Visioni

Il ricatto della fame

Alfonso Pascale

Putin conferma la sua decisione di non rinnovare l’accordo sul grano.

La prima reazione è venuta dall’Unione Europea. “Condanno fermamente la mossa cinica della Russia di porre fine all’iniziativa per i cereali del Mar Nero, nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite e della Turchia”, ha scritto in un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. E ancora: “L’UE sta lavorando per garantire la sicurezza alimentare per le persone vulnerabili in tutto il mondo. I corridoi di solidarietà UE continueranno a portare i prodotti agroalimentari dall’Ucraina ai mercati globali”, ha aggiunto. L’alto rappresentante dell’UE, Josep Borrell, ha dichiarato che “la decisione completamente ingiustificata trasforma in armi la fame della gente”. Per la nostra premier Giorgia Meloni, “usare il grano come un’arma è un’altra offesa contro l’umanità”.

L’accordo era stato concluso tra Russia e Ucraina alla fine del luglio 2022 e permetteva all’Ucraina di esportare i propri prodotti agricoli attraverso il Mar Nero. Era stato raggiunto con la mediazione di Turchia e Nazioni Unite, dopo che la guerra di Putin aveva bloccato i porti ucraini e l’intero traffico commerciale sul Mar Nero. Le navi avevano l’obbligo di fermarsi in Turchia prima del Bosforo, dove venivano ispezionate da commissari Onu, turchi, russi e ucraini.

L’accordo aveva funzionato a singhiozzo, ma con esiti positivi. In quasi un anno erano transitate circa mille navi, che avevano trasportato oltre 32 milioni di tonnellate di prodotti agricoli: specie grano, mais, orzo e olio di semi. Le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite sostengono che l’accordo ha contribuito a calmierare i mercati dei prodotti agricoli, i cui prezzi sono scesi del 20 per cento. Ancora secondo l’Onu: il 47 per cento dell’export agricolo ucraino è andato a Paesi ad alto reddito come Spagna, Italia e Olanda; il 26 per cento a Paesi di reddito medio come Cina e Turchia; ma il 27 per cento a Paesi poveri come Egitto, Kenya e Sudan. Negli ultimi mesi l’Ucraina ha anche inviato 625 mila tonnellate di aiuti umanitari ad Afghanistan, Etiopia, Kenya, Sudan e Yemen.

Gli esperti sembrano oggi meno allarmati rispetto all’anno scorso. I produttori internazionali come il Brasile e la stessa Russia hanno in parte sopperito alla diminuzione del grano ucraino sui mercati. Si attende un temporaneo piccolo rialzo dei prezzi. Tuttavia, al momento le loro quotazioni medie sono inferiori del 14 per cento rispetto agli anni scorsi. Ma a peggiorare la situazione restano siccità e riscaldamento climatico. L’Onu stima che quasi 350 milioni di persone siano a rischio di vita per carenze alimentari.

L’invasione russa dell’Ucraina ha prodotto tre rotture globali: energetica, umanitaria e alimentare. Queste si riflettono principalmente sul Mediterraneo. E la loro risoluzione non può che partire da lì: dal Mediterraneo può nascere un nuovo ordine mondiale.

Il Mediterraneo è infatti luogo di incontro/scontro tra Occidente e Oriente, tra democrazie liberali e regimi autoritari, tra religioni e fedi diverse. È luogo dove scorre un terzo del traffico commerciale mondiale; dove passano le infrastrutture informatiche intercontinentali; dove si realizza il grosso del turismo mondiale; dove si ricava o si trasporta gran parte del fabbisogno energetico per tutti i paesi rivieraschi; dove si colloca uno dei punti nevralgici dei cambiamenti climatici.

Il Mediterraneo diventerà, nei prossimi anni, sempre più arido. La superficie delle sue terre agricole si ridurrà. Sarebbe necessario trarre tutti i vantaggi dalle tecnologie irrigue per non disperdere l’acqua. Andrebbero diffuse pratiche agricole sostenibili, come quella di seminare direttamente su terreni non lavorati. Occorrerebbe diversificare le colture e gli agro-ecosistemi. Quello che deve essere chiaro è che la sicurezza alimentare non può essere posta in conflitto con l’intensificazione sostenibile: oggi il sapere scientifico ci consente di farlo. Miglioramento genetico e intelligenza artificiale offrono già oggi applicazioni efficaci.

Per evitare l’instabilità del pianeta bisogna dividersi i compiti. E l’Ue deve prendersi cura dell’Africa. Per questo è importante la recente firma del Memorandum tra Ue e Tunisia. L’Unione richiederà ovviamente il rispetto dei diritti umani. E il governo Meloni deve aprire la strada ad analoghi accordi con Libia, Egitto e Sudan per stabilizzarli. L’Italia deve diventare una “centralità” del Mediterraneo.

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