Saperi

Non per il prezzo, ma per il piacere

Nato nell’alta Toscana, al confine con la Liguria, Adriano Ceccarelli si è convertito solo di recente all’olio di qualità. Sin dall’infanzia ricorda solo oli cattivi, imparagonabili a quelli attualmente in circolazione. La cultura dell’olio – dice – è una acquisizione recente. Per apprezzare la qualità? Basta una bruschetta

Olio Officina

Non per il prezzo, ma per il piacere

Nato a Massa, Adriano Ceccarelli, per lavoro viaggia ormai ovunque. E’ cittadino del mondo, possiamo dire, occupandosi di impianti pertroliferi. Nella sua terra, nel Nord della Toscana, ci sono pochi oliveti, ma c’è una storia olivicola di secoli.

Quale idea di olio lei si è fatta nel corso dell’infanzia? L’olio di quegli anni è stato quello ricavato dalle olive o un olio di semi?
Da bambino mi sono fatta una idea dell’olio molto vaga e labile. Mia madre prendeva oli di semi, o di sansa, oppure il classico olio di oliva. Mi ricordo il nome: l’olio degli angeli, un olio locale, dal gusto cattivo a mio parere; poi, con il tempo, solo qando conobbi alcune persone che se ne intendevano è cambiata la mia vita. Oggi preferisco gli extra vergini di Firenze o del Senese, ma è un gusto molto personale, il mio, non di un intenditore.

Una curiosità: i sapori e i profumi dell’olio della sua infanzia coincidono con quelli che invece percepisce e apprezza oggi?
No, assolutamente. Erano oli insapori. Assomigliavano a oli adatti per le ruspe, non a olio per la cucina. Non c’è mai stata una vera cultura dell’olio, solo ora sta cambiando lo scenario generale. E così ho iniziato anch’io un percoso virtuoso, ma solo da pochi anni. Ritrovo invece i sapori dell’infanzia solo in certi oliacci spagnoli che si trovano al supermercato.

Cosa apprezza di più di un olio extra vergine di oliva?
Il sapore e il profumo fruttato, prima di tutto. Apprezzo un buon extra vergine soprattutto su una bruschetta. Pane e olio per me è un grande amore, basta poco per percepirne la bontà.

Quanto sarebbe disposto a spendere per una bottiglia di extra vergine?
Non credo sia un problema di soldi, ma di piacere, semmai. Non me lo sono mai posto il problema del prezzo. Tutto per me è in funzione del piacere.

A tal proposito, per lei la bottiglia che frequentemente acquista di quant’è? Da 250, 500, 750 ml o da litro?
Normalmente, se lo compro in un negozio, opto per il formato classico da 750 ml. Altrimenti, se vado dal contadino, penso alle confezioni da 5 litri.

In tutta sincerità, senza alcuna senso di colpa o imbarazzo, qual è il suo condimento preferito tra tutti i grassi alimentari?
L’olio di oliva extra vergine. Spremitura a freddo, come si usa dire.

Basta olio. Veniamo al suo lavoro. A cosa sta lavorando?
Mi occupo di materiali per impianti oil and gas.

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