Saperi

“Un anno con Schopenhauer”. La migliore introduzione al filosofo di Danzica

Libri per l'autunno 2023. Una domanda sorge spontanea: con quale Schopenhauer trascorrere l’anno? A seguire, col filosofo, lo scrittore, il moralista o il caratteraccio? Uno o tutti? E di conseguenza, a chi rivolgersi scrivendo: allo studioso o all'uomo della strada? I commenti di Alessandro Novembre, nel volume edito da Neri Pozza, chiariscono per il profano e ampliano per l’esperto

Marco Lanterna

“Un anno con Schopenhauer”. La migliore introduzione al filosofo di Danzica

Un commento a un autore stiloso e profondo (e di fatto atomico ossia non riducibile) qual è Schopenhauer, è roba da far tremare i polsi a qualunque serio studioso, ma non al serissimo Alessandro Novembre. Anzi mi vien da dire che egli ha dato, in un sol colpo, due fratelli al suo precedente Il giovane Schopenhauer (recentemente tradotto in inglese dal prestigioso editore De Gruyter): l’adulto e il senile Schopenhauer.

Degna solo d’un fuoriclasse anche la piroetta ulteriore a cui è stato costretto dalla collana – un tanto al dì – dell’editore Neri Pozza. Sarebbe infatti risultato assai più agevole imbastire un’antologia scandita sulle opere, la cronologia o gli argomenti, anziché un lunario schopenhaueriano; essendo l’apparente – in realtà calcolatissima – ariosa imprevedibilità di tali zibaldoni la vera touche du maître.

A me pare che il problema più arduo fosse decidere con quale Schopenhauer trascorrere l’anno? Col filosofo, lo scrittore, il moralista o il caratteraccio? Uno o tutti? E di conseguenza, a chi rivolgersi scrivendo: allo studioso o all’uomo della strada? E che opera imbastire: un curiosario di particole da leggere a letto prima di prender sonno o un libro di lunghe e sode meditazioni? Novembre ha optato per la via più difficile: la quadratura del cerchio ovvero la completezza e l’onnità: offrire tutto a tutti!

È questo, in effetti, l’unico aspetto opinabile di tali florilegi, ancorché esprima – e debba esprimere com’è giusto – la fisionomia creativa del curatore. Fisionomia che, nonostante la giovane età, è quella d’un maestro della storia della filosofia come appare tra l’altro dall’estrema personalità dei temi, dal taglio delle citazioni, dal lumeggiamento critico e dal nitore e garbo della prosa.

I commenti di Novembre non sono mai infatti dei doppioni di Schopenhauer: chiariscono per il profano o ampliano per l’esperto, sicché commento e citazione si leggono sempre con egual piacere. Dirò di più: per la varietà di scritture schopenhaueriane (opere edite, manoscritti, epistole etc.) e di motivi cui attinge Un anno con Schopenhauer va a divenire la migliore introduzione al Filosofo di Danzica.

Novembre, evitando lo scoglio tipico ed esiziale di tali antologie  – ossia il didascalico – con l’attrattiva continua della bibliomanzia, dell’oracolo, del libro delle risposte, si asside al fianco di Piero Martinetti, venerando antologista schopenahueriano, e Martinetti lo guarda dal basso (sic!).

Insomma nove studiosi su dieci avrebbero fallito una simile operazione (ne fa prova anche il ciarpame a tema schopenhaueriano incautamente e indefessamente prodotto dagli atenei), ma non Novembre.

Non è dunque un caso che questa prima ascensione invernale, in solitaria, della parete nord del massiccio Schopenhauer sia riuscita a uno studioso esterno all’università, anziché ai polentoni dell’accademia. Schopenhauer e la sua scuola – rigorosamente antiaccademica – approvano benedicenti.

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