Visioni

In difesa delle Dop

Andrea Bertazzi

I prodotti DOP/IGP/DOC sono gli unici che rappresentano e sintetizzano la vocazione storico-produttiva e di cultura di un territorio, elemento che li connota in maniera esclusiva e specifica. Siano essi vini, formaggi, oli, salumi o altro. Il riconoscimento di questo valore non è un atto (solo) italiano ma europeo. In riferimento ai prodotti agroalimentari diversi dal vino, ricordiamo che il Regolamento 2081/92, il quale istituiva per la prima volta (è stato poi modificato da successivi regolamenti) le DOP/IGP è nato per difendere, da un lato, i produttori di qualità di aree geografiche e, dall’altro, i consumatori, per fare in modo che possano disporre di informazioni chiare, sintetiche ed esatte circa l’origine del prodotto che acquistano e per il quale sono disposti a spendere di più rispetto ad altri di origine nazionale.

Le denominazioni rappresentano prodotto che sono originali, perché unici e non de-localizzabili, tant’è che sono soggetti a imitazione in tutto il mondo con pesanti danni economici per le aziende italiane che li producono con impegno e serietà imprenditoriale. La loro origine è certa perché non autocertificata, ma controllata e garantita da organismi di controllo, a loro volta controllati, ed enti pubblici.

Banalizzare la tipicità dei prodotti italiani riassumendola in un marchio unico Made in Italy significa un dannoso ritorno al passato, perché riduce tutti i prodotti a una condizione di mediocrità, derivante dall’indifferenziazione. Salvo dare l’opportunità a qualcuno di guadagnare vendendo prodotti che richiamano territori specifici d’origine, ovviamente fuori da denominazioni che sono “scomode” perché comportano procedure ma soprattutto controlli.

Immaginiamo che Felice Modica (QUI) non venda il suo vino ai propri clienti raccontando loro che è fatto in Sicilia (nome geografico) con uve nero d’Avola (nome geografico) e con metodo Pantelleria (nome geografico), vero? Allo stesso modo, immaginiamo che Farinetti non venda nei suoi store prodotti conosciuti nel mondo per il loro nome, che è lo stesso dei territori da cui hanno origine. Alcuni esempi? Parmigiano Reggiano, Asiago, Gorgonzola, Piave, Parma, San Daniele, Barolo, Chianti, Montepulciano, Valpolicella, Soave, Lugana, Bardolino, Asti, Marsala… e se ne potrebbero fare molti altri.

E poi, chi gli garantisce che i prodotti Made in Italy siano effettivamente tali? Con quali controlli relativi a impiego di materie prime, processi di trasformazione, qualità organolettica? Perché mai il made in Italy, in quanto tale, dovrebbe essere sinonimo di eccellenza, vendite, profitti, successo?

Forse, chi svilisce le DOP/IGP, si dimentica che il vantaggio competitivo derivante dal made in Italy di cui benificia per i propri interessi arriva proprio dai prodotti che vende grazie alla loro origine territoriale e che hanno gli portato fama e successo.

I prodotti a denominazioni d’origine rappresentano e portano proprio le voci della diversità e della terra, elemento fondante del nostro sistema. Può essere, ma non sta a noi giudicare, che molte denominazioni siano state richieste e concesse per opportunità di natura politica, ma in questi casi non hanno creato danno perché poi sul mercato non hanno trovato spazio, poiché possono essere sostenute solo grazie al mondo produttivo unito alle strategie di mercato valorizzanti. Però ci sono, come già detto, dei casi di successo e non è giusto generalizzare e arrivare a dire che tutto il made in Italy è tipico.
Ribadiamo che invece nelle denominazioni l’originalità è garantita, l’origine certa e controllata. E’ una questione sostanziale, non solo formale. Anche se le denominazioni non vogliono dire automaticamente bontà o superiorità in assoluto, equivalgono a dire vera tipicità, certezza di origine. E chi è contro le denominazioni evidentemente ha a cuore altri interessi, non certo quelli dei produttori.

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia