I lipidi in 50 anni di ricerca
L’opera magistrale di tre grandi maestri - Umberto Pallotta, Pompeo Capella e Edoardo Turchetto - è stata trasmessa, anche nello spirito più profondo, in altrettanti studiosi e amici inseparabili, compagni di vita e di scienza, tra i quali si contempla chi scrive, Lino Frega e Gianni Lercker. Un fortunatissimo passaggio di testimone che, per aspetti diversi ma complementari, nel passaggio generazionale ha portato a sviluppare ricerche sull’affascinante tema dei lipidi nei loro aspetti chimici, tecnologici e metabolici, con in più il coraggio di andare controtendenza a quelli che sembravano fino all’altro ieri assunti inamovibili
Oggi al mio risveglio, un’ora sempre “presta”, dalle finestrelle della camera che accoglie i miei pensierosi e agitati sonni, uno spazio in una delle torri di tufo della Tonnara di Solanto, un angolo della meravigliosa Sicilia, mi è sovvenuto il famoso versetto del Carducci: …e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar…
Già, perché il Maestrale si annunciava nelle schiume biancastre che si rincorrono di onda in onda fino allo spumeggiare finale degli spruzzi che si alzano sulle rocce.
Niente altro, nella mia visione, come il Maestrale sembra riportarti nell’irruenza dell’onda, l’irruenza dei ricordi, di ricordi che s’infrangono nell’oggi e che, come nelle magie, ti sollevano lo spirito dalle cose terrene per farti bussare timidamente alle sempre meno frequenti opportunità di sentirti felice.
Alcuni giorni fa ho avuto l’occasione di recuperare uno scritto che raccontava
Dal 1963 al 2013, da Umberto Pallotta, Pompeo Capella e Edoardo Turchetto in poi: “I lipidi in 50 anni di ricerca”
Un’epoca vissuta con quei Maestri che hanno fatto crescere tre amici inseparabili, compagni di vita e di scienza quali sono il sottoscritto, Lino Frega e Gianni Lercker e che, per aspetti diversi ma complementari, hanno sviluppato ricerche sull’affascinante tema dei lipidi nei loro aspetti chimici, tecnologici e metabolici, devo dire, anche con discreto successo e anche con il coraggio di andare controtendenza a quelli che sembravano assunti inamovibili.
Ne riassumo brevemente alcuni passi salienti.
Sono trascorsi 40 anni da quando entrai nel glorioso Istituto di Biochimica dell’Università di Bologna e cominciai ad occuparmi di lipidi, di acidi grassi e del loro metabolismo tissutale e cellulare. Era quello il tempo della demonizzazione dei grassi saturi e del colesterolo, erano considerate sostanze che “facevano male” all’organismo. Devo dire, per onestà intellettuale, che la nostra “Scuola” mai per un momento ha creduto in quest’assioma, com’è documentato nella lunga sequenza dei lavori scientifici prodotti. Anche la Scienza come la politica è sovente dominata da movimenti di pensiero e da leadership che risentono d’interessi che poco hanno a che fare con la conoscenza dei fenomeni, con la speculazione scientifica vera, documentata e critica. Comunque, non è questo tempo di polemica ma di ripristino di alcune verità, che non solo diano fiducia a chi nella scienza crede, ma che esse riconducano il pensiero e la conoscenza nella giusta direzione. È questo il caso delle sostanze grasse, dei lipidi che quotidianamente assumiamo con il patema d’animo, quasi religioso, di commettere peccato. Anche nella scienza, con il potere economico e con l’uso scorretto di quella disciplina matematica che si chiama statistica, si può dimostrare ogni cosa e sostenerla di fronte a comunità scientifiche compiacenti. Ben dice Aseen Malhotra nelle sue “observations” sul British Medical Journal: “Correlazione” non significa “Causa”. Lipidi, acidi grassi e colesterolo vivono un nuovo corso, si stanno ripristinando ruoli e funzioni che troppo spesso e superficialmente sono stati affrontati e discussi. Durante quei gloriosi anni nella Biochimica di Bologna capimmo che la maggiore parte dei fenomeni legati alla “movimentazione lipidica” doveva essere interpretata attraverso lo studio comportamentale delle membrane biologiche e delle relazioni che esse contraevano fra interno ed esterno della cellula. Fummo, fin dall’inizio, convinti che fosse inopportuno rendere eccessivamente fluide le membrane cellulari e che era anche inopportuno demonizzare i grassi saturi e il colesterolo. Anche, e soprattutto da loro dipendeva il funzionamento delle attività regolatorie, in senso biochimico, del traffico cellulare. Oggi, con ricerche che indagano l’uomo e l’animale, in modo incruento, e con l’ausilio di strumenti matematici complessi e non manipolabili, molti dei fenomeni di cui si era convinti trovano conferma per un ruolo dei grassi saturi e del colesterolo come agenti imprescindibili nel controllo della corretta funzione di membrana la quale, tuttavia, non tollera né eccessi né carenze estreme, pena la destabilizzazione dell’intero sistema biochimico di regolazione. La drastica eliminazione del grasso visibile dagli alimenti di origine animale e la spinta alla sempre più auspicata riduzione della colesterolemia dispenseranno a piene mani problemi di rimbalzo clinico a dire poco devastanti. I diversi capitoli di ricerca affrontati affrontavano il problema lipidi e acidi grassi in varie condizioni sperimentali: colture cellulari, animale, uomo. Di seguito è riassunto il percorso di ricerca effettuato fino alle ultime evidenze sperimentali in settori che hanno rivelato legami imprescindibili con i lipidi e in particolare con gli acidi grassi. Lo studio dei lipidi e degli acidi grassi tissutali e cellulari consente importanti capacità interpretative di tipo nutrizionale e anche diagnostico, così come si è rivelato imprescindibile, in alcune occasioni, l’utilizzo di funzioni matematiche complesse (Reti Neurali Artificiali) per la comprensione di fenomeni che altrimenti non sarebbe stata possibile e che hanno portato all’apertura di nuove frontiere conoscitive in condizioni biologiche e cliniche di elevata complessità, coinvolgendo esse il cuore e il cervello (da: Progress in Nutrition 2014; Vol. 16, N. 4: 244-251)
Ma perché, potrebbe chiedersi qualcuno, lo stimolo a queste parole? Perché è successa una cosa che raramente capita nel nostro mondo scientifico e, sono quei fatti che ti gratificano assai più di un premio.
Questo scritto, portato all’attenzione di un grande scienziato, di quelli che, nella migliore e più antica tradizione, non amano apparire alla pubblica attenzione, oggi diventato costume abituale per chi crede che più appari e più ti senti scienziato, ha prodotto una considerazione fra le più gratificanti che mi siano capitate nella vita.
Non riporto il nome per la riservatezza dovuta, ma riporto la lettera:
Caro Massimo, ti ringrazio molto per avermi consentito di leggere questo riassunto di una attività di ricerca che certamente è andata controcorrente, ma che appare convincente.Dopo questa lettura guardo ai coinvolgimenti della dieta sulla salute umana, in modo diverso.A risentirci…
Questi sono i “premi” che amo maggiormente e, per non scivolare in facile retorica, chiudo senza considerazioni, ringraziando ancora i Maestri che questo ci hanno insegnato e i compagni di viaggio con i quali si è cercato di rispettarne pensiero e insegnamenti.
Non si diventa importanti con l’apparire, ma, come ho più volte ricordato, la scienza deve vivere nel silenzio dei laboratori e offrire i risultati alle riviste scientifiche deputate a divulgarli.
In apertura, foto di Olio Officina©
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