Saperi

L’olivicoltura è cenerentola

I suoi due grandi maestri? Mario Solinas e Luigi Camera. “Finché il consumatore non riesce a percepire la qualità di un olio extra vergine di oliva – afferma l’oleologo Giandomenico Scanu – l'etichetta della bottiglia potrà pure essere grande quanto un lenzuolo: non la legge nessuno e nessuno la sa leggere

L. C.

L’olivicoltura è cenerentola

Giandomenico Scanu, oleologo, assaggiatore professionista e delegato Onaoo per la Sardegna, è capo panel riconosciuto dal Consiglio Oleicolo Internazionale. Lavora presso Agris Sardegna e, come ogni grande e stimato professionista, è un appassionato di olivicoltura.

Quali sono i tratti migliori della sua personalità? E le virtù che coltiva abitualmente?
Sono un sognatore, penso sempre positivo e non mi abbatto neanche nelle situazioni spiacevoli; mi piace fare cose importanti per gli altri, ma senza mettermi in mostra; amo lavorare dietro le quinte, senza ostentare la paternità di un successo. Sono un po’ introverso, ma molto socievole.
Tra le virtù, penso di coltivare la sobrietà e il comportamento quanto più corretto.

Quali sono invece i suoi limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere?
Forse in quanto sognatore e con una predisposizione d’animo positiva, qualche volta resto deluso. Comunque, in genere cerco di controllare gli impulsi.

I vizi invece ai quali non intende rinunciare per niente al mondo o, pur volendo, non riesce a rinunciare?
Non rinuncio ai peccati di gola, i dolci in particolare, tanto che io stesso li preparo a mio piacere. Non mi piace rinunciare neanche alla partita di calcio con gli amici.

Un ricordo della sua infanzia che ancora le torna in mente?
I giochi con gli amici nelle strade prive di autovetture fino a tarda sera.

Ora si passa al lavoro. Da quanto, e perché, si occupa di olio? Crede davvero nel suo lavoro?
Mi occupo di olio dal 1988, quando un ente della Regione Sardegna mi assunse nell’ambito del programma olivicolo regionale. E’ stato subito amore. Sassari, la mia città, è tuttora circondata dagli oliveti e da sempre li ho frequentati anche da bambino, magari solo per giocare. Da subito ho avuto un’istruzione nel settore olivicolo-oleario frequentando corsi e stages formativi presso l’Accademia nazionale dell’olivo di Spoleto, all’Istituto Sperimentale per l’Elaiotecnica di Pescara e all’Istituto Sperimentale per l’Olivicoltura di Cosenza. A Pescara ho conosciuto i miei due grandi maestri: Mario Solinas e Luigi Camera; sono stato ispirato da loro per avvicinarmi all’analisi sensoriale dell’olio d’oliva. Quindi già dal 1990 ho frequentato la scuola per assaggiatori di olio dell’Onaoo di Imperia. Sono molto soddisfatto del mio percorso formativo.

C’è ancora in lei un senso di sano senso di entusiasmo e passione a motivarla? O qualcosa la turba e la impensierisce?
Essendo ottimista per natura credo che si debba trovare tanto entusiasmo nel portare avanti altre iniziative; mi turbano un po’ le persone che rinnegano la loro sana origine formativa olvicola-olearia per vendersi al primo spregiudicato per quattro denari.

Se il comparto olio di oliva non naviga in buon acque, come è ormai evidente (avendo perso valore l’olio extra vergine di oliva, e diventando di fatto, a parte le eccezioni, un prodotto commodity), lei cosa si sente di fare per reagire allo stato di immobilismo e incertezza attuali?
E’ difficile rispondere a questa domanda. Se singolarmente si possono avere idee nuove e spinte innovative, in questo settore come in altri si va avanti divisi ed in ordine sparso.

Ha soluzioni per cambiare il corso degli eventi?
Si, formazione ai produttori e informazione, informazione, informazione ai consumatori. E’ un processo lungo ma ci si può provare. Finché il consumatore non riesce a percepire la qualità di un olio extra vergine di oliva, l’etichetta della bottiglia potrà pure essere grande quanto un lenzuolo. Non la legge nessuno e nessuno la sa leggere.

A proposito di olio extra vergine di oliva, cosa mette al primo posto: la qualità o l’origine?
Sicuramente la qualità.

L’olio da olive è un prodotto agricolo. Se tuttavia l’agricoltura è confinata in un ambito di marginalità, intravede una possibile occasione di riscatto per tale prodotto?
E’ una nota dolente. L’olivicoltura è la cenerentola dell’agricoltura per cui anch’essa dovrebbe incontrare il principe azzurro per portarla via dalla miseria. Il principe azzurro non risiede sicuramente nel luogo di produzione ma piuttosto arriva da molto lontano. I consumi di oli di qualità tenderanno a crescere soprattutto in quei Paesi “vergini”; quando ci sarà una maggiore domanda di prodotto bisognerà farsi trovare pronti con quantità e qualità.

Se ci crede nei sogni, qual è allora quello che non ha ancora realizzato e che con ostinazione e instancabile coraggio insiste nel coltivare?
Sarebbe un sogno far passare l’olio extra vergine di oliva da alimento-condimento ad elisir di salute e bellezza.

In tutta confidenza: crede sia possibile realizzare il suo sogno, o è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni?
Ne sono convinto, ma bisogna puntare, come ho già detto, alle economie emergenti.

Ciascuno di noi ha uno o più miti ai quali si affida per un proprio personale punto di riferimento. Qual è o quali sono i suoi?
Nel settore olivicolo-oleario sicuramente Mario Solinas, il pioniere dell’analisi sensoriale degli oli vergini di oliva.

I libri (o, nel caso, il libro) che ritiene siano stati fondamentali nella sua formazione?
C’è un libro che per me è stato d’ispirazione: Andar per olio buono, di Piero Antolini

Ancora una domanda, e si chiude: si può salvare l’Italia? C’è ancora spazio per la speranza?
Confermo il mio sano ottimismo: c’è spazio alla speranza e c’è la possibilità di uscirne alla grande.

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