Un oceano d’alberi di ulivo
L'energia per ogni impegno e lavoro mi piace trarla dalle mie radici, dal mio territorio e - perché no? – dal mio olio. E’ quanto ci confida la studiosa di storia del costume Liliana Nigro. Suo padre e suo nonno? Sono stati i veri "sacerdoti” dell’olio di casa. Solo olio da olive, s’intende. L’olio di semi? Severamente vietato
Bella, energica, di una intelligenza vivace. Ho conosciuto Liliana Nigro a Buccheri, in Sicilia, in una cornice di bellezza unica, luogo di grande attrazione non solo per il paesaggio, segnatamente rurale, e per la ricchezza di olivi Tonda Iblea, ma anche per le stesse pareti esterne delle case, con i vari murales che assumono un fascino unico. Oltre alle tante chiese presenti, davvero tante, perfino grandi. Gli abitanti, messi tutti assieme, non riuscirebbero più a rimpire tali chiese, oggi. In un contesto così peculiare, non potevo non ascoltare Liliana Nigro. Come noterete, sull’olio da olive ha più di qualcosa da dire.
Quale idea di olio lei si è fatta nel corso dell’infanzia? L’olio di quegli anni è stato quello ricavato dalle olive o un olio di semi?
Ho trascorso la mia infanzia in un luogo bellissimo, verde, soleggiato, tra montagne e strade strette, a Buccheri, piccolo centro montano che pare quasi surreale, cinto e incastonato tra un oceano di alberi di ulivo. Per noi bambini, l’olio rappresentava una parte della nostra vita, come per tutti, in piazza di mattina presto, mentre andavamo a scuola, si vedevano, infreddoliti, gli “eserciti”degli operai dediti alla raccolta, poi, per le strade, fino a tardi, la sera echeggiava il fervido vocio di uomini e donne che lavoravano, sedendo l’una accanto all’altra, per selezionare il prezioso frutto, ma, cosa importante e indimenticabile, l’odore che invadeva ogni angolo contaminando i nostri sensi. Tutte queste cose erano il preludio dell’olio. Un rito sacro, per arrivare ad assaporare il nostro “nettare” il nostro olio. Come tutti, qui, dalle nostre parti, anche la mia famiglia produceva olio e da sempre sulla nostra tavola rappresentava e rappresenta l’indiscussa bontà che valorizza ed accarezza tutti i nostri cibi. Detto ciò, non posso rispondere all’ultima parte della sua domanda, anzi mi fa sorridere: era severamente vietato nella mia famiglia l’utilizzo di olio che non fosse estratto dalle olive
Una curiosità: i sapori e i profumi dell’olio della sua infanzia coincidono con quelli che invece percepisce e apprezza oggi?
Mio padre e mio nonno, i veri “sacerdoti” del nostro olio, oggi non ci sono più. Ora mi occupo personalmente, avendo il grande privilegio di interessarmi del mio olio. I sapori e gli odori sono gli stessi, forse con impercettibile differenze, che non so se attribuire alle papille gustative o alle rimembranze che il tempo lentamente trasforma. Mi spiego meglio: le olive, i procedimenti sono uguali e di conseguenza anche il prodotto finale è lo stesso, ma quando sposiamo al sapore dei cibi l’olio è un po meno intenso. Penso che la motivazione sia legata ai cibi che usiamo. Molti alimenti sono congelati o prodotti nelle serre, così l’olio cela il suo vero sapore.
Cosa apprezza di più di un olio extra vergine di oliva?
Sono molte le cose che apprezzo dell’olio extra vergine di oliva. Non saprei sceglierne solo una. Certamente a impatto immediato il sapore pieno di sapidità, che esalta ogni ricetta specie le più semplici, per poi passare a tutte le svariate proprietà. L’olio è un antiossidante, svolge un ruolo importante nella cosmesi, specifico nella produzione di saponi, che regolamentano la secrezione sebacea del bulbo pilifero, necessario per un buon funzionamento dell’intestino, e, altro particolare, meno noto da sempre fin da tempi arcaici l’utilizzo dell’olio veniva usato come anti dolorifico. Scusate se è poco.
Quanto sarebbe disposto a spendere per una bottiglia di extra vergine?
Non so esattamente quanto sarei disposta a pagare. E’ come quantizzare un sentimento, se proprio devo provare a farlo tengo conto di alcuni passaggi necessari. La coltivazione, la raccolta, la molitura, l’imbottigliamento, la percentuale di guadagno al rappresentante della rete commerciale, la percentuale dei grandi centri commerciali, il trasporto verso la grande distribuzione, la pubblicità del prodotto, dopo questa analisi, penso che il costo ragionevole e adeguato possa aggirarsi dalle 10 alle 15 euro, ma, fantasticando, io ne spenderei molto di più…
A tal proposito, per lei la bottiglia che frequentemente acquista di quant’è? Da 250, 500, 750 ml o da litro?
A questa domanda non posso rispondere, visto che l’olio che consumiamo è di nostra produzione, quindi non adoperiamo bottiglie di varie misure. Il nostro nobile prodotto viene conservato in grandi contenitori, antichi forse più di cento anni, e travasiamo nell’oliera ogni qualvolta si ha necessità.
In tutta sincerità, senza alcuna senso di colpa o imbarazzo, qual è il suo condimento preferito tra tutti i grassi alimentari?
Non ho mai imbarazzo nel dire ciò che penso: preferisco l’olio sopra ogni altro e non riesco chiaramente a distinguere il mero esempio di grasso vegetale. Il termine grasso viene giustamente legato al materiale solido, mentre per olio vegetale si intende un materiale fluido. Poche volte adopero il burro, ma non posso affermare di preferirlo.
Basta olio. Veniamo al suo lavoro. A cosa sta lavorando?
Preferisco parlare più dell’olio che del mio lavoro, e dei miei innumerevoli progetti. Non basterebbe un’intervista, ma un trattato per decodificare i preparativi e i lavori che fervono nella mia fucina. Sono una docente dell’Accademia di Belle arti di Catania, dove occupo e dirigo quattro meravigliose cattedre con indirizzo di storia del costume. Il mio linguaggio è l’arte che serve per comunicare, attrarre, affabulare e scuotere il gregarismo massificante legato, purtroppo, ai nostri giorni. Uso la moda e il costume per trattare vari temi e varie problematiche, specie quelle legate al sociale. Mille eventi e mille sfilate, ricordo di avere proposto dieci abiti legati al tema trattato e, a sua maestà l’olio, in occasione di Olio Capitale che si è svolto a Buccheri, dove ho avuto l’onore e il piacere di conoscere lei, dott. Luigi Caricato, che ringrazio per avermi dato questa bella possibilità. Ecco, certamente l’energia per ogni mio impegno e lavoro mi piace trarla dalle mie radici, dal mio territorio e – perchè no? – dal mio olio.
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