Saperi

Il frantoio entra nel romanzo

La storica azienda di Albenga, espressione della famiglia Sommariva, sta mietendo una serie continua di successi, meritando perfino una curiosa citazione nell'ultimo noir della scrittrice Cristina Rava, pubblicato da Garzanti

Luigi Caricato

Il frantoio entra nel romanzo

I Sommariva, liguri di Albenga, sono produttori oleari di chiara fama. Il loro impegno in agricoltura si apre però su più fronti. Non c’è solo l’olio, anche se questa materia prima è un po’ il sangue che scorre fluente nelle loro vene.

I lettori di Olio Officina conoscono molto bene i Sommariva (leggi: “La dinastia dei Sommariva”), visto che tempo fa ne scrivemmo con grande piacere, per testimoniare di come siano bravi, essendo stati protagonisti di un capitolo del libro scritto da Giorgio Boatti per le edizioni Laterza: Un paese ben coltivato.

Nessuna sorpresa. Non poteva essere diversamente, visto che associare la famiglia Sommariva al mondo culturale è da ritenere un fatto del tutto naturale. Quando si dice che l’olio è cultura, significa fare cultura, essere cultura, promuovere e sviluppare cultura, a partire da se stessi, dal proprio operato. E i Sommariva già a partire dal loro frantoio/museo esprimono un profondo senso culturale, senza fermarsi in superficie, ma scavando nel cuore della realtà ricavandone sempre pensieri e opere positivi. Nel loro frantoio/museo infatti ospitano continue iniziative culturali, perlopiù mostre, ma anche conferenze. Io stesso partecipai a un suggestivo incontro con l’attore e regista Moni Ovadia: che gran spettacolo! e che infusione di sapere! Ancora ricordo con gioia quella meravigliosa sera di qualche anno fa.

Insomma, una certa sensibilità culturale i Sommariva ce l’hanno. Non sorprende dunque che nel nuovo romanzo di Cristina Rava, L’ultima sonata, vi sia un capitolo, nel terzo esattamente, intitolato “Uno spiffero di passato”, a pagina 45, in cui si parla di Agostino e del suo frantoio.

Va anche riferito che il romanzo della Rava è ambientato, come gli altri dell’autrice, sempre nelle stesse zone della Liguria. In questo caso nell’entroterra di Albenga, e più precisamente dalla chiesetta di San Marco, nella frazione di Coasco, a pochi chilometri dal centro storico, dove vengono rinvenuti due cadaveri. La protagonista è Ardelia Spinola, un medico legale, che si ripromette ogni volta di non “ficcare più il naso” nelle indagini e di svolgere solo ed esclusivamente il suo lavoro – di medico legale, appunto – ma, nonostante tutti gli sforzi, non riesce a non pensarci, e il caso si affaccia sempre nella sua mente. Così, di ritorno da un giro in bici si ferma proprio in frantoio, nel frantoio dell’amico Agostino Sommariva, per prendere qualcosa di buono per la cena.

Una bella citazione, cosa chiedere di più dalla vita, a parte il ben noto Amaro Lucano? Vi pare?

La Rava esattamente scrive: “uscendo dal centro storico, prima di raggiungere il posteggio, mi sono fermata al frantoio dell’amico Agostino Sommariva e ho comprato qualche piccolo cadeau per la cena di questa sera. Un vaso di carciofini sott’olio, peperonetti ripieni e crema di pomodori, una libidine da spalmare sulla bruschetta..

L’autrice è originaria di Albenga, ed è una delle scrittrici noir più famose in Italia. D’abitudine, ambienta le indagini del medico legale Ardelia Spinola proprio ad Albenga e dintorni. Sono storie sempre molto semplici e dimesse, che ben si sposano con il contesto in cui la Rava fa vivere la protagonista.

Come si legge nella presentazione del romanzo, il sentiero della chiesetta di San Marco, posto nell’entroterra di Albenga, è la meta ideale per le gite degli innamorati, solo che i due corpi sdraiati sul prato, in un pomeriggio di settembre sono senza vita. La coppia, uccisa a colpi d’arma da fuoco, è disposta in una macabra messinscena, vestita di tutto punto, con abiti d’epoca come in una stravagante cerimonia.

A eseguire l’autopsia è appunto il medico legale Ardelia Spinola. Anche se non vuole ammetterlo, quello che ha per le mani è un caso singolare, e fatica a non lasciarsi coinvolgere nelle indagini. Eppure l’ha promesso a se stessa: questa volta deve starne fuori, costi quel che costi. Sarà vero?

Certo è che la dottoressa Spinola ha ben altre faccende di cui occuparsi. Prima di tutto ci sono i suoi amati gatti, che hanno sempre bisogno di lei, e poi c’è Arturo, l’affascinante apicultore piemontese con cui da qualche tempo condivide gioie e dolori, che è sempre più sfuggente e, come se non bastasse, continua a pungolarla a proposito di un vecchio amore.

Basta tuttavia il solo incontro, inaspettato, con una donna a un tempo magnetica e glaciale, che ogni buon proposito salta, e così manifesta subito un morboso interesse per l’omicidio della coppia, e così Ardelia Spinola proprio non ce la fa a restar fuori dal caso.

La questione si fa interessante. D’altra parte i noir sono costruiti per porsi sempre delle domande. E infatti il proverbiale intuito del medico legale le dice di non fermarsi alle apparenze, ma di scavare fino in fondo, per scoprire cosa si celi dietro all’impenetrabile freddezza della donna.

Se l’incontro tra le due donne non fosse stato un incontro fortuito, per esempio? Già, la domanda è più che plausibile. Anche perché spesso la verità si nasconde proprio nei piccoli dettagli, che tradiscono anche il più esperto dissimulatore. Ardelia d’altra parte vuole arrivare alla verità, anche se lei sa molto bene che ciò significa mettere in serio pericolo la sua stessa vita. Tant’è, ma vale la pena a questo punto leggere il libro di Cristina Rava, per capire come andrà a finire la storia.

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