Saperi

Tenacia e perseveranza

Un vizio al quale Massimo Longo Adorno non intende rinunciare per niente al mondo? Svolgere un’attività imprenditoriale agricola. Un aspetto, questo, che, con i tempi che corrono, e con tutta la burocrazia che vi sta dietro, più che un vizio è una virtù. Si occupa prevalentemente di storia europea del Novecento, ma è un olivicoltore tra Sicilia e Calabria

Olio Officina

Tenacia e perseveranza

Massimo Longo Adorno lo presentiamo qui in veste di produttore d’olio, ma il suo campo d’azione va in ben altre direzioni. Nato a Patti, in provincia di Messina, nell’aprile del 1970. Gestisce l’azienda di famiglia dal 1996. Una realtà produttiva tra isola e penisola, una parte a Patti, l’altra in Calabria, a Molochio. Produce in prevalenza olio extra vergine di oliva con un profilo – dice – orientato prevalentemente all’esportazione verso i mercati del Nord Europa.

Longo Adorno si è laureato in giurisprudenza, con una tesi sulla condizione giuridica e le vicende storiche degli Ebrei di Sicilia, e in lettere, con una tesi sulle potenze scandinave durante la Guerra dei Trent’anni. Si è occupato in precedenza di Storia del movimento sionista, della Shoah in Italia e della penisola scandinava durante la Seconda guerra mondiale.

Il suo volume Gli ebrei fiorentini dall’Emancipazione alla Shoah è apparso con la casa editrice Giuntina nel 2003. Nel 2010 ha pubblicato per i tipi della casa editrice Franco Angeli il volume La guerra d’inverno. Finlandia e Unione sovietica 1939-1940. L’ultimo suo libro, pubblicato nel 2012 e scritto insieme con Susanne Falkenberg, ha per titolo Un anno da pecora. Dialogo su Italia e Germania nella crisi dell’Eurozona, ed è edito da Falkenberg.

Svolge attività di ricerca presso la cattedra di storia contemporanea della Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Messina. Si occupa prevalentemente di storia europea del Novecento.

Quali sono i tratti migliori della sua personalità?
Direi onesta, tenacia, pazienza è un pizzico di inventiva, che in realtà sarebbe più corretto definire Follia, ma in questo settore alla fine aiuta anche quella.

E le virtù che coltiva abitualmente?
Tenacia e perseveranza: vale a dire due espressioni di pazienza.

Quali sono invece i suoi limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere?
Spesso do’ per scontato che le cose che sono importanti per me, lo siano in egual misura anche per gli altri e questo spesso mi procura delusioni decisamente difficili da digerire.

I vizi invece ai quali non intende rinunciare per niente al mondo o, pur volendo, non riesce a rinunciare?
Dico la verità: continuare a svolgere attività imprenditoriale agricola.Una cosa che con i tempi che corrono viene vista dalla burocrazia (non solo italiana) più come un vizio che come una virtù. Naturalmente è un paradosso, ma solo sino a un certo punto.

Un ricordo della sua infanzia che ancora le torna in mente?
Il sorriso di mia madre e mio padre che torna a casa alle 10 di sera dopo una giornata trascorsa nel frantoio.

Ora si passa al lavoro. Da quanto, e perché, si occupa di olio?
A livello diretto dal 1996, quando ho rilevato la conduzione dell’azienda agricola di famiglia che produce olio, vino e agrumi.

Crede davvero nel suo lavoro? C’è ancora in lei un senso di sano senso di entusiasmo e passione a motivarla? O qualcosa la turba e la impensierisce?
La passione e l’entusiasmo ci sono sempre. Stanno alla base di ogni sforzo quotidiano, però a essere onesto spesso vengono messe a dura prova da una miscela terribile di insensibilità politico-burocratica verso le problematiche del settore e eventi atmosferici imprevedibili e dannosi, come le due ultime stagioni (2013 e 2014) caratterizzate da una forte siccità. Operando io in Sicilia, il tutto è reso ancor più complesso dalle peculiarità specifiche del meridione, che possono essere tanto un opportunità che un ostacolo.

Se il comparto olio di oliva non naviga in buon acque, come è ormai evidente (avendo perso valore l’olio extra vergine di oliva, e diventando di fatto, a parte le eccezioni, un prodotto commodity), lei cosa si sente di fare per reagire allo stato di immobilismo e incertezza attuali? Ha soluzioni per cambiare il corso degli eventi?
Bisognerebbe reagire cercando di impostare una strategia non occasionale e momentanea ma di lungo periodo che sia in grado di far capire a tutti, che l’olio extra vergine d’oliva sta alla base della cucina mediterranea, vale a dire uno dei pochissimi prodotti non suscettibili di svalutazione del nostro patrimonio nazionale.

A proposito di olio extra vergine di oliva, cosa mette al primo posto: la qualità o l’origine?
Entrambe, e direi che spesso l’una è dipendente dall’altra, o correlata con l’altra.

L’olio da olive è un prodotto agricolo. Se tuttavia l’agricoltura è confinata in un ambito di marginalità, intravede una possibile occasione di riscatto per tale prodotto?
Onestamente sono pessimista, anche perché non vedo una strategia operativa di fondo da parte delle principali associazioni di categoria e in Italia purtoppo chi non si fa sentire e non fa massa critica non ha voce. Se queste condizioni però dovessero cambiare, allora ci sarebbe un margine più grande di speranza.

Se ci crede nei sogni, qual è allora quello che non ha ancora realizzato e che con ostinazione e instancabile coraggio insiste nel coltivare?
Vorrei poter continuare la mia attività di imprenditore agricolo facendo sentir meglio me stesso e chi viene a contatto con me attraverso i miei prodotti.

In tutta confidenza: crede sia possibile realizzare il suo sogno, o è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni?
Forse non sarà possibile ma chi non sa sognare alla fine non è un realista.

Ciascuno di noi ha uno o più miti ai quali si affida per un proprio personale punto di riferimento. Qual è o quali sono i suoi?
Oltre ai miei genitori, direi due persone che non hanno nulla a che vedere con l’agricoltura: Herbert von Karajan e Johan Crujf.

I libri (o, nel caso, il libro) che ritiene siano stati fondamentali nella sua formazione?
Arcipelago gulag, di Sogenytzin. La Tempesta d’ acciaio, di Ernest Junger. L’Iliade e l’Odissea, di Omero. La Bibbia, perché in fondo racchiude in sè tutti i libri del mondo.

Ancora una domanda, e si chiude: si può salvare l’Italia? C’è ancora spazio per la speranza?
L’Italia si può salvare e la possono salvare solo gli italiani, a condizione che possano trasformare i loro sogni in realtà, ripartendo verso il futuro e smettendo di guardare indietro verso un passato che sembra sempre più vivo del presente.

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