Saperi

L’arte antidoto alla paura

L’arte rappresenta un elemento fondamentale per ciascuno di noi. L' energia prodotta dall'educazione alla sensibilità artistica ci mette in movimento e ci fa interagire con l’altro. Ci rende creativi e capaci di coltivare l’innovazione, creando le basi dell’economia della conoscenza, laddove il valore si concentra nelle idee e nel senso che diamo alle nostre vite, moltiplicandosi con il digitale, nelle reti che connettono flussi e luoghi. Non c'è d’altra parte sviluppo se le arti non sono poste al centro di tutti i programmi di apprendimento

Alfonso Pascale

L’arte antidoto alla paura

Se vogliamo educarci a contenere il nostro narcisismo e a considerare l’altro una persona a cui prestare la nostra cura, dobbiamo educarci al senso artistico. La musica, il teatro, la poesia, il romanzo, la pittura, la danza, la fotografia e il cinema hanno un’importanza enorme nell’educazione e nell’autoapprendimento per compiere un doppio movimento: reflèctere, “riflettere” – ripiegarci su noi stessi, considerare tutto attentamente, raccogliere le proprie energie – e proiectare, “progettare” – gettarci in avanti verso l’altro, avere comprensione per l’altro, collaborare con l’altro, costruire insieme all’altro qualcosa di concreto.

Nell’economia della conoscenza, fondata sulla collaborazione e l’innovazione sociale, dovremmo mettere al centro di tutti i programmi di apprendimento l’educazione alla sensibilità artistica e l’utilizzo integrato delle capacità creative e delle tecnologie digitali.

La recitazione, il canto e la danza ci permettono di esplorare ruoli, posture, gestualità e riti non abituali e di porci nei panni dell’altro con tutto il nostro corpo e la nostra mente. La letteratura, la fotografia, la pittura e il cinema ci danno la possibilità di sviluppare l’immaginazione. E, attraverso questa, riusciamo a sviluppare la capacità di cogliere la piena umanità di persone che incontriamo tutti i giorni e nei confronti delle quali i nostri rapporti sono superficiali, nella migliore delle ipotesi, e, nella peggiore, viziati da umilianti stereotipi. E gli stereotipi in genere abbondano in un mondo che, come il nostro, ha eretto alte barriere tra gruppi, e dove la diffidenza rende difficile ogni possibile incontro.

La letteratura, il teatro, la fotografia, la pittura e il cinema ci aprono all’esperienza di partecipazione verso la posizione stigmatizzata: la diversità etnica o di genere, la disabilità, eccetera. Solo allora ne possiamo percepire fino in fondo il disagio e cambiare il nostro modo di porci.

Lo sguardo interiore, educato dalle arti, produce una formidabile energia per metterci in movimento e interagire con l’altro. Produce un antidoto alla paura autoconservativa che è tanto spesso legata alle pulsioni egocentriche di controllo. Permette di essere creativi e di coltivare l’innovazione. Ci predispone ad apprezzare gli elementi immateriali delle cose che ci circondano e il valore dei beni culturali, paesaggistici, architettonici e archeologici. E crea le basi dell’economia della conoscenza, in cui il valore si concentra nelle idee e nel senso che diamo alle nostre vite e si moltiplica con l’uso delle tecnologie digitali e mediante le reti che, nel mondo globale, sapientemente connettono i flussi e i luoghi. Non c’è sviluppo se prima non ci educhiamo alla sensibilità artistica.

Nella foto di apertura, di Luigi Caricato, “Patio de aguas”, un’opera esposta al Matadora di Madrid, nella mostra “Producto fresco”, presso la Central de Diseño, realizzata da Adrián G. Zabala, Peter Galkin e Irene López, Escuela de Cerámica Francisco Alcántara

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