Visioni

Il coraggio della verità

Alfonso Pascale

I greci e poi i cristiani distinguevano una parresìa (parlare franco, dire tutto) positiva e una negativa per non confondere la sincerità con il parlare a vanvera, il dire qualsiasi cosa si pensi senza avere adeguata cognizione di quel che si dice. E alcuni hanno suggerito di esercitare una parresìa più vicina al silenzio, alla meditazione, al dubbio, alla problematicità, all’ascolto dell’altro per evitare sia l’immoralità della menzogna che la stupidità del chiasso e ottenere così un dialogo pubblico più vero.

Ma Michel Foucault va ancora più a fondo e afferma che la parresia è il “coraggio della verità”. Secondo questo pensatore, la parresìa, a differenza della retorica, non è una tecnica, non è una strategia discorsiva, non è un mestiere. La parresia è qualcosa di più difficile da definire, una sorta di «nozione-ragno» (notion-araignée) che implica un atteggiamento, un modo di essere simile alla virtù, un ethos.

Può la verità assumere un ruolo in ambito politico e nei rapporti di potere? Per Foucault è possibile, ma bisogna stabilire, nell’ambito della democrazia, un certo numero di condizioni etiche che fanno appello alla dimensione morale individuale. Per questo egli torna alle radici della filosofia greca, rivalutando l’idea di democrazia contrapposta a ogni forma di tirannia.

Intervenendo in un convegno nel 1984, Norberto Bobbio rilevò che “il contrasto tra etica e politica nell’età moderna è, in realtà, sin dal principio, il contrasto tra la morale cristiana e la prassi di coloro che svolgono l’attività politica”.

Oggi le credenze delle persone e dei gruppi umani vanno oltre la dimensione religiosa. E le società contemporanee diventano sempre più multiculturali. Nella nuova condizione, la sfera etica non può dunque essere ricacciata solo nel privato, ma deve potersi manifestare anche nell’ambito pubblico.

Si tratta allora di far maturare nella società un’etica condivisa, che riguardi anche la politica e le sue modalità e metta in discussione i pilastri del pensiero politico moderno. Ma di questo non si discute nel dibattito pubblico. Ci si limita a indignarsi solo per i fenomeni più vistosi di corruzione, senza voler vedere l’arida e desolante realtà dei comportamenti quotidiani adottati nella lotta politica, che costituisce l’acqua di coltura dei fenomeni illegali.

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