Saperi

Leggere fa bene

In queste vacanze i consigli di lettura costituiscono un buon punto di partenza per chi non sa come muoversi o ha poco tempo per scegliere tra i tanti titoli in commercio. Non sta bene trascorrere tanto tempo inoperosamente, senza dedicarsi almeno a un libro. Noi ne abbiamo selezionati alcuni, tra narrativa, saggistica e manualistica

Olio Officina

Leggere fa bene

Gli italiani leggono poco e non si vergognano. Infatti si vede che trascurano la lettura. Preferiscono oziare piuttosto che leggere, o comunque starsene davanti alla tv, immobili, senza alcun stimolo intellettuale.

Noi immaginiamo una Italia diversa, invece; e così, per chi ha poco tempo e non sa come destreggiarsi in una libreria, ecco alcuni utili consigli.

NARRATIVA

Paolo Sorrentino, Gli aspetti irrilevanti, Mondadori

Partendo dai ritratti del fotografo Jacopo Benassi, il regista sceneggiatore e scrittore Sorrentino immagina l’esistenza delle persone immortalate, senza conoscere i loro nomi, le loro generalità, che cosa facciano o abbiano fatto. E il risultato è un libro eccezionale, in cui Sorrentino è straordinario nella capacità di alternare i registri e i contenuti, passando nel giro di una frase dal dolore al riso, dalla commozione all’ironia, raccontando senza soluzione di continuità storie d’amore, di solitudine e di amicizia, commedie, melodrammi, tragedie e farse. I personaggi del libro si dispongono così l’uno accanto all’altro e sembrano interagire a distanza, come le figure che compongono un grande, meraviglioso affresco il cui soggetto è la vita stessa, figure non indispensabili se prese singolarmente ma fondamentali all’armonia e alla forza del dipinto.

Roberto Alajmo, Carne mia, Sellerio

Si comincia con due ragazzini che camminano dal lato dell’ombra, su una strada assolata. Ma è solo l’inizio della fine. Prima c’è tutta una vicenda ambientata negli anni Novanta al Borgo, il quartiere popolare di Palermo incastonato ai margini della zona più prestigiosa della città. La famiglia Montana campa grazie a una bancarella abusiva di frutta e verdura fondata dal padre e, dopo che questi scompare, portata avanti da moglie e figli. Due figli: il primo, Franco, gran lavoratore; il secondo, all’opposto, voglia di lavorare già ne ha poca, e ancora più inaffidabile diventa quando s’innamora di una ragazza che è peggio di lui. Assieme i due fidanzati estorcono continuamente quattrini alla madre, e quando superano l’ennesima soglia di violenza, Franco li uccide entrambi, finendo per adottare loro figlio, poco più che neonato. A questo punto la famiglia allargata si trasferisce nel sud della Spagna, cercando di rifarsi una vita. Franco in effetti trova una moglie e ci fa un figlio. Fuori dalla loro terra d’origine i siciliani sembrano potersi affrancare dal loro destino. Calò e Kevin crescono come fratelli, convinti di essere fratelli. Ma un fattore imprevedibile porta la verità ad affiorare: Calò scopre che il suo amatissimo padre non è suo padre. Anzi: è l’assassino dei suoi genitori. Cosa succede a questo punto nel suo cervello? Può rifiutare la verità, certo. Ma la verità viene a strofinarsi fin sotto il naso di Calò, che alla fine deve arrendersi all’evidenza. Una storia dura, al centro – come in È stato il figlio – la famiglia, quella dei quartieri difficili come il Borgo Vecchio dove le convenzioni territoriali sono la vera forza di «un paesello che resiste alle infiltrazioni della modernità, rinunciando ai benefici dell’integrazione in cambio dell’indipendenza morale e amministrativa».

Simona Vinci, La prima verità, Einaudi

Una giovane donna va alla ricerca del misterioso passato dei reclusi di un enorme lager in un’isola greca dove il regime dei colonnelli confinò insieme folli, poeti e oppositori politici. E sprofonda, come il coniglio di Alice, seguendo tracce semicancellate archivi polverosi e segni magici, in una catena imprevista di orrori e segreti dove la pazzia sempre più si mostra come eterno segno dell’opposizione e della ribellione e il passato rivive in storie miracolose, in una festa del linguaggio e della parola. Nella seconda parte del romanzo la detection su follia, normalità e violenza della giovane donna si allarga al mondo contemporaneo e finisce col diventare inevitabile, sconvolgente autobiografia dell’autrice, dove il nodo del rapporto con la madre e la scoperta del fantasma della propria follia (e di quella materna) si aprono in immagini di rara forza. Unica salvezza è la parola poetica, la passione di dire e raccontare che unisce i mondi nel gesto individuale di chi ha il coraggio di cercare ancora “la prima verità”.

Jonathan Safran Foer, Eccomi, Guanda

Ambientata a Washington durante quattro, convulse settimane, “Eccomi” è la storia di una famiglia in crisi. Mentre Jacob, Julia e i loro tre figli sono costretti a confrontarsi con la distanza tra la vita che desiderano e quella che si trovano a vivere, arrivano da Israele alcuni parenti in visita. I tradimenti coniugali veri o presunti, le frustrazioni professionali, le ribellioni adolescenziali e le domande esistenziali dei figli, i pensieri suicidi del nonno, la malattia del cane: tutto per Jacob e Julia rimane come sospeso quando un forte terremoto colpisce il Medio Oriente, innescando una serie di reazioni a catena che portano all’invasione dello stato di Israele. Di fronte a questo scenario inatteso, tutti sono costretti a confrontarsi con scelte a cui non erano preparati, e a interrogarsi sul significato della parola casa.

Han Kang, La vegetariana, Adelphi

«Ho fatto un sogno» dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l’ideale di un’estatica dissoluzione nell’indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell’ordinario quando si inceppa il principio di realtà – proprio come avviene nei sogni più pericolosi.

Alice Munro, Una cosa che volevo dirti da un po’, Einaudi

Le tredici storie che compongono la seconda raccolta di Alice Munro, pubblicata nel 1974 e ora per la prima volta in Italia, sono accomunate in larga misura da uno sguardo retrospettivo sulle cose e da riflessioni postume su un passato che tramanda i suoi misteri senza risolvere rancori, gelosie e amori complicati e cattivi. Gli anni non possono spegnere gli incendi della giovinezza, i quali continuano imperterriti a consumare l’ossigeno delle relazioni. Quella tra le due sorelle Et e Char, per esempio, avvinghiate l’una all’altra dal risentimento non meno che dall’affetto, dall’invidia dell’una per la luminosa e invincibile bellezza dell’altra, dal ricordo di piombo di un fratellino annegato, e dalla loro futile rivalità sentimentale.

Gaetano Cappelli, Una medium, due bovary e il mistero di Bocca di Lupo, Marsilio

Nulla sembra muoversi nell’assolata Minervino, patria della medium Eusapia Palladino, famosa invece una volta per l’arte di far muovere oggetti e persone nel tempo e nello spazio. Ed è proprio questo che inizia ad accadere all’indomani dell’arrivo in paese del romanziere Guido Galliano. Lo scrittore viene ingaggiato dal barone e agronomo Ferdinando Canosa perché aiuti la volitiva moglie Finizia a finire il romanzo cui invano lavora da mesi, proprio sulla vita della Palladino. La cosa dovrà però accadere nel più assoluto segreto. Soprattutto, senza che nulla ne sappia Maddalena Videtti. È infatti per contendere il primato a costei – sua rivale da quando le soffiò lo sposo sull’altare e ora, grazie alle sue pubblicazioni a diffusione locale, figura di spicco in quel vero covo di vipere che è il Circolo culturale La Scesciola – che la doviziosa bovary murgiana coltiva il sogno di diventare scrittrice senza averne il benché minimo talento. Così, quando Galliano e Finizia cominciano a lavorare nella tenuta vinicola di Bocca di Lupo, lo scrittore si accorge che del libro esistono solo poche confuse pagine. Ma, appena prima di gettare la spugna, torna sui propri passi un po’ per l’aumento del compenso propostogli dal barone, un po’ per l’estro che, tra strani schiocchi e ancor più misteriosi fruscii, ritrova magicamente dopo anni. E questi non sono che i primi attori in scena. A loro, tra trapassati e viventi, molti altri se ne aggiungeranno; come l’inesausto “trionfator di talami” D’Annunzio, il suo amico “rumorista” Cantalamessa e la moglie dissoluta di lui, Yvonne Dea Ishtar, diva del café chantant; l’émigré russa madame Polozoff, patita di spiritismo, e un’inedita e trasgressiva Agatha Christie; eppoi il crooner pugliese Dennis Galatone, lanciato in America da Linda Christian per far dispetto al genero Al Bano, e affossato dalla fatale Rosanna Fratello; nonché il boss Cozzajanga e il figlio Felice Sciopenauer, che brigano per avere una serie come Gomorra a loro dedicata. Tutti insieme daranno vita a una gaia e irresistibile commedia mozartiana che trova nei vasti orizzonti di una sconosciuta Puglia rurale un ulteriore e seducente motivo di fascino.

Eraldo Baldini, Stirpe selvaggia, Einaudi

Amerigo è cresciuto in una nostrana Macondo abitata da braccianti, boscaioli e personaggi fiabeschi. È un ribelle, e dicono sia figlio di Buffalo Bill. Forse è destinato a compiere grandi imprese, forse è solo incapace di salvarsi.
San Sebastiano in Alpe, paese dell’Appennino romagnolo, 1906. Amerigo ha nove anni e sua madre l’ha chiamato cosi perché l’ha concepito in America. Quando il Wild West Show fa tappa a Ravenna, lei decide di portare il figlio a conoscere suo padre. Buffalo Bill però non accetta di incontrarlo e questo rifiuto spinge il già inquieto Amerigo a schierarsi per sempre “dalla parte degli indiani”. Con Mariano e Rachele si dipinge il viso, e scorrazzando per i boschi sogna di fare la rivoluzione. Ma la Storia divide le strade di questi amici inseparabili, travolti dalle burrasche del Novecento: le lotte di classe, il fascismo, le guerre mondiali. Con grande potenza evocativa, “Stirpe selvaggia” mette in scena un protagonista struggente come un eroe romantico, eppure modernissimo. Diviso, come ognuno di noi, tra l’affermazione di sé e la rinuncia, tra la solitudine e il bisogno d’amore.

Giosuè Calaciura, Andrea Camilleri, Francesco M. Cataluccio, Alicia Giménez-Bartlett, Antonio Manzini, Francesco Recami, Fabio Stassi, Storie di Natale, Sellerio

Sette scrittori si misurano con il tema del Natale. Liberi di sviluppare una narrazione sul tema che da duemila anni in qua è vissuto a tutte le latitudini, si sono sbizzarriti. E non si tratta certo di storie scontate o necessariamente di buoni sentimenti. La letteratura è piena di storie natalizie, non c’è autore classico che non abbia provato a raccontare a suo modo questa festa cristiana e pagana insieme. Questa volta l’antologia di fine anno non si tinge di giallo; gli autori tradizionalmente impegnati nelle raccolte a tema abbandonano investigatori e delitti per dedicarsi a storie di Natale, e insieme ad altri autori fanno ai lettori un regalo davvero speciale. Non è detto che il 25 dicembre si diventi più buoni, né che si accendano le luci dell’albero, in questa antologia ci sono racconti di ogni tipo: favole natalizie, storie malinconiche e di solitudine, ma anche di amicizia e di allegria, di regali mancati e di interni familiari…

Antonio Manzini, Orfani bianchi, Chiarelettere

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio poi la signora Mazzanti, “che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all’albero ai regali e al panettone”, poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall’esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c’è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un’intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato: il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. “Nella disperazione siamo uguali” dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell’ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza.

SAGGISTICA

James Hillman, Charles Boer, La cucina del dottor Freud, Raffaello Cortina

Ogni giorno, all’ora del pranzo, siamo costretti a subire vere e proprie nevrosi traumatiche. Panini, Coca Cola, tramezzini e hamburger: è questa la vera psicopatologia della vita quotidiana, e il vero disagio della civiltà. Quale miglior terapia di un libro di cucina freudiana, di questa lista di piaceri orali soddisfatti à la carte? Le ricette mescolano le migliori intuizioni della cucina viennese ai ricordi del padre della psicoanalisi. E, naturalmente, il gusto è dato da una straordinaria ironia. La cucina del dottor Freud è destinato ai golosi di aneddoti sui grandi della psicoanalisi ma anche a quanti vorranno divertirsi a trasformare in piatti fumanti le proposte di questo singolare ricettario in salsa viennese.

Daniele Rielli, Storie dal mondo nuovo, Adelphi

I fantasmagorici rituali – di iniziazione – dei promotori di startup, riuniti in conclave a Londra. I saturnali, al Mugello, di una delle ultime divinità disponibili in Italia, Valentino Rossi. Il matrimonio fra i rampolli di due miliardari indiani – per tacer dell’elefante – nel cuore della Puglia. L’incontro, a New York, con un sopravvissuto alla sua stessa leggenda, Frank Serpico. Il paradiso – o l’inferno – artificiale nella sua versione più aggiornata, il poker online. Non importa da quale ingresso Daniele Rielli decida di entrare nel diorama ibrido e surreale che chiamiamo contemporaneità. Importa come ne racconta, ogni volta, un angolo diverso. E quanto, ogni volta, riesca a farci ridere.

Luigi Caricato, Atlante degli oli italiani, Mondadori

Il libro si propone come la risposta alle curiosità di consumatori sempre più preparati e interessati alle origini del prodotto e che al tempo stesso sono alla ricerca di oli che siano l’autentica espressione di una precisa area geografica. Qualità e origine: sono queste infatti le armi a disposizione dell’olio d’oliva extravergine per riuscire a differenziarsi dal prodotto anonimo e omologato che domina il mercato italiano. Con un interessante saggio che ripercorre la bimillenaria storia dell’olio nel nostro paese, un testo sulle più grandi famiglie produttrici italiane e uno più tecnico che illustra i vari tipi di olio d’oliva, le proprietà organolettiche di ciascuno e le istruzioni per l’assaggio, l’Atlante di Luigi Caricato descrive l’offerta olivicola nazionale come il risultato delle tradizioni produttive proprie di ogni macroarea, dove le peculiari condizioni ambientali hanno contribuito a selezionare varietà, tecniche e organizzazioni che nel tempo hanno plasmato anche il paesaggio e la cultura locali. Chiudono il volume la selezione dei più rappresentativi oli italiani e un utilissimo glossario.

MANUALISTICA

Dario Bressanini, La scienza della carne. La chimica della bistecca e dell’arrosto, Gribaudo

Il libro tratta la composizione, la struttura, il colore, il sapore, la consistenza e la succosità della carne applicando le basi teoriche a varie cotture asciutte e umide e perfino a quelle a basse temperature. Linguaggio semplice, disegni esplicativi e pratiche tabelle aiutano a comprendere tutto quello che serve per riconoscere i pezzi, acquistare i giusti tagli e cucinarli nel modo corretto. Il volume è arricchito da ricette, o sarebbe meglio dire “esperimenti culinari”: applicazioni sperimentali dei principi chimici e fisici illustrati. Una sorta di manuale di istruzioni che spiega le ragioni che muovono le cose, perché se si comprende come preparare scientificamente un buon brasato non ci saranno problemi a seguire una ricetta di un ossobuco o di una scaloppina.

Giovanni Lercker, Luigi Caricato, Stefano Cerni e Lorenzo Cerretani, Succo di olive. Guida ragionata alla conoscenza degli oli, dalla produzione al consumo consapevole, Olio Officina

Tutto quello che serve sapere per affrontare il tema dell’olivo e dell’olio con un approccio tra il divulgativo e lo scientifico. I curatori e coautori del volume avvalendosi anche dell’apporto di altre professionalità, affrontano nel giusto modo un sapere antico quanto attuale, che si nutre costantemente di apporti nuovi, sempre in linea con i tempi, segno di un prodotto, qual è l’olio da olive, continuamente oggetto di studio e innovazione. Il messaggio e i contenuti dei dodici capitoli di cui è composto il libro, sono resi ancora più fruibili in ragione di un approccio aperto anche ai non esperti, con la precisa volontà di introdurre il lettore in un mondo che ha un fascino coinvolgente, soprattutto laddove si affrontano temi molto avvertiti come le implicanze con la salute, la trasparenza dell’etichetta e gli utilizzi degli extra vergini in cucina.

L’illustrazione di apertura è di Valerio Marini per Olio Officina Festival

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia