Saperi

Due giovani scrittori

Dalle mura al mare: personaggi. Il “postino” e lo “scarparo” si scambiano battute mentre leggono i versi dell’uno e le prose dell’altro in una continua alternanza di ruoli. Così è il poeta a leggere Prose per viaggiatori pendolari, il narratore a leggere i versi di Le cucine celesti. Ma chi sono questi due personaggi? Cosa sappiamo di loro?

Mariapia Frigerio

Due giovani scrittori

Si aggirano per le strade di Lucca, allampanato l’uno, balzachiano l’altro e, quasi Don Chisciotte e Sancho Pancia, si possono incontrare nei saloni di Villa Rossi a Gattaiola da Francesca Duranti, così come in ambienti più semplici, ma per pochi estimatori, come il ristorante-ritrovo Vino & Kino.

Il “postino” e lo “scarparo” si scambiano battute mentre leggono i versi dell’uno e le prose dell’altro in una continua alternanza di ruoli.

Così è il poeta a leggere Prose per viaggiatori pendolari, il narratore a leggere i versi di Le cucine celesti.

Ma chi sono questi due personaggi? Cosa sappiamo di loro? Di certo che sono giovani.

Roberto Amato, come scrive di lui Manlio Cancogni, «pare uscito da un racconto nordico di maghi e stregonerie».

E in effetti un’idea di mistero ci viene non solo dal suo fisico, ma dal mistero della sua biografia. Poco si sa di lui o, forse, poco vuol farci sapere.

Sappiamo, però, che ha frequentato il Conservatorio di Lucca, che dipingeva, che ha pubblicato poesie su «Nuovi Argomenti» e «Paragone» fino alla vittoria del Premio Viareggio con Le cucine celesti.

Sappiamo che è facile trovarlo nella piazza del mercato coperto di Viareggio ad aiutare la moglie che ha un banco di scarpe.

Sappiamo che è amico di Trasciatti, sappiamo che è molto stimato da Cancogni per cui ha scritto un poemetto, Gli sposi, dedicato a lui e a sua moglie Maria Vittoria, per tutti Rori.

Per il resto tutto è nei suoi versi «…Ventofino marito della Settima/l’ultima e la più tenera/la più amorosa/di tutte le consorti» «…Mio figlio Lapo…si accorse subito/ fin dal primo vagito/ che le mie mani erano fatte d’aria» «…mi spargo il sale/l’aceto e un po’ di vento/e un po’ di cenere in capo».

Giovane, più giovane addirittura, è Alessandro Trasciatti.

Lui, a differenza dell’amico, non è avaro di dati biografici.

Si sa così che è laureato in Lingua e Letteratura Francese, che ha lavorato come archivista e che successivamente si è impiegato alle Poste Italiane «messaggero celeste su due ruote», per dirla con Cancogni.

Oltre a pubblicare su piccole, prestigiose riviste, ha collaborato con diversi artisti e realizzato una dozzina di plaquettes in prosa e in versi, uscite presso piccole stamperie d’arte. Tra queste L’amore in sogno (poesie “fagocitate” dai disegni di Marco Maffei e divenute anche esposizione).

Sappiamo che nel 2002 approda finalmente in libreria con Prose per viaggiatori pendolari, racconti che difficilmente superano venti, trenta righe scritti in una prosa semplice e asciutta.

«In ogni casa c’è una porta che non viene aperta quasi mai» «C’è una porta, in casa nostra, che rimane sempre aperta e che nessuno riesce più a chiudere»: due incipit folgoranti per le due brevissime prose Porte aperte e Porte chiuse.

Così tra porte che non si aprono, porte che non si riescono a chiudere, mani d’aria, capi sparsi di vento i due amici passeggiano per le vie e lavorano in attesa che i nuovi racconti e il romanzo dell’uno, le nuove poesie dell’altro trovino presto candide pagine ad accoglierli.

Marzo 2006

Sono passati quasi vent’anni dalla data in cui scrissi questo articolo. Restano però, sia Trasciatti che Amato, ugualmente giovani, perché come tali erano nati in contrapposizione ai «Due vecchi scrittori» (Cancogni e Ponsi) della mia immaginaria rubrica Dalle mura al mare: personaggi.
E, nel frattempo, di strada ne hanno fatta…

In apertura, profilo del Trasciatti disegnato da lui stesso

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