La bellezza del lavoro agricolo? La variabilità
“Non ricordo esattamente la data della mia prima campagna olearia”, ci confida l’enologa Claudia Donegaglia. Nel proprio lavoro ci crede con tutta se stessa. “Stai facendo il lavoro per il quale hai studiato, non puoi e non devi lamentarti”, le diceva suo padre
Nata a Faenza, è sempre stata legata al mondo agricolo, “crescendo in un’azienda agricola” della pianura romagnola. Dopo il diploma di perito agrario, si è specializzata in viticoltura ed enologia, nel 1988 presso l’istituto Cerletti di Conegliano. Dal 2000 Claudia Doengaglia è responsabile di produzione presso le Cantine Intesa a Modigliana.
I tratti migliori della personalità. Mia figlia direbbe la capacità di farla ridere, anche nei momenti di tristezza più acuta. Forse una buona dose di ottimismo. Mi scoraggio difficilmente, anche nei momenti più “tirati” riesco a vedere la luce in fondo al tunnel.
Le virtù che coltiva abitualmente. Temo di non aver capito la domanda. Si può considerare una virtù non aver paura di orari di lavoro interminabili?
I limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere. L’irascibilità e mancanza di equilibrio. Io solitamente sono disponibile e recettiva nei confronti delle persone. Cerco di essere professionale, ma se si approfitta della mia bontà divento iraconda.
I vizi ai quali non rinunciare o, pur volendo, non si riesce a rinunciare. La lettura compulsiva e il cioccolato. Il vino non è un vizio. Mi pagano per berlo.
Un ricordo dell’infanzia. Io a sei anni in bicicletta fra i frutteti dell’azienda agricola dove mio padre lavorava. La saturazione dei profumi, io che cerco di orientarmi per cercare i miei genitori.
Ora si passa al lavoro. Da quanto, e perché, si occupa di olio. L’olio è entrato nella mia vita da sei, sette anni. Non ricordo esattamente la data della mia prima campagna olearia. La cooperativa agricola per la quale lavoro valorizza una piccola produzione di Nostrana Dop Brisighella e di Ghiacciola, e io ho la fortuna di seguire anche questo comparto.
Se crede davvero nel proprio lavoro. Se c’è ancora un sano senso di entusiasmo e passione o se vi qualcosa che turba e impensierisce. Certo che ci credo. Come mi diceva mio padre: “Stai facendo il lavoro per il quale hai studiato, non puoi e non devi lamentarti”. La bellezza del lavoro agricolo è la multidisciplinarità e la variabilità. A ogni inizio campagna c’è qualcosa di nuovo da imparare e, giocoforza, siamo sempre in formazione continua.
Il comparto olio di oliva che non naviga in buon acque, con l’olio extra vergine di oliva divenuto ormai prodotto commodity. Se vi siano soluzioni per cambiare il corso degli eventi. Io sono una operativa e non sono nella stanza dei bottoni, non ho soluzioni. Nel mio piccolo cerco di fare formazione nei nostri punti vendita, per fare capire la differenza fra un olio da cultivar toscana ed uno di cultivar nostrana ad esempio.
A proposito di olio extra vergine di oliva, al primo posto qualità o origine? Posso metterle a pari merito?
L’olio da olive è un prodotto agricolo. Essendo l’agricoltura confinata in un ambito marginale, se sia possibile un’occasione di riscatto per tale prodotto. Trovo sia fondamentale ridare agli agricoltori una parte della responsabilità della distribuzione del loro prodotto: negozi campagna amica, kilometro zero, farmet market. Al di là della loro connotazione politica, trovo che siano tutte iniziative utili per dare visibilità e conoscenza di un territorio su una base più ampia.
Se sia possibile realizzare il proprio sogno, o se è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni. Scrivere. Di vino, di olio, di natura, di vita.
Se sia possibile realizzare il proprio sogno, o se è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni. Io scrivo e sono fermamente convita che senza sogni si è destinati a morire.
Se esiste uno o più miti a cui si fa affidamento. Quale, quali. In questo momento mio padre. Adesso che non c’è più mi rendo conto di quanto mi ha insegnato, di quanta forza mi ha trasmesso da cui posso attingere quotidianamente, nella professione e nel rapporto con le persone.
I libri, o il libro, fondamentali nella propria formazione. Gli ausiliari in enologia di Paronetto. Gli indifferenti di Alberto Moravia, che ho riletto ultimamente e ho trovato dannatamente attuale.
Se si possa salvare l’Italia. Se vi è ancora spazio per la speranza. Su larga scala temo davvero di no. La speranza la vedo scemare di giorno in giorno, negli occhi delle persone, nei negozi vuoti, nei dati della disoccupazione giovanile. A mia figlia cerco di trasmettere la voglia di viaggiare, di vedere il mondo, di uscire dal proprio cortile, per cercare di darle i mezzi per costruirsi un futuro migliore.
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