Senza un nuovo ordine non ci potrà essere pace
L’azione terroristica che Hamas ha scatenato contro Israele rientra nel conflitto globale che le autocrazie orientali hanno aperto contro le democrazie liberali.
A fomentare la guerra tra Azerbaigian e Armenia, Serbia e Kosovo, in Africa occidentale e ora in Israele è Putin, con l’obiettivo di distogliere l’attenzione e le risorse degli Usa dalla guerra in Ucraina.
Mosca finanzia gruppi terroristici del Medio Oriente sin da quando il leader russo era ufficiale del Kgb. E dall’inizio dell’aggressione russa dell’Ucraina i leader di Hamas vanno e vengono da Mosca. Come i leader degli Hezbollah che hanno combattuto in Siria con le truppe russe.
Ma non c’è solo Putin ad armare il terrorismo islamista. C’è anche l’Iran che coltiva il disegno teocratico di cancellare lo stato di Israele.
Sono le autocrazie in movimento con le proprie visioni egemoniche, a cui aggiungere la Cina, con Taiwan che in futuro potrebbe diventare oggetto di attacco come l’Ucraina e Israele.
L’obiettivo degli stati autocratici è di minare alleanze e tentativi di pacificazione, come gli Accordi di Abramo, le trattative tra Israele e Arabia Saudita promosse dall’amministrazione Biden, la “costruzione” della Via del Cotone (progetto di corridoio tra India, Medio Oriente e Unione Europea) che dovrebbe disinnescare la Via della Seta (progetto cinese per egemonizzare il Sud del mondo).
Quanto fatto da Hamas è paragonabile “ai peggiori atti dello Stato Islamico”, ha detto Biden alla Casa Bianca, ripetendo due volte: “Noi stiamo con Israele”. Oltre mille civili “sono stati massacrati”, ci sono notizie “da far rivoltare lo stomaco” di “bambini uccisi, intere famiglie massacrate”, “giovani massacrati ad una festa per celebrare la pace”.
L’unica strada da percorrere è la creazione di una grande organizzazione politica delle democrazie liberali per poter dividere i compiti tra i suoi componenti nel quadro di una comune visione. Non nascerà un nuovo ordine mondiale senza una regia dell’insieme delle democrazie. E senza un nuovo ordine non ci potrà essere la pace.
È il tempo dell’Unione Europea, che deve riformare i trattati istitutivi per diventare soggetto politico nello scacchiere globale, capace di prendersi cura del Mediterraneo allargato e, più in generale, del continente africano. Ci vuole un nuovo protagonista che possa affiancare gli Usa nella costruzione di un coordinamento delle democrazie liberali. Le autocrazie non demorderanno la presa fino a quando non nascerà questa nuova alleanza.
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