Visioni

C’è un unico modo per uscire dalle secche

Alfonso Pascale

Una decina d’anni fa, con discrezione ma insieme con disarmante confidenza Jurgen Habermas chiese a Gian Enrico Rusconi perché in Italia, nonostante il grande successo pubblicistico ed editoriale dei suoi libri, il suo pensiero non fosse entrato in profondità nel mondo intellettuale e filosofico accademico, come altrove nel mondo.

Insomma, il filosofo tedesco notava che in Italia tutti lo citavano, tutti scrivevano dotti saggi sui contenuti dei suoi libri, ma raramente si verificava una vera interazione, come si registrava invece in altri paesi. E Rusconi rispose che lo studioso italiano è tradizionalmente insensibile o diffidente verso il paradigma forte di razionalità – quello che da Kant e/o Weber arriva appunto fino ad Habermas.

È insensibile o diffidente verso il concetto di razionalità/razionalizzazione come insieme di processi di controllo (“il sistema”) e di razionalità come processo di comunicazione e ragione pubblica (che attinge alla “Lebenswelt”).

Molti sono transitati dall’italo-marxismo al postmodernismo senza mai fare i conti davvero con il “moderno forte”. Anche i concetti di “post-metafisico” e “post-secolare” sono rimasti formule prese in prestito piuttosto che spunti di riflessione filosofica. Ma – aggiungo io – quello che maggiormente sorprende è che in Italia è del tutto sconosciuta la riflessione habermasiana sviluppatasi dal 1991 in poi sulla democrazia sovranazionale, partendo dall’Unione europea. Egli parte da una concezione federalista, per poi abbandonarla, e perviene strada facendo ad un costituzionalismo europeo molto pragmatico, specie dopo l’incapacità degli Stati di ratificare la Costituzione europea.

Ma gli elementi che Habermas pone per rivedere il Trattato e dotare l’Unione di una vera governance democratica costituiscono la proposta più avanzata che oggi ci sia sul tappeto. Ma non c’è ancora un leader politico che abbia fatta propria l’impostazione del filosofo tedesco. Troppo razionale? Ma è l’unico modo per uscire dalle secche in cui ci troviamo coi populismi e i nazionalismi imperanti.

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