Saperi

L’epopea dei contadini nell’opera di Alessandro Manzoni

Leggendo attentamente I promessi sposi, si può notare come vi sia contenuta molta sociologia rurale, intesa come combinazione virtuosa di aspetti agricoli e industriali. Renzo Tramaglino e Lucia Mondella sono personaggi poliedrici che riflettono la complessa stratificazione del mondo rurale. Lo studioso Emilio Sereni fu molto attratto dall'opera manzoniana, che si presenta come epopea degli umili, ma anche come fusione tra "poesia" e religiosità rigorosa, tra letteratura ed etica

Alfonso Pascale

L’epopea dei contadini nell’opera di Alessandro Manzoni

C’è un episodio delle lotte per la terra, che si svolsero negli anni Quaranta del secolo scorso, da ricordare per la sua emblematicità.

Emilio Sereni, dirigente comunista di famiglia ebraica, poliglotta straordinario ed eruditissimo, tenne un memorabile discorso a conclusione di un convegno contadino al Teatro Politeama di Palermo.

Per caldeggiare la necessità di occupare le terre incolte, con la bandiera rossa sventolante sul corteo, chiudeva il suo discorso finale con una veemente citazione manzoniana:

Oh giornate del nostro riscatto!

Oh dolente per sempre colui

Che da lunge, dal labbro d’altrui,

Come un uomo straniero, le udrà!

Che a’ suoi figli narrandole un giorno,

Dovrà dir sospirando: «io non c’era»;

Che la santa vittrice bandiera

ùSalutata quel dì non avrà.

Questo episodio fa giustizia di un luogo comune che ancora oggi si aggira in taluni ambienti culturali: gli intellettuali marxisti avrebbero sottovalutato o addirittura non compreso il grande valore delle opere letterarie di Alessandro Manzoni, operando una sorta di esclusione mirata e preferendo addirittura scrittori minori all’autore dei Promessi Sposi.

Come si può notare, invece, dalla celebre citazione utilizzata, il marxista Sereni attribuiva un’importanza particolare alla lezione artistica dello scrittore cattolico nella storia della letteratura italiana, annettendola chiaramente alla cultura popolare. E attribuiva un alto valore non solo alla lezione artistica ma anche a quella umana, fortemente impregnata della dimensione religiosa ed etica.

Se si legge attentamente il capolavoro del Manzoni, si può notare che contiene molta sociologia rurale, intesa come combinazione virtuosa di aspetti agricoli e di quelli industriali. Renzo Tramaglino e Lucia Mondella sono personaggi poliedrici che riflettono la complessa stratificazione del mondo rurale. Ed è facile scorgere trame e connessioni che legano la complessità sociale della campagna lombarda alla complessità sociale del mondo rurale meridionale.

Lo studioso comunista coglie pienamente questi elementi ed è attratto dall’opera manzoniana che si presenta come epopea degli umili, ma anche come fusione tra “poesia” e religiosità rigorosa, tra letteratura ed etica.

I sentimenti di libertà, di orgoglio patriottico, di riscatto, che i versi finali della lirica “Marzo 1821” esprimono, sono per Sereni perfettamente in sintonia coi valori dei contadini che si apprestano ad occupare le terre. E anche per loro, qualora per viltà non dovessero partecipare alle lotte per liberarsi dalla propria condizione di miseria, vale l’ammonimento manzoniano: saranno giorni tristissimi quando racconteranno ai loro figli i moti che stanno avvenendo e dovranno confessare con vergogna: “Io non c’ero”.

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