Saperi

Tutta colpa di Busi

Colpa sua se mi sono lanciata contro i giovani fannulloni e presuntuosi, contro pratiche innaturali per creare famiglie, contro il carnevale dei matrimoni gay. Colpa sua se mi sono emozionata alle sue citazioni colte, al suo difendere i diritti dell’omosessualità, alla sua lotta all’omofobia, alla sua dignità di uomo

Mariapia Frigerio

Tutta colpa di Busi

Mi è capitato di seguire su La7, una quindicina di giorni fa, il programma AnnoUno condotto da Giulia Vincenzi. Il tema era “Figlio di gay?”. In studio, tra gli altri, Aldo Busi e Monsignor Sigalini. Poi i soliti insopportabili, presuntuosi, strafottenti, reazionari giovani…
Ma non lo sanno che già Maria De Filippi aveva capito quanto fanno audience?
Come sempre l’intelligenza mi seduce, in questo caso quella (e non è la prima volta, ovvio) di Aldo Busi.
Ci sono alcuni punti su cui mi vorrei soffermare.

1. Che i figli debbano avere un padre e una madre naturali

E qui, anche se per vie diverse, le opinioni dello scrittore bresciano coincidevano con quelle di Monsignor Sigalini. Sigalini dal punto di vista del cattolicesimo. Busi dal fatto che (e ha citato Goethe) ci debba essere un limite.
Se sei omosessuale non puoi fare figli. Certo che se lo Stato Italiano non fosse in mano ad assistenti sociali, psicologi e compagnia bella (e questa è un’aggiunta mia), nessuno dotato di cuore potrebbe essere in disaccordo sul fatto di affidare a coppie omosessuali bambini costretti altrimenti a vivere in brefotrofi, anziché vagliare per il loro affidamento esclusivamente coppie (a volte assai “grigie”) di eterosessuali. Via quindi le madri surrogate che per “altruismo” offrono il loro utero. Poi basta con i matrimoni gay con quei patetici mazzolini di fiori.
Via libera invece alle coppie civili. Ossimoro – aggiunge Busi – pensare a omosessuali cattolici, visto che la Chiesa è da sempre la loro principale nemica.

2. L’importanza di bastare a sé stessi

Sempre nell’ottica delle coppie, Busi ne ha messo in evidenza l’importanza. Peccato che non sia una delle discipline insegnate a scuola, aggiungo. E questo vale per ogni tipo di coppia.

3. Le priorità vere degli omosessuali

Che sono le battaglie per la parità dei diritti e la lotta all’omofobia. Oltre all’importanza di conoscere e di far conoscere le malattie di tipo sessuale più diffuse e gravi. E qui: apriti cielo! I nostri giovani bigotti sono insorti unanimi.

4. Il coraggio di essere contro i giovani in un mondo che li sfrutta fingendosene amico  

Quando una giovane lo ha aggredito verbalmente dandogli dell’ignorante per aver – a inizio trasmissione – usato il termine “negro” (la signorina non sa che non sono le parole che offendono, ma il tono con cui si dicono come meglio di me ha spiegato Busi) allora lo scrittore ha dato voce al mio pensiero definendoli incolti, stravecchi, mantenuti e marci di cattolicesimo.
E qui penso a quanto la nostra società e la nostra scuola siano protettive con questi giovani a cui tutto è dovuto (va da sé che il discorso non vale per tutti perché, fortunatamente, ne esistono molti ancora di buona “razza” e spero con quest’ultima parola – politicamente scorretta – di non offendere la colta e sensibile signorina di cui sopra).

5. L’etica del lavoro

Quando Busi ne ha fatto un accenno alla fine (ribadendo che naturalmente manca ai giovani) la mia commozione è salita alle stelle…

 

Purtroppo di Busi tutti ricordano le parolacce e il personaggio che “grida” le sue verità e raramente pensano a quello che ha scritto.
A quello splendido incipit di Seminario sulla gioventù: «Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani?» o a quello tratto dal Manuale della perfetta mamma, nel capitolo (un vero gioiello) “Del mio vero rapporto con Maria Bonora in Busi, mia madre”: «Non rimprovero mia madre di non avermi amato come avrei voluto, e nessun figlio maggiorenne con la testa sulle spalle dovrebbe accampare questa pretesa, e quindi non ho niente da rimproverarle. Mi ha amato come poteva lei, ma mi ha amato, e tuttora mi ama come può».

Colpa di Busi, quindi, se mi sono lanciata contro i giovani fannulloni e presuntuosi, contro pratiche innaturali per creare famiglie, contro il carnevale dei matrimoni gay (quando già lo sono abbastanza quelli etero…).
Colpa di Busi se mi sono emozionata alle sue citazioni colte, al suo difendere i diritti dell’omosessualità (e non certo con carnevalate come i gay-pride), alla sua lotta all’omofobia, alla sua dignità di uomo.

E ancora una volta ringrazio il mio amico Paolo Poli che, in un lontano 1978, mi trovò un posto in un palchetto al Teatro Niccolini di Firenze, vicino a un mio quasi coetaneo, giovane ed educatissimo, di nome Aldo…

 

Questo articolo, inedito,. è stato scritto dall’autrice a Lucca il 20 giugno 2015. Le foto in apertura e all’interno sono di Olio Officina

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