fontane romane, ne siano anzi il più segreto zampillo.

Sicché ci riesce impossibile dopo aver letto il libro guardare per esempio alla Barcaccia senza sovvenirci di Keats e del suo epitaffio a essa ispirato: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua”.

I luoghi si caricano come per magia di poesia e la poesia di riflessi e scrosci.

Forse il modo migliore per leggere questo Zampilli romani sarebbe alla maniera di Stendhal nelle Passeggiate romane: da esteta che bighellona qua e là, alzando di tanto in tanto gli occhi dal libro, per constatare la precisione e la rispondenza delle sue descrizioni.

Così pure dev’essere stato scritto dalla Camprincoli, alternando a lunghe ricerche in biblioteca, delle assorte passeggiate col taccuino in mano.

In tempi di covid, questo volume en plein air è uno sprazzo di luce, una boccata d’aria fresca, un vero zampillo di vita.

In apertura, foto di Olio Officina©

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