Saperi

Il dogma dell’Assunta

I temi religiosi sono oggi sempre più al centro dell’attenzione. Non sono mai mancate le occasioni, in verità, per riflettere su alcune festività comandate, come nel caso di Ferragosto, dimenticando troppo spesso che dietro tale data - il 15 agosto, appunto - vi sia un dogma che la Chiesa Cattolica ha definito solo nel 1950. L’assunzione in cielo di Maria, anche con il corpo, è qualcosa di indicibilmente grandioso. Lo stesso Jung, il grande psichiatra, ne scrisse come di un evento religiosamente importante ed epocale

Sante Ambrosi

Il dogma dell’Assunta

Devo confessare che ci fu un tempo nella mia esperienza religiosa nel quale ho fatto fatica a capire il senso esatto di questa verità. Facevo fatica perché un certo rigore teologico mi portava a pensare che in qualche modo la definizione di questo dogma, avvenuto nel 1950 da Papa Pacelli, fosse stata una forzatura. Ero convinto che dalla Sacra Scrittura era difficile ricavare una verità così straordinaria, cioè che Maria fosse assunta in cielo anche col il corpo.

Naturalmente non ero solo tra i cristiani a pensare in questo modo, e ciò non significava rifiuto della figura di Maria e della sua grandezza come donna e come madre di Gesù. In quel periodo mi ero appassionato del pensiero di un grande teologo gesuita, Karl Rahner, il quale considerava il dogma dell’assunzione qualcosa di trascurabile nella fede. E non era il solo teologo a sostenere che nella Bibbia, e in particolare nei Vangeli e in tutto il nuovo testamento, fosse difficile trovare un riscontro significativo sul tema.

Questo era il mio rapporto con questo dogma, ma poi mi imbattei su due considerazioni che mi aprirono alla gioia di vedere come questo dogma sia incredibilmente grandioso non solo per il credente, quindi anche per me, ma per tutta l’umanità.

La prima considerazione mi venne leggendo una pagina straordinariamente controcorrente del grande psichiatra, C. G. Jung, certo non un teologo e neppure un cattolico, ma un grande scienziato della psicoanalisi, e tra l’altro di matrice protestante, anche se non formalmente legato ad una specifica chiesa.

Parlando del dogma dell’Assunzione, Jung ebbe a dire che tale definizione doveva essere considerata come l’evento religiosamente più importante dopo la riforma protestante. La motivazione che porta è grandiosa: per la prima volta la teologia cristiana assume il femminile, anche corporeo, nel divino. Con questa affermazione mi si aprivano orizzonti nuovi nel pensare il corpo in rapporto al divino e in rapporto al trascendente. In altre parole capivo che anche il corpo entrava con Gesù e Maria nel divino. Moriva così definitivamente una visione dualistica dell’essere umano: uno è l’uomo anima e corpo e tutto è chiamato al divino. Grande cosa che non possiamo perdere, anche se ancora non la comprendiamo pienamente.

Contemporaneamente rileggevo con occhi nuovi quel passo del vangelo di Giovanni che descrive gli ultimi istanti della vita sulla croce di Gesù. Egli ha una sottolineatura che non troviamo negli altri evangeli:

Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di lei, Maria di Cleopa e Maria di Magdala. Vedendo la madre, e accanto a lei il discepolo che egli amava, Gesù disse a sua madre: “Donna, ecco tuo figlio”. Poi disse al discepolo: ”Ecco tua madre”. E da quel momento il discepolo la ricevette con sé (Gv.19,25).

Quante cose continuo a scoprire in questa stringata descrizione! Come immaginare il dolore di Maria, la madre di Gesù! Non una parola, non un pianto, non un lamento, neppure un gesto. Solo silenzio. Talora il silenzio è più forte di un terremoto. Possiamo solo tentare di immaginare cosa provava in quel suo silenzio: quanta tristezza, forse quante domande e quante speranze infrante.

La sofferenza non è una realtà che possiamo quantificare, essa dipende da un cumulo di sentimenti e di aspettative, da sensibilità e da affetti che sono insondabili. Questo per ognuno di noi, ma immaginiamo un cuore tanto sensibile e affettuoso come il suo per Gesù e per il messaggio con il quale si era totalmente identificata. Impossibile decifrare quel silenzio. Ma non voglio insistere su questo.

C’è un altro aspetto che vorrei sottolineare nella frase riportata. Gesù con l’ultimo anelito di vita, e prima di emettere l’ultimo respiro, chiama sua madre per dirle: “Ecco tuo figlio”. Come a dire: tu mi hai dato questo corpo e con esso tutto quello che l’angelo ti aveva annunciato. Attraverso questo corpo ho compiuto la volontà del Padre. Ora tutto è compiuto, la mia missione è compiuta, la tua comincia ora. Tu ora devi generare un altro corpo, quello della comunità. Giovanni sarà il tuo nuovo figlio, e, con lui, tutti noi, credenti e non credenti. Niente è più confortante di averti come madre, ma in certi momenti, voglio essere sincero, ho paura che la forza del male che è dentro di me e fuori di me, nel mio e nostro mondo, sia, alla fine, vincente. Vorrei aiutarti, o Maria, e non so come, mi sento dubbioso perché ho l’impressione che il tuo sia un compito troppo difficile. Ma tu che sei stata così forte da soffrire in silenzio la morte atroce del tuo e nostro Gesù, sarai anche questa volta forte come allora e ci aiuterai con pazienza a vincere le nostre incertezze e fragilità. Amen

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