Saperi

Palermo, un anno dopo

Vi è un volto, di questa città, in cui la vita della gente si riassume nel concetto “Uno, nessuno, centomila” di pirandelliana fattura. Non per i difetti, o le stranezze del viso, che creano una crisi di identità, ma perché la “gente palermitana” si specchia nei cento, mille volti possibili che vanno dalla ricchezza smisurata, a nobiltà oggi un po’ improbabili, all’umiltà del lavoro che è quanto basta a togliere la fame. Si può pensare che Palermo sia un caso nella storia d’Italia? Si può pensare che Palermo sia una “città” qualunque? Intanto il ricordo del Premio Nobel Kary Mullis ci fa brindare alla vita

Massimo Cocchi

Palermo, un anno dopo

Palermo, 4 agosto 2020

Sono appena sveglio, di nuovo nell’appartamento del grattacielo di Palermo, e mi accorgo che non c’è la polvere da trasformare in caffè, ma non ho dubbi, chiamo Rosario, il portiere, e, dopo poco, un trillo di campanello materializza, davanti ai miei occhi un caffè bollente e un cannolo, che mi gusto sorprendendomi al primo morso a compiere quel gesto con la mano, reso famoso da Montalbano, a significare la squisitezza contenuta in quel morso, il palmo della mano che, aperto, si muove con moto oscillatorio.

Benvenuto a Palermo, mi sussurra il cannolo.

Poi faccio la stessa cosa di un anno fa, vado da Barraja, famoso gioielliere di via Ruggero Settimo, perché le maglie dell’orologio regalatomi da Bianca hanno di nuovo ceduto. Mi siedo, sostituiscono il cinturino con uno di pelle e aggiusteranno l’altro. Chissà se fra un anno sarò di nuovo a ripetere le stesse cose, a Palermo.

Poi faccio poche decine di metri ed entro da Perna, cartolaio famoso, dove una forza irresistibile mi spinge a comprare di nuovo, l’ennesimo quaderno, rigorosamente “Architetto” e l’ennesima matita.

Frivolezze costose ma adorabili, trenta euro la matita e tre euro e ottanta centesimi il quaderno, non entro più, però, da Dell’Oglio altro famoso negozio di abbigliamento, sempre in via Ruggero Settimo, di fronte Barraja, dove un paio di jeans, di quelli “rotti”, scontati al 50% costa 450,00 euro. Anche lui una gioielleria?

Questa è una faccia di Palermo, di quella Palermo dove la vita della gente si riassume nel concetto “Uno, nessuno, centomila” di pirandelliana fattura, non per i difetti, stranezze del viso, ciglia, naso ecc, che creano una crisi di identità, ma perché la “gente palermitana” si specchia nei cento, mille volti possibili che vanno dalla ricchezza smisurata, a nobiltà oggi un po’ improbabili, all’umiltà del lavoro che è quanto basta a togliere la fame, alle figure di colore che si sfumano fra la gente con i visi che ti raccontano della tristezza della terra che hanno lasciato, con i punti “cibo” che riescono a sfamarti con un euro.

Ecco la Palermo “Uno, nessuno, centomila”.

Mi piace immergermi in questa Palermo che alterna vicoli stretti stretti a grandi strade, che alterna angoli di terra ricchi di storia e spicchi di mare dal blu impenetrabile, di una terra che ha persino trovato nella “mafia” la possibilità di liberare l’Italia dagli orrori e dall’arroganza nazi-fascista, ma il fascismo avrebbe fatto ciò che è stato senza l’incombenza psicopatica di Hitler?

Per due volte questa Palermo, caput siciliae, ha beneficato l’Italia, dapprima riunendola in un patrimonio comune, poi liberandola dalla follia bellica.

Si può pensare che Palermo sia un caso nella storia di Italia? Si può pensare che Palermo sia una “città” qualunque?

Palermo non rappresenta la società dei “macaroni” così ben rappresentata da Alberto Sordi, ma rappresenta una società che ha ancora molto da trasmettere come valore della dignità, questo io vedo e sento in Palermo.

Un anno fa, esattamente in questi medesimi giorni, organizzammo, con gli amici più intimi, la rituale cena, era il 7 agosto, così oggi abbiamo programmato, incredibile coincidenza, la stessa cosa, ma c’è una sensibile differenza, il 7 agosto è la ricorrenza di un anno da quando Kary Mullis ci ha lasciato e allora io alzerò un calice di quel vino che lui amava tanto e lo saluterò con l’affetto e il rispetto di sempre.

Kary Mullis era stato a Palermo, avevamo percorso i colori e i sapori dei mercatini assieme, lui amava rimanere “defilato” dalla vita pubblica e così pochi sanno che la sua eccezionale scoperta ha cambiato il corso della conoscenza e della storia della scienza.

Al brindisi, ne sono certo, egli riderà divertito e riconoscente, dalla sua umile grandezza.

Ecco, un anno dopo a Palermo, di nuovo a cogliere quegli affascinanti segreti e a scriverne con l’ennesima costosa matita.

Quante altre costose matite ci rimarranno “un anno dopo” a Palermo?

Palermo, 7 agosto 2020

Kary Mullis

Siamo a tavola e decido di non coinvolgere nessuno, è un fatto intimo e personale, brindo all’amico Kary Mullis. Come il 7 di agosto del 2019 mi arrivò da Nancy la terribile notizia, mi arriva sempre da Nancy la foto che lo ritrae due anni dopo la consegna del Nobel Prize del 1993, pubblicata nel ricordo che ha pubblicato il New York Times.

Passano pochi minuti di chiacchiere di rito e, il professor Aldo Gerbino, amico di vecchia data, seduto accanto a me, mi porge una busta di carta raffinata, quelle color paglierino, mi sorprendo perché non so cosa sia e cosa contenga.

Mi esorta ad aprirla, estraggo una lettera ben ripiegata, la apro e, credo, di avere provato una delle più grandi emozioni della mia vita, il 7 agosto sempre giorno di emozioni.

È la lettera che mi nomina socio dell’Accademia delle Scienze Mediche di Palermo, forse, parafrasando John F. Kennedy, potrei anch’io dire “sono palermitano” e, certamente, Kary avrebbe gioito di questo grande onore che mi viene fatto.

Sempre in questo incredibile ed emozionante 7 di agosto, la giovane allieva Clara mi invia questo suo pensiero rendendomi partecipe di un suo intimo sentimento che, penso, avrà un nome per ora ignoto ai più, in questa calda e affascinante Sicilia:

Palermo, 7 agosto 2020

Il blu e il bianco sono in armonia con il vento

Di questo pomeriggio afoso di agosto.

Ti osservo, ti ascolto e penso

Che in questo momento ci vivrei in eterno.

Le cicale cantano l’essenza dell’Estate.

Un’estate bizzarra che vorrei terminare con te.

Vorrei conoscere la tua anima schiva che difficilmente si lascia scoprire.

Avvolgimi con le tue braccia immensamente azzurre

e cullami fino alla nanna.

Fa di questo tramonto un colore unico.

Vorrei che le tue sere fossero accompagnate dal canto dei grilli e

Da quella spensieratezza che raramente si riesce a scovare.

Avvolgimi nel profumo umido della tua notte.

Svegliami al mattino e fa che sia così per sempre.

L’armonia estiva di una calda Sicilia.

Clara Benfante

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