Saperi

Pane, zucchero e olio

Tutto ha inizio nel corso dell’infanzia. Disposto a spendere fino a 15 euro la bottiglia da 750 ml, il pittore Simone Butturini di un extra vergine apprezza in particolare la persistenza degli aromi, la leggerezza, il gusto armonico ed equilibrato ricco di sfumature

L. C.

Pane, zucchero e olio

Simone Butturini è nato nel 1968 a Verona, dove vive e lavora. Si è imposto all’attenzione della critica per il suo originale stile pittorico che coniuga realismo esistenziale e una visione onirica, tradizione e modernità. A 24 anni si è imposto all’attenzione al Premio Giuseppe Sobrile di Torino. Da allora è stato presente a prestigiose manifestazioni. La casa editrice Vallecchi gli ha dedicato tre mostre personali: ”Tra visibile e invisibile” al Caffè Giubbe rosse a Firenze (2000), “Simone Butturini” al Museo Bargellini di Pieve di Cento (Ferrara) su invito di Giorgio di Genova e curata da A. Zanmarchi (2002) ed “Evocazione e intimità” allo Spazio BZF di Firenze (2003) presentata da Luca Massimo Barbero con ospite d’onore Vittorio Sgarbi.

Nel 2007 ha realizzato una esposizione personale a Palazzo della Gran Guardia a Verona, curata da Giorgio Cortenova. Presente alla XIV Triennale di Celano (L’Aquila), nel 2008 ha tenuto personali alla fondazione Luciana Matalon a Milano e ad Artcoregallery di Toronto.

Nel 2009 ha partecipato alla mostra collettiva “Le Costellazioni” a Villa Borbone (Viareggio) a cura di Floriano De Santi. Nel 2009 ha realizzato la doppia personale “Simone Butturini – Richard Hess” alla Galerie Der Moderne, Max Kattner, a Berlino.

Ha inoltre al suo attivo le seguenti mostre: “Verona im Motel”, Università di Saarbrücken (2010); “Solitudine e coscienza del reale”, Galleria il Narciso, Roma (2011); “I decolonizzatori dell’immaginario”, Vezzolano di Albugnano (Asti) (2011) a cura di Floriano De Santi, Maurizio Pallante e Serge Latouche. “Sulle tracce della memoria” , Galleria Arianna Sartori, Mantova (2012); “La vertigine del reale”, Università Bocconi a Milan (2012); “Omaggio ai grandi artisti legati a Morcote”, Galleria Poma, Lago di Lugano, Svizzera (2013); “Il nudo nella pittura”, Galleria Poma, Lago di Lugano, Svizzera (febbraio – maggio 2014).

Suoi dipinti figurano in musei Pubblici e privati in Italia e all’estero.

SIMONE BUTTURINI

Quale idea di olio lei si è fatta nel corso dell’infanzia? L’olio di quegli anni è stato quello ricavato dalle olive o un olio di semi?

Il colore e il sapore dell’olio durante l’infanzia sono legate alle terre che ho potuto conoscere viaggiando insieme ai miei genitori. Il primo ricordo che mi sovviene è quello di un pane, zucchero e olio con gli amici di cortile preparato con dovizia dalla signora Annamaria, nativa di Bardolino, una cara amica di mia mamma che ci raccontava nei lunghi pomeriggi le storie del lago di Garda. Il suo olio aveva un sapore forte e un sentore di oliva molto acceso e leggermente aspro. Il Garda è sempre stata la meta preferita dai miei genitori nelle gite domenicali, ma soprattutto ho ancora in bocca il sapore pieno, ricco di sapori d’antan dell’olio di Giacomo, che possedeva degli uliveti su un ridente villaggio antico di Campo alle pendici del Monte Baldo. Poi, all’età di otto anni ho scoperto la Puglia nel sole del Salento, territorio antico di olivi millenari, coperto dalle rosse terre, dove il cielo zaffiro e il blu turchese del mare disegnavano un paesaggio incantato, sferzato da un vento di tramontana incessante. Poi a sera gli amici erano soliti preparare “le friselle” (pomodoro e mozzarella della vicina Masseria). Nella mia famiglia si usava olio d’oliva, per condire l’insalata e le pietanze mentre per i fritti si utilizzava l’olio di girasole, in alcuni casi la margarina. Nel periodo in cui eravamo soliti soggiornare in montagna – nella Val di Fiemme, a Panchià – ci piaceva utilizzare il burro di malga.

Una curiosità: i sapori e i profumi dell’olio della sua infanzia coincidono con quelli che invece percepisce e apprezza oggi?

I sapori dell’infanzia sono diversi da quelli di oggi, molto costruiti e ricchi di aromi sgraziati. Quelli che apprezzo di più profumano di essenza di oliva, hanno un gusto garbato, mai preponderante sui cibi.

Cosa apprezza di più di un olio extra vergine di oliva?

La persistenza degli aromi, la leggerezza, il gusto armonico equilibrato ricco di sfumature…

Quanto sarebbe disposto a spendere per una bottiglia di extra vergine? A tal proposito, per lei la bottiglia che frequentemente acquista di quant’è? Da 250, 500, 750 ml o da litro?

Acquisto solo bottiglie da 750 ml e sarei disposto a spendere fino a 15 euro.

In tutta sincerità, senza alcuna senso di colpa o imbarazzo, qual è il suo condimento preferito tra tutti i grassi alimentari?

L’olio extra vergine di oliva, lo uso in tutte le situazioni culinarie.

Basta olio. Veniamo al suo lavoro. A cosa sta lavorando?

Sto lavorando a un filone di ricerca imperniato sul tema di “Luogo, natura e benessere”. Un punto di riferimento per la mia ricerca pittorica è l’archeologia industriale, e in particolare le torri d’acqua – serbatoi necessari nei periodi siccitosi, in città e in campagna delle nostra Pianura padana, in altre zone del nord Europa o delle radure del Texas e dell’Oklahoma. Senza dimenticare gli interni domestici, che nel mio primo periodo erano improntati sullo studio del mondo agreste in una dimensione di sogno.

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